“L’ambulanza intervenuta in soccorso di Salvatore Crisafulli era regolarmente dotata di un defibrillatore, peraltro presente in tutti i mezzi del 118″.
Non si è fatta attendere la replica della Seus, società cogestore del servizio di emergenza-urgenza su terra in Sicilia, alla querela presentata dai familiari del disabile catanese di 46 anni deceduto lo scorso 21 febbraio nella propria abitazione del capoluogo etneo.
Secondo i familiari di Salvatore, i sanitari del 118 intervenuti presso il suo domicilio quando le sue condizioni di salute erano gravemente peggiorate, non avevano con sè alcun defibrillatore. Salvatore, sottoposto ad aspirazione catarrale è andato in arresto cardiaco ed il medico ed i due soccorritori presenti avrebbero tentato di rianimarlo con il solo massaggio cardiaco, rivelatosi insufficiente.
Una versione prontamente smentita dalla Seus. Mario Chisari, presidente della società, parla di “un’accusa- l’assenza di defibrillatore- che non trova riscontro nella realtà dei fatti: ho personalmente constatato – puntualizza Chisari – dalla lettura della “check list” di quel giorno – compilata dai nostri operatori all’inizio del loro turno di servizio – che il defibrillatore era regolarmente in dotazione all’ambulanza. Dopo la segnalazione da parte della Centrale operativa del 118 abbiamo prontamente inviato un’ambulanza con a bordo un medico e due autisti- soccorritori. Al loro arrivo nell’abitazione del paziente hanno effettuato un soccorso in pieno ossequio al protocollo in materia di emergenza-urgenza, praticando l’aspirazione e ricorrendo al defibrillatore semi automatico. Purtroppo i parametri vitali di Salvatore Crisafulli erano già compromessi e pertanto il defibrillatore non è riuscito a salvargli la vita”.
Pietro Crisafulli nega categoricamente di aver visto applicare il defibrillatore al fratello Salvatore. Una dichiarazione confermata anche dai presenti al momento del decesso: il fratello Marcello, la mamma Angela, un operatore sanitario della Cooperativa Fenice ed un infermiere della Medicasa.
Ma c’è di più, la versione della famiglia Crisafulli troverebbe riscontro nelle immagini registrate da una telecamera a circuito chiuso presente nella stanza dove Salvatore è morto.
Pietro Crisafulli annuncia la prossima pubblicazione del filmato “per far capire – dice – che i soccorritori del 118 mentono” ed anticipa la richiesta di esame autoptico sul corpo di Salvatore.
“Ben venga la pubblicazione del video – commenta il presidente della società di soccorso Seus – per appurare la verità. Da parte mia – continua – non ho alcun motivo per dubitare della professionalità del medico e dei due soccorritori arrivati a casa Crisafulli. Mi hanno dettagliatamente raccontato come sono andate le cose, e domani presenteranno una relazione scritta in cui ricostruiscono quanto accaduto. Il defibrillatore non solo c’era, ma era anche di ultima generazione. Un’apparecchiatura semi-automatica che si aziona in un tempo minore rispetto ai defibrillatori tradizionali, e con risultati migliori. Il personale del 118 ha fatto di tutto per rianimare Salvatore Crisafulli, sino a quando non ha dovuto constatarne il decesso”.
Si attende adesso la diffusione del video per capire cosa sia realmente accaduto negli ultimi istanti di vita di Crisafulli.
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