L'Asl: più infermieri sulle ambulanze. Verso un bando speciale. Sono 70, dovrebbero essere 80 su un territorio dove vivono 800 mila persone
di MICHELE BOCCINon si trova nessuno disposto a salire sull'ambulanza. La Asl di Firenze non riesce ad assumere medici per il servizio del 118. Inutile tentare di rimpolpare gli organici con i concorsi, non si presenta nessuno. L'organico della centrale del soccorso ha così da alcuni mesi oltre dieci medici in meno su una settantina. Chi c'è lavora di più, molto di più durante l'estate, quando ci sono le ferie. Così l'azienda sanitaria cerca di aumentare il numero di mezzi di emergenza con a bordo l'infermiere, insieme ai volontari.
Il 118, probabilmente perché richiede un lavoro faticoso, è forse uno dei primi settori in cui si inizia a sentire un problema che nella sanità italiana è destinato ad esplodere nel giro di qualche anno: la riduzione del numero dei medici. Secondo le stime dei sindacati in Toscana nei prossimi anni potrebbero andare in pensione più di un quinto dei camici bianchi. Sarà difficile rimpiazzarli. In alcuni settori intanto si iniziano già a sentire le carenze, la domanda delle aziende sanitarie supera l'offerta.
"Stiamo cercando di risolvere il problema del 118 - spiega il direttore sanitario della Asl Piero Tosi - cambiando il sistema dei concorsi. Oggi si possono fare bandi solo per assumere medici in tutta l'area dell'emergenza. Quando facciamo le selezioni, chi viene preso sceglie di lavorare nei pronto soccorso e noi non possiamo farci niente. L'unica cosa è provare a fare gare dedicate alle ambulanze e alla centrale, ma dal punto di vista legale è complesso". Una delle strategie per far fronte alla carenza è quella di differenziare maggiormente il tipo di ambulanze che intervengono in provincia di Firenze. "Stiamo aumentando - spiega Tosi - i mezzi di emergenza con l'infermiere a bordo. Dobbiamo coprire un territorio molto esteso, dove vivono oltre 800mila persone e non possiamo ridurre la nostra presenza".
Ci sono altre specialità dove l'azienda inizia ad accusare gli effetti di una carenza. "Ad esempio l'ortopedia. Ci capita di assegnare il vincitore di un concorso al nostro ospedale di Borgo San Lorenzo e di sentirci dire di no. Questo perché quel professionista magari ha fatto altre selezioni e sa di trovare velocemente lavoro in un ospedale per lui più comodo. Quindi rifiuta la nostra offerta e se ne va. Un tempo questo non sarebbe successo: pur di ottenere il posto i medici andavano a lavorare anche lontano da casa". Tosi, che ha un passato di primario e sindacalista, spiega che in Toscana iniziano a mancare anche i nefrologi, e i chirurghi di certe specialità. "Dobbiamo cambiare l'organizzazione: il numero assoluto dei medici non è basso, il problema è certe specialistiche si stanno svuotando".
In Italia la specializzazione in medicina d'urgenza, tra l'altro dopo forti pressioni anche della facoltà di Medicina di Firenze, è stata avviata appena due anni fa, quindi ci vorranno ancora alcuni anni prima che si diplomino i primi specialisti. Probabilmente anche per questo il 118 ha difficoltà a trovare medici, che oggi per essere scelti devono aver fatto un corso post universitario.
http://firenze.repubblica.it/cronaca/2010/09/17/news/pochi_medici_al_118-7157851/
Il 118, probabilmente perché richiede un lavoro faticoso, è forse uno dei primi settori in cui si inizia a sentire un problema che nella sanità italiana è destinato ad esplodere nel giro di qualche anno: la riduzione del numero dei medici. Secondo le stime dei sindacati in Toscana nei prossimi anni potrebbero andare in pensione più di un quinto dei camici bianchi. Sarà difficile rimpiazzarli. In alcuni settori intanto si iniziano già a sentire le carenze, la domanda delle aziende sanitarie supera l'offerta.
"Stiamo cercando di risolvere il problema del 118 - spiega il direttore sanitario della Asl Piero Tosi - cambiando il sistema dei concorsi. Oggi si possono fare bandi solo per assumere medici in tutta l'area dell'emergenza. Quando facciamo le selezioni, chi viene preso sceglie di lavorare nei pronto soccorso e noi non possiamo farci niente. L'unica cosa è provare a fare gare dedicate alle ambulanze e alla centrale, ma dal punto di vista legale è complesso". Una delle strategie per far fronte alla carenza è quella di differenziare maggiormente il tipo di ambulanze che intervengono in provincia di Firenze. "Stiamo aumentando - spiega Tosi - i mezzi di emergenza con l'infermiere a bordo. Dobbiamo coprire un territorio molto esteso, dove vivono oltre 800mila persone e non possiamo ridurre la nostra presenza".
Ci sono altre specialità dove l'azienda inizia ad accusare gli effetti di una carenza. "Ad esempio l'ortopedia. Ci capita di assegnare il vincitore di un concorso al nostro ospedale di Borgo San Lorenzo e di sentirci dire di no. Questo perché quel professionista magari ha fatto altre selezioni e sa di trovare velocemente lavoro in un ospedale per lui più comodo. Quindi rifiuta la nostra offerta e se ne va. Un tempo questo non sarebbe successo: pur di ottenere il posto i medici andavano a lavorare anche lontano da casa". Tosi, che ha un passato di primario e sindacalista, spiega che in Toscana iniziano a mancare anche i nefrologi, e i chirurghi di certe specialità. "Dobbiamo cambiare l'organizzazione: il numero assoluto dei medici non è basso, il problema è certe specialistiche si stanno svuotando".
In Italia la specializzazione in medicina d'urgenza, tra l'altro dopo forti pressioni anche della facoltà di Medicina di Firenze, è stata avviata appena due anni fa, quindi ci vorranno ancora alcuni anni prima che si diplomino i primi specialisti. Probabilmente anche per questo il 118 ha difficoltà a trovare medici, che oggi per essere scelti devono aver fatto un corso post universitario.
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