il 118 in sicilia

il 118 in sicilia
In Sicilia il Servizio Urgenza Emergenza Sanitario "S.U.E.S. 118", attivato in maniera sperimentale e provvisoria l' 11 Agosto 1997, è dotato di quattro Centrali Operative interprovinciali presso le provincedi Palermo, Catania, Caltanissetta e Messina. Ogni C.O. è provvista di una rete telefonica sanitaria dedicata solo alla emergenza (118) e indipendente da quella ordinaria, con venti linee dhe afferiscono a cinque posti di operatori; dispone inoltre di una rete privata virtuale dedicata (RPV) che le collega fra loro, con tutti i pronto soccorso e con tutti i reparti dell'area critica degli ospedali dell'Isola (Rianimazioni, Unità coronariche, Neurochirurgie, etc.); ognuna di esse è fornita inoltre di un sistema di registrazione automatico di tutte le telefonate che vi afferiscono. Le Centrali Operative, ciascuna per il proprio bacino, sono raggiungibili dall'utenza componendo il numero telefonico unico e gratuito 1-1-8.

lunedì 30 luglio 2012

RANDAZZO: IL MARKET DELLA DROGA ERA CASA SUA


Credendo di essere insospettabile, non avendo mai avuto guai con la giustizia, teneva in casa 1.260 grammi di marijuana per una valore al dettaglio di circa 12mila euro. Ieri l'altro però i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Randazzo hanno suonato al campanello della sua abitazione, nel centro storico di Randazzo, con un mandato di perquisizione ed è finito in carcere. Parliamo di un giovane di 28 anni da tempo tenuto sotto controllo dai carabinieri che hanno notato uno strano via vai di persone da casa sua. Persone che i militari dell'Arma sapevano che facevano uso di sostanze stupefacenti, di conseguenza hanno immaginato che potessero andare lì per comprare droga. Così dopo settimane di appostamenti e pedinamenti da parte di carabinieri in borghese, è scattata l'operazione: in casa i militari hanno trovato il grosso quantitativo di marijuana, una bilancia da cucina con residui di droga, un bilancino di precisione che probabilmente serviva per dividere la droga in dosi, e un involucro contenente 126 grammi di un altro tipo di erba "erba", forse utilizzata per il taglio.
Ovviamente tutto il materiale trovato è stato sequestrato e fa parte delle prove a sostengo dell'accusa di detenzione ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti cui il giovane adesso dovrà difendersi. L'uomo è stato trasportato presso il carcere catanese di piazza Lanza a disposizione della Magistratura.
L. S. Fonte "La Sicilia" del 29-07-2012

domenica 29 luglio 2012

BRONTE, RANDAZZO E MANIACE:I PRESIDENTI DEI CONSIGLI: “LA REGIONE TUTELI I FORESTALI


«Non tagliate le giornate lavorative dei lavoratori forestali. Oltre a provocare un danno all'economia delle loro famiglie interessate, ne verrebbe penalizzata la cura e la tutela dell'ambiente». A sostenerlo sono i presidenti dei Consigli comunali Salvatore Gullotta di Bronte, Giuseppe Spatafora di Maletto, Rodolfo Arcodia di Maniace e Carmelo Rubbino di Randazzo, che preoccupati dalla "spending review" regionale, che si sono riuniti, decidendo di scrivere ai presidenti della Regione e dell'Ars e agli assessori all'Agricoltura ed al Territorio, chiedendo loro di essere ricevuti a Palermo il 31 luglio per rappresentare il dramma che una decisione simile provocherebbe nelle famiglie e nel territorio.
«Pur nella consapevolezza della carenza di risorse, - scrivono i presidenti nella missiva - vogliano evidenziare come le somme stanziate nel comparto salvaguardia e lo sviluppo delle aree montane ed agricole forestali, determineranno una riduzione di circa il 40% delle giornate lavorative». «La situazione è gravissima - ha affermato il consigliere comunale di Bronte, Vincenzo Sanfilippo - C'è il rischio che i lavoratori effettuino appena un terzo delle giornate lavorative che hanno svolto lo scorso anno, compromettendo anche la realizzazione dei progetti. Ai lavoratori la nostra solidarietà».
L. S. Fonte “La Sicilia” del 28-07-2012

RANDAZZO: VIA DUCA DEGLI ABRUZZI LAVORI ALL’IMPRESA GIUNTA SECONDA


Si è sbloccato l'iter burocratico dei lavori di rifacimento della pavimentazione della via Duca degli Abruzzi. L'Urega (Ufficio regionale per l'espletamento di gare per l'appalto di lavori pubblici), dopo che la ditta che si era aggiudicata l'appalto non ha consegnato la documentazione richiesta, ha fatto scorrere la graduatoria, affidando i lavori all'impresa giunta seconda. A darne notizia è il sindaco di Randazzo, Ernesto Del Campo: «La commissione ha preso la decisione di affidare al secondo in graduatoria la realizzazione dei lavori. Ad effettuar i lavori sarà un consorzio di 3 imprese, di cui una dell'Emilia Romagna e altre 2 siciliane. Questo consorzio ha effettuato un ribasso d'asta di 10 punti inferiore rispetto alla ditta che prima si era aggiudicata l'appalto e questo ci dà maggiori garanzie». Adesso bisognerà aspettare i tempi di pubblicazione e poi i lavori potranno essere affidati. «Sono certo - aggiunge il sindaco - che alla fine di agosto i lavori saranno consegnati. È una bella notizia. Restituire una pavimentazione in pietra lavica alla via Duca degli Abruzzi significa ridare lustro al nostro centro storico medievale. Ricordo che via Duca degli Abruzzi collega il quartiere di San Martino con la porta Aragonese, in un suggestivo viaggio nei quartieri più antichi e medievali di Randazzo, dove si trovano la basilica di Santa Maria e la chiesa di San Nicolò».
A presentare il progetto alla Regione siciliana, che ha concesso un finanziamento di un milione e 687 mila euro, è stata la precedente Amministrazione comunale guidata dal prof. Salvatore Agati, mentre quella attuale, condividendone lo spirito, l'ha fatta propria. Il progetto prevede la sostituzione della pavimentazione esistente con conci lavici nella parte centrale e laterale della carreggiata, con due strisce parallele di basolato a formare le guide carrabili, proprio come si faceva un tempo per permettere il transito dei carretti. Verranno rifatti in stile pure i marciapiedi e dove mancano saranno aggiunti i caratteristici lampioni. Il progetto prevede anche di abbellire la via con le piante e di abbattere le barriere architettoniche.
Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 27-07-2012

venerdì 27 luglio 2012

Elisoccorso, a quando la pista?


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La Sicilia
Ed. del 26.07.2012 - Catania - pag. 47
Vittorio Fiorenza
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Interrogazione del deputato regionale Nino D'Asero
CATANIA - Un’opera promessa da anni ma non ancora realizzata a Biancavilla: una pista di elisoccorso all’interno del perimetro dell’ospedale «Maria Santissima Addolorata». Per il deputato regionale Nino D’Asero «le pastoie burocratiche, ma soprattutto il disinteresse delle istituzioni, bloccano il progetto in questione». Cosicché, ha presentato all’Assemblea regionale siciliana un’interrogazione inoltrata al presidente della Giunta regionale, Raffaele lombardo, e all’assessore alla Salute, Massimo Russo. Sull’infrastruttura è da tempo che l’associazione intitolata ad un giovane biancavillese, Giuseppe Greco, vittima della strada a pochi passi dal presidio ospedaliero, ha intrapreso una battaglia, attraverso manifestazioni, si t in e petizioni alle quali hanno aderito in migliaia da tutto il comprensorio.
Dopo la mobilitazione. nel2007, l’opera è stata finanziata con un decreto «ad hoc», per un importo di l00mila euro. «La decisione di dotare il presidio ospedaliero di una pista per l’elisoccorso - osserva l’on. Nino D’Asero – aveva contribuito a rasserenare la cittadinanza. le ultime rassicurazioni provenienti dal direttore dell’Azienda sanitaria provinciale, Gaetano Sirna, dopo quelle dei suoi predecessori, che aveva pure manifestato l’urgenza di completare il progetto e procedere alla gara d’appalto, avevano fatto presupporre la risoluzione della vicenda. Ma, ad oggi, gli elicotteri del 118 continuano ad avvalersi di piste di fortuna, perché tale deve essere considerato il terreno del campo sportivo».
In precedenza, l’Azienda sanitaria provinciale aveva puntualizzato che la pista sarebbe stata realizzata dopo la conclusione dei lavori di riqualificazione dell’ospedale. Lavori che, però, non sono stati ancora ultimati. «Un’opera - specifica ancora il parlamentare regionale del Popolo delle libertà - per la costruzione della quale la cittadinanza, in particolare l’associazione “Giuseppe Greco”, conduce una battaglia coraggiosa che, purtroppo, appare bloccata dalle lentezze burocratiche, da intoppi amministrativi e da farraginose modalità per la produzione di certificazioni di idoneità richieste».

Già chiusi in Italia 57 punti nascita la Sicilia intende eliminarne 27


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La Sicilia
Ed. del 26.07.2012 - pag. 7
Dele Lapertosa
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A rilento l'applicazione dell'accordo Stato-Regioni che prevede la soppressione delle strutture che effettuano meno di 500 parti all'anno

MILANO - È trascorso più di un anno e mezzo da quando è stato approvato l’accordo tra Stato e Regioni del 2010 sul percorso nascita, ma la sua applicazione va decisamente a rilento, complici le proteste di sindaci e comunità, e i ricorsi al Tar. Sono finora 57 i punti nascita, in cui si effettuano meno di 500 parti l’anno, per cui è stata decisa o si è proceduto alla chiusura, secondo quanto si apprende da fonti delle Regioni Veneto e Sicilia. La maggior parte dei quali si trova nelle regioni meridionali, dove erano più diffusi.
Stando all’ultimo rapporto del Cedap (Certificati di assistenza al parto) del 2009, i punti nascita con meno di 500 parti l’anno in Italia sono 153, tra pubblici, privati accreditati e non. L’accordo del 2010 prevede una riorganizzazione dei punti nascita, non solo sulla base del numero dei nati, ma anche del contesto geografico in cui si trovano. Istituisce inoltre presso il ministero della Salute un Comitato per il percorso nascita il cui compito è monitorare l’attuazione dell’accordo, raccogliendo i report che le regioni devono inviare (anche se non obbligatoriamente) ogni 6 mesi.
L’ultimo termine era previsto per il 30 giugno, ma a quella data solo otto regioni hanno comunicato i loro dati. Si tratta del Molise, che è passato da 5 a 3 punti nascita, la Sardegna da 23 a 21, il Veneto da 42 a 40, la Liguria da 13 a 11, la Basilicata da 8 a 5. La Calabria ne ha chiusi 7 pubblici e 2 cliniche private, mentre la Sicilia ha programmato la chiusura di 27 punti, dando tempo fino al primo ottobre per procedere, presentare piani di riconversione, adeguamento e rimodulazione, e rimarrà complessivamente con 42 punti nascita aperti.
La Puglia ha stabilito di doverne disattivare 10. La Campania invece, con il 62% di tagli cesarei, effettuati soprattutto nelle strutture private e più piccole, non ha chiuso neanche un punto nascita, secondo quanto si è appreso. In Italia, come riferisce il Comitato per il percorso nascita, 1’8,9% delle nascite avviene in strutture con meno di 500 parti l’anno, che però rappresentano il 28,2% dei punti nascita italiani.
Quello di chiudere queste strutture è un obiettivo da raggiungere entro tre anni dall’accordo, dunque entro fine 2013, ma tornato d’attualità con la spending review e il taglio previsto di 15-18mila posti letto. Per arrivarci, tra le unità operative “ridondanti” e troppo piccole da sforbiciare sono stati considerati proprio i punti nascita con meno di 500 parti l’anno. Un’opera di razionalizzazione il cui principale obiettivo è quello di offrire maggiore sicurezza a madre e nasci turo. Secondo i dati del Cedap, nel 2009 il 66,7% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui, che rappresentano il 37,2% dei punti nascita totali. In Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto ed Emilia Romagna circa il 90% dei parti si svolge in punti nascita di grandi dimensioni, mentre l’opposto avviene nelle regioni del Sud, come Molise e Sardegna, dove oltre il 20% dei parti si svolge in strutture con meno di 500 parti annui. In generale, nelle altre regioni meridionali si osserva una prevalenza dei parti nelle strutture con meno di 800 nascite annue, in particolare in Calabria oltre il 56% dei parti ha luogo in punti nascita con meno di 800 parti annui.

Per chi fa turni di notte +41% rischio “crack” coronarie


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ADNKronos Salute
Ed. del 26.07.2012
n.d.
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ROMA - I turni di notte possono mettere a repentaglio la salute del lavoratore, esponendolo a un aumento del rischio di eventi coronarici del 41%. Ma anche i colleghi turnisti che lavorano di giorno, possono vedere salire i rischi attacchi di cuore (23%), problemi alle coronarie (24% ) e ictus (5%). A stabilirlo è uno studio internazionale del 'Clinical Pharmacologist, stroke Prevention & Atherosclerosis Research Centre (Sparc)' dell'University of Western Ontario, pubblicato sul 'British Medical Journal'.
«Questa è la più grande analisi sui rischi vascolari dei “turnisti” mai realizzata - affermano i ricercatori - e avrà implicazioni sulle scelte dei governi in materia, e sulla medicina del lavoro. E' noto da tempo - proseguono - che alterare l'orologio biologico è associato a un incremento del pericolo di ritrovarsi con pressione alta, colesterolo e diabete, ma la sua associazione con le malattia vascolari era, fino ad oggi, controversa».
Il team di ricerca, per indagare sull'associazione tra turni ed eventi vascolari maggiori, ha analizzato i risultati di 34 studi che hanno coinvolto oltre 2 milioni di persone. «I programmi di screening su questa categoria di lavoratori - suggerisce la ricerca - potrebbero aiutare a identificare e trattare fattori di rischio come l'ipertensione e il colesterolo».

giovedì 26 luglio 2012

RANDAZZO: FINALMENTE INAUGURATA LA CASERMA VVF


Ci sono voluti anni di richieste, spesso proteste, affinchè chi di dovere decidesse di realizzarlo. E poi c'è ne sono voluti altrettanti, sicuramente troppi, per costruirlo e renderlo operativo (tre solo per il collaudo finale), ma finalmente ieri sera il distaccamento dei Vigili del fuoco permanenti di Randazzo è stato inaugurato. In verità è già operativo dal 4 ottobre del 2010, quando nel moderno edificio arrivarono mezzi specializzati e personale qualificato a garantire sicurezza alla popolazione per qualsiasi esigenza di Protezione civile. Mancava però l'inaugurazione ufficiale. Quella cerimonia in grado di dare il giusto riconoscimento a un avamposto dei vigili del fuoco importante come quello di Randazzo. La lacuna ieri sera è stata ampiamente colmata. A tagliare il nastro inaugurale, infatti, è stato il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, tornata con piacere nel territorio dove per anni è stata prefetto, per presiedere l'inaugurazione. Ministro che ha avuto anche modo per ironizzare sui lunghi tempi per realizzare la struttura.
SEGUE NEI DETTAGLI CON LE FOTO


«Il mio discorso sarà breve. - ha dichiarato durante il suo intervento - Non vorrei che la cerimonia fosse lunga quanto i tempi di realizzazione del distaccamento. Esprimo la mia gioia per essere tornata in questo versante dell'Etna - poi ha proseguito - a inaugurare una struttura voluta e desiderata dalla popolazione che certamente garantirà maggiore sicurezza. Ai vigili del fuoco bisogna dire soltanto grazie. Grazie per quello che hanno fatto in passato, che fanno oggi con solerzia ed abnegazione al dovere e che sono certa faranno sempre». Ad accogliere il ministro sono stati il prefetto di Catania, Francesca Cannizzo, e chiaramente il vertice provinciale e nazionale dei vigili del fuoco. Alla cerimonia hanno partecipato il capo dipartimento dei vigili del fuoco, Francesco Paolo Tronca, il capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, Alfio Pini e il comandante del distaccamento provinciale di Catania Maurizio Lucia. Fra gli ospiti il sindaco di Randazzo, dott. Ernesto Del Campo con il presidente del Consiglio comunale Lucio Rubbino e i vertici provinciali di tutte le forze dell'ordine che operano nel territorio. Presenti, fra gli altri, anche il sindaco di Maletto, Pippo De Luca e l'on. Basilio Catanoso. «Adesso - ha affermato il sindaco di Randazzo - manca soltanto che in questa struttura si insedi l'Ufficio comunale di Protezione civile. Ma fino a quando la Regione siciliana chiederà al Comune di pagare l'affitto, sarà impossibile». Prima degli interventi la struttura è stata benedetta dall'arciprete Enzo Calà, parroco della Basilica di Santa Maria di Randazzo. Infine la visita dei locali, ampi e moderni. Costruito su un'area di circa 3.300 metri quadrati di cui 738 coperti, il distaccamento, infatti, offre ampi spazi per l'autorimessa e per i locali per la ricezione del pubblico. Al primo piano, invece, si trova la sala radio, una sala riunioni e vari uffici. Per realizzarlo ci sono voluti un milione e mezzo di euro. Gaetano Guidotto
 LA PROTESTA DEL CONAPO
C'è anche chi "ha snobbato" l'invito a partecipare all'inaugurazione della caserma dei vigili del Fuoco di Randazzo. E' il segretario regionale della sigla sindacale Conapo, Giuseppe Musarra, che attraverso una nota spiega: «Non siamo stati presenti per manifestare il malessere che i vigili del fuoco catanesi e siciliani vivono da anni a causa della cronica carenza di organico, che solo per il personale qualificato supera il 50%, e di mezzi di soccorso. Non si può tagliare ancora sulla sicurezza dei cittadini». Sobria la risposta del ministro Cancellieri: «Sicuramente i problemi ci sono e sono legati al particolare momento che stiamo attraversando. C'è un forte impegno per stare accanto ai vigili del fuoco e dare loro tutti gli strumenti necessari per garantire sicurezza ai cittadini. Del resto qui stiamo inaugurando un nuovo distaccamento per farli lavorare meglio e con maggiore efficacia. Il disfattismo non serve».
Gaetano Guidotto fonte "La Sicilia" del 25-07-2012

Anestesisti, ospedali devono esporre certificato assicurativo


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ADNKronos Salute
Ed. del 24.07.2012
n.d.
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ROMA - «Finalmente una proposta che va incontro a quanto l'Aaroi-Emac chiede da anni. Le Asl, le aziende ospedaliere e universitarie dovrebbero essere obbligate ad esporre il certificato assicurativo che consenta di conoscere le principali caratteristiche della polizza assicurativa dell'ente, quali il nome della compagnia, la data di scadenza, il massimale, le eventuali franchigie o scoperti. Ciò risponderebbe ad un principio di trasparenza e civiltà che dovrebbe essere la parte nobile di una struttura pubblica». E' quanto dichiara Vincenzo Carpino, presidente dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani emergenza area critica, sulla proposta presentata dal presidente dell'Ordine dei medici di Milano, Roberto Carlo Rossi.
«È da anni che chiediamo ai nostri iscritti di rivolgersi, senza timore, alle loro direzioni generali per avere un estratto della polizza di assicurazione della responsabilità civile; ma tutte le volte che un collega ha agito in questa direzione – sottolinea Carpino - si è sempre sentito rispondere che si trattava di documentazione che non lo riguardava. Certo che ci riguarda, quella documentazione», sottolinea Carpino. «E' quella la documentazione che ci consente di capire se e come il nostro ospedale ha scelto di proteggersi e di proteggere i suoi dipendenti. E poi, se i professionisti hanno l'obbligo di assicurarsi, lo stesso dovrebbe valere per le strutture sanitarie, a maggior ragione oggi dove si assiste a raccapriccianti scenari con assicuratori improvvisati e con garanzie assicurative che spesso penalizzano il medico a vantaggio della copertura assicurativa dell'ospedale».
Secondo Carpino, «il fatto che ci venga spesso negata la possibilità di avere conoscenza delle caratteristiche delle polizze di responsabilità civile degli ospedali ci induce poi a pensare che, dietro a questa reticenza, si nascondano chissà quali interessi particolari mentre, molto spesso, si cela la evidente necessità dell'ente di tutelarsi in caso di danno a terzi in quanto è meglio non mettere nelle mani dell'avversario le proprie armi. Ben venga, dunque - conclude Carpino - questa proposta che l'Aaroi-Emac appoggerà con forza, in ogni sede, per ottenerne la concreta applicazione».

Neonato morto S. Giovanni, 20 indagati e nuova autopsia


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ADNKronos Salute
Ed. del 24.07.2012
n.d.
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ROMA - Sono venti, tra medici e infermieri le persone iscritte allo stato come “atto dovuto” nel registro degli indagati per la morte, conseguente ad un errore, del bambino ricoverato al San Giovanni nella notte tra il 29 e il 30 giugno scorsi. La decisione di aumentare con nuove iscrizioni l'elenco degli indagati è del procuratore aggiunto Leonardo Frisani il quale ha disposto che venga fatta anche una seconda autopsia sul bambino allo scopo di garantire il perchè i nuovi iscritti nel registro degli indagati possono nominare un loro difensore che assista alle operazioni paritali.
La nuova autopsia verrà fatta giovedì mattina all'obitorio dell'Università di Tor Vergata e a farla sarà Saverio Potenza. La prima autopsia era stata disposta quando solo 7 persone erano state iscritte per il reato di omicidio colposo. Ma esaminate le carte raccolte e le prime testimonianze il procuratore aggiunto Frisani ha deciso di iscrivere tutti coloro che durante il ricovero erano in servizio del reparto di neonatologia.
La pubblicazione sui giornali dei particolari della vicenda ha spinto ieri la madre del bambino a presentarsi insieme con un avvocato in Procura per chiedere se negli articoli si parlasse di suo figlio. Dall'ospedale infatti era stato informata soltanto del decesso senza alcun particolare. Decesso avvenuto come si è detto nella notte tra il 29 e il 30 giugno. Per un giorno e mezzo dopo la somministrazione del latte per via endovenosa al San Giovanni si è cercato di adottare tutte le terapie possibili per salvare il bambino che, pur prematuro, era in discrete condizioni di salute, è stato sottolineato in Procura.
La notizia dell'incidente è stata comunicata soltanto il giorno 3 luglio alla direzione sanitaria che inviò immediatamente una relazione alla Procura della Repubblica. In base a questo documento il pubblico ministero Michele Nardi immediatamente ordino' che venisse sospesa al cimitero di Prima Porta la cremazione voluta dalla madre per motivi religiosi. Analoga comunicazione fu fatta anche al direttore del reparto di Neonatologia Caterina De Carolis che si trovava all'estero e che è rientrata tempestivamente. L'indagine ora tende a stabilire per quali ragioni ci sia stato un ritardo nel comunicare alla direzione sanitaria quanto accaduto e perchè non sia stata immediatamente informata l'autorità giudiziaria. Ora è in programma da parte del magistrato l'interrogatorio delle 20 persone indagate allo scopo di accertare di chi siano le effettive responsabilità per quanto accaduto.

Ostetricia, prima in Sicilia


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Giornale di Sicilia
Ed. del 25.07.2012 - Enna - pag. 22
Cristina Puglisi
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Lo studio, sui tagli cesari praticati alla prima gravidanza, coinvolge tutti i punti nascita della penisola

La conferma dell'eccellenza, arriva mentre s'attende di conoscere il destino del reparto. Secondo l'organizzazione mondiale della sanità, la percentuale di parti cesarei alla prima gravidanza è «un indicatore tra l più importanti della salute riproduttiva
ENNA - Mentre si aspetta di conoscere le sorti del punto nascita del «Basilotta», lo stesso reparto di Ostetricia viene inserito tra le migliori strutture in cui nascere dalla prestigiosa rivista Focus, che ha condotto uno studio, su dati ministeriali, che coinvolge tutti i punti nascita d'Italia. Primo in Sicilia e in tutto il Sud Italia e quinto in tutta la penisola per la media di tagli cesari che vengono praticati alle donne alla prima gravidanza. Per il «Basilotta» la media, relativa al 2010, è del 5,98% contro la ben più alta media nazionale che si attesta al 28,34%.
Secondo quanto afferma la rivista Focus l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ritiene la percentuale di parti cesarei su donne alla prima gravidanza «un indicatore tra i più importanti della salute riproduttiva e ritiene che i cesarei con dovrebbero superare il 10 - 15% del totale dei parti». Il punto nascita del Basilotta è ben al di sotto ma questo sembra non bastare all'assessorato regio naie alla Sanità e agli stessi vertici aziendali, che pare, caldeggino la chiusura del punto nascita nicosiano.
Il punto nascita del Basilotta rimane a rischio chiusura se non verrà concessa una deroga al decreto regionale, che stabilisce in 500 parti annui il numero minimo per la sopravvivenza dell'importante servizio. A settembre del 2011 il decreto regionale di riordino e riorganizzazione della rete di punti nascita siciliana, che prevede la soppressione di tutti i punti nascita che registrano meno di 500 parti l'anno, ha salvato con una deroga temporanea, il reparto di ostetricia del Basilotta fino allo scorso 30 giugno, ma ancora sebbene sia passato un mese dalla scadenza della deroga non si conoscono le decisioni che verranno prese dalla Regione.
La deroga adesso deve diventare definitiva e se non sarà cosi il punto nascita che pure lavora bene, anzi a livelli di eccellenza, verrà chiuso. Il mantenimento temporaneo è stato giustificato dal fatto che il Basilotta si colloca in una zona interna, e la soppressione del punto nascita porterebbe a dover trasferire in altre strutture le partorienti residenti in città, ma anche quelle in arrivo dalla zona nord della provincia, dai comuni del messinese e del palermitano che hanno nell'unità operativa di ostetricia del Basilotta, diretta dal dottore Luigi Campione, il primo punto di riferimento.
L'attività di Ostetricia al Basilotta è al di sotto dei 500 parti previsti dal decreto regionale anche se negli ultimi mesi, complice la chiusura dell'analoga unità operativa al Ferro· Branciforti di Leonforte, si è registrato un incremento che supera il 30%. Nel 2011 Sono nati 310 bambini, 30 in più del2010 e la media continua a crescere.
A giugno scorso Paolo Cantaro responsabile della commissione aziendale d'ambito Caltanissetta- Enna per i percorsi nascita ha ricevuto il sindaco Malfitano, la presidente del consiglio Maria Di Costa e il primario dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia del Basilotta Luigi Campione, proprio con lo scopo di trovare una soluzione. Adesso quindi si aspetta che l'assessore regionale alla Sanità conceda la deroga tenendo conto dell'eccellenza del reparto, della precarietà della situazione viaria e della marginalilà territoriale.

L'Asl di Novara salda i debiti alla Cri



Il servizio del 118 svolge 22 mila servizi all'anno

Sono stati accreditati
i 150 mila euro dovuti a Biella
 


Sono stati accreditati questa mattina i soldi che la Croce rossa biellese attendeva dall'Asl di Novara. L'importo (per un totale di poco meno di 150 mila euro rappresenta una tranche di un saldo ben più pesante. L'Azienda sanitaria novarese deve infatti corrispondere le fatture del 118 per i primi sei mesi del 2012: quasi 500 mila euro, tra gli oltre 200 mila dovuti a Biella, i circa 200 mila di Cavaglià e gli 80 mila di Cossato per  i servizi di 118 effettuati. Nei giorni scorsi il commissario provinciale Piero aveva infatti lanciato un appello disperato per superare le difficoltà.  Sono infatti venti gli stipendiati e 700 i volontari che garantiscono l’operatività del 118, svolgendo qualcosa come 22 mila servizi l'anno.

Boccadifalco, s’inaugura la base dell’elisoccorso 118


quotidiano di sicilia

PALERMO - Venerdì 27 luglio alle ore 12.30 sarà inaugurata a Palermo una nuova base operativa dell’elisoccorso del 118. Al taglio del nastro dell’hub, che è stato realizzato all’interno dell’aeroporto di Boccadifalco, interverrano tra gli altri Massimo Russo (assessore regionale alla Salute), Mario Chisari, Dino Alagna, Giorgio Maria Vinciguerra e Germana Greco (dirigenti della Seus), Gaetano Marchese (direttore della centrale operativa del 118 a Palermo).
25 luglio 2012

lunedì 23 luglio 2012

Napoli, “cartelle pazze” Equitalia a casa di circa 2.300 medici


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ADNKronos Salute
Ed. del 20.07.2012
n.d.
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ROMA - Medici napoletani presi di mira dalle “cartelle pazze” di Equitalia. Finora circa 2.300 camici bianchi sono stati raggiunti da una cartella in cui viene sollecitato la richiesta di versamento di una mora e il pagamento della rata 2012 di iscrizione all'Ordine. Un disguido, visto che i medici quelle quote le hanno pagate regolarmente. A riferirlo è lo stesso Ordine provinciale che parla di «rabbia, stupore, sorpresa, ma soprattutto paura che l'intervento dell'ente riscossore dell'Agenzia delle Entrate e dell'Inps con la lettera di messa in mora possa dare il via a una serie di provvedimenti che provocano - anche in chi sa di aver già pagato il proprio contributo - comunque ansia e inutili perdite di tempo».
Il risultato è che nella sede di via Torretta è scoppiato il caos. Le linee telefoniche sono sempre occupate perché medici e odontoiatri protestano per il disguido per sapere come comportarsi mentre negli uffici c'è un continuo via vai di persone che si presentano con la “cartella pazza” di Equitalia e con la ricevuta del pagamento della quota 2012 effettuato regolarmente chiedono: «Che vogliono questi signori? Secondo voi che devo fare?». Una situazione delicata e imbarazzante.
«E' un problema serio perché in queste ultime settimane il 10% dei nostri iscritti - chiarisce Bruno Zuccarelli, presidente dell'Ordine dei medici e degli odontoiatri di Napoli e provincia - è stato raggiunto da una “cartella pazza” di Equitalia. Parliamo di circa 2.300 medici e odontoiatri che ci chiedono spiegazioni su questo incredibile errore che certamente non è stato provocato da noi».
Sembrava un danno controllato, ma di giorno in giorno la situazione si è aggravata con la notifica di un numero sempre maggiore di cartelle. «Attraverso un comunicato pubblicato sul sito dell'Ordine abbiamo chiarito ai nostri iscritti che si è trattato di un errore di Equitalia che sarebbe stato provocato da un'interruzione dei flussi fra le Poste Italiane e l'Ente di riscossione. Dopo una serie di colloqui con i dirigenti di Equitalia possiamo confermare ai nostri iscritti - spiega Zuccarelli - che chi ha ricevuto la lettera di messa in mora non deve fare alcun ricorso al giudice di pace. Equitalia ci ha assicurato che scriverà a tutti i medici e odontoiatri che hanno ricevuto la cartella pazza per confermare che, contrariamente a quanto sostenuto, non devono versare assolutamente nulla».
«Noi - aggiunge Zuccarelli - inseriremo sul nostro sito, per il rispetto della privacy, l'elenco dei codici fiscali di chi ha ricevuto la cartella pazza, e come Ordine sovrintenderemo perché Equitalia annulli tutta l'operazione che ha provocato nella categoria fortissimi malumori e preoccupazioni. A questo punto controlleremo che sia assicurato tempestivamente il rimborso a chi ha pagato due volte la quota associativa con un obiettivo: evitare danni economici e inutili perdite di tempo ai nostri iscritti. Così come crediamo - conclude - che sia giusto pretendere da Equitalia un'attenzione maggiore nei confronti di professionisti che hanno rispettato gli obblighi di pagamento delle quote nei confronti dell'Ordine».

RANDAZZO: LA MADRE NON GLI DA’ I SOLDI E LUI LA PICCHIA


Ha picchiato la madre a calci e pugni senza pietà si è scagliato sulla poveretta, di 69 anni, solo perché la donna aveva detto di no all'ennesima richiesta di denaro. Per fortuna, però, qualcuno ha udito le urla, facendo scattare l'intervento dei carabinieri di Randazzo, dopo una chiamata al 112, il numero di emergenza dei militari dell'Arma. In manette è così finito Salvatore Rizzeri, di 39 anni, nullafacente, di Randazzo, accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate. Rizzeri è stato fermato quando era ancora in casa, con la donna, trovata in lacrime dalle forze dell'ordine. La poveretta era stanca dei continui soprusi da parte del figlio, che arrivavano ogni qualvolta non riusciva a soddisfare le richieste di denaro avanzate dall'uomo. Rizzeri, trovato in evidente stato di alterazione nervosa, ai carabinieri che l'hanno fermato non ha opposto nessuna resistenza: i militari dell'Arma lo hanno, quindi, bloccato per poter, poi, soccorrere la madre, in stato di shock.
Arrivata un'ambulanza, dopo la chiamata dei carabinieri, la donna è stata portata al punto di primo soccorso di Randazzo dove i medici, dopo i necessari accertamenti, le hanno diagnosticato un trauma al braccio sinistro e alla mano destra, con le ferite giudicate guaribili in 20 giorni di prognosi. Per Rizzeri è scattato, invece, l'arresto, con l'uomo giudicato con rito direttissimo, con l'Autorità Giudiziaria che ne ha disposto la carcerazione nella casa circondariale di Piazza Lanza, a Catania.
M. S. fonte “La Sicilia” del 22-07-2012

Elicottero del 118 va giù in Valtellina subito dopo il decollo, due feriti lievi


Il mezzo dell'Elisoccorso di Bergamo è precipitato poco sopra la città di Morbegno durante
un intervento: era a bassa quota perché stava ripartendo dopo aver caricato un motociclista




Un elicottero dell'Elisoccorso del 118 di Bergamo, inviato in Valtellina per un intervento di soccorso, è caduto vicino a un asilo delle Alpi Orobie, poco sopra la città di Morbegno (Sondrio): la struttura era chiusa per le vacaze estive. A bordo c'erano un medico, un infermiere, il pilota e il tecnico dell'elicottero, un tecnico del soccorso 
alpino: solo due di loro hanno riportato ferite non gravi. Il velivolo ha colpito un cavo dell'alta tensione durante il decollo.
Il velivolo era atterrato per soccorrere un motociclista a Morbegno (Sondrio), ma era stato subito dirottato su un altro incidente, leggermente più grave, nello stesso comune. Sul posto sono intervenuti squadre dei vigili del fuoco del distaccamento di Morbegno con gli operatori del 118 di Sondrio. L'elicottero EC145 dell'Inaer Aviation Italia, con base a Colico (Lecco) e sede a Milano, era in servizio per il 118 di Bergamo. Il pilota Augusto Stazzonelli, 57 anni, di Vitorchiano (Viterbo) ha riportato ferite guaribili in 30 giorni, mentre il tecnico di volo Stefano Turetta, 50 anni di Supriano (Varese), se l'è cavata con una prognosi di cinque giorni.
l'eliambulanza sarebbe tornata a Morbegno dopo aver fatto  rifornimento di carburante nella base di Colico. 
L'elicottero, del valore di circa 6 milioni, è completamente distrutto: i tecnici dell'Ente nazionale per la sicurezza in volo, provenienti da Roma, effettueranno un sopralluogo sul luogo dell'incidente per fornire il proprio contributo all'indagine che dovrà pure stabilire se i cavi dell'alta tensione, in quel punto, avrebbero dovuto essere segnalati.


http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/07/21/news/valtellina_precipita_elicottero_del_118_le_squadre_di_soccorso_sulle_orobie-39476110/

sabato 21 luglio 2012

Tagli su beni non sanitari. In Sicilia 46 mln in meno


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Quotidiano di Sicilia
Ed. del 21.07.2012 - pag. 3
AMR
Articolo letto 14 volte
Le previsioni di risparmio del commissario Bondi sono diventate pubbliche

Spending review e polemiche: penalizzate le regioni virtuose
PALERMO - La Sicilia potrebbe essere costretta a tagliare 45.859 milioni di euro per l’acquisto delle forniture di beni e servizi non sanitari (mense, carburanti, luce e telefoni, trasporti e consulenze, lavanderia e smaltimento rifiuti, riscaldamento e manutenzione). Questo per raggranellare 3,2 miliardi a livello nazionale, almeno secondo le stime del supercommissario Enrico Bondi. La previsione è stata dimensionata in base alle spese 2011 per le forniture non sanitarie effettuate da Asl, ospedali gestiti da Asl e ospedali-azienda. Per le Asl, è stato calcolato il costo rispetto al bacino di popolazione, per gli ospedali rispetto al numero di dimissioni.
Per gli acquisti delle Asl, il risparmio teorico è stimato in 1,1 miliardi di euro, il 31% dei costi attuali. Altri 831 milioni (media del taglio del 23%) dovrebbero risparmiare gli ospedali gestiti da Asl. Infine gli ospedali-azienda e Irccs (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) potrebbero risparmiare 1,3 miliardi con una media nazionale dei tagli del24,4%.
Secondo queste previsioni, la Sicilia si troverebbe relativamente al sicuro. Infatti dovrebbe tagliare solo il 16% degli acquisti delle Asl, l’l% per gli ospedali gestiti da Asl e i1 3,7% sugli ospedali-azienda. I governatori delle regioni del Centro-Nord si troverebbero beffati perché i loro sforzi, che hanno reso i servizi sanitari efficienti ed esempio di virtuosità, paradossalmente non verrebbero premiati ma anzi oberati da ulteriori tagli che non si abbatterebbero invece sulle regioni che non si sono curate nè di contenere le spese nè di offrire alti livelli generalizzati di prestazione.
Alcune regioni infatti, sarebbero costrette a tagli del 47% (il caso dell’Umbria per le forniture Asl) o del Veneto (risparmio previsto del 36,58% dei costi su ospedali gestiti da Asl). Non c’è da stupirsi quindi se i governatori delle regioni virtuose non sono d’accordo con le previsioni.

venerdì 20 luglio 2012

Fials Catania: Problematiche dei Dipendenti OSS – SEUS di Catania e Messina



venerdì 20 luglio 2012

Clicca qui per cisualizzare il comunicato ufficiale.

Il Coordinamento Provinciale Fials118 di Catania e Messina comunica a tutti i dipendenti Autisti\Soccorritori impegnati nei servizi OSS presso l'ASP 3 di Catania che si sta adoperando sia con la Seus SCpA, che con l'ASP 3 di Catania sottoponendo alle stesse tutte le problematiche inerenti la nuova convenzione OSS con l'ASP di Catania (divise, orario lavorativo, problemi con il reparto di appartenenza, turnistica) in modo tale da ottimizzare il servizio presso le strutture ASP.

Inoltre, si propone alla SEUS che a partire dai prossimi incontri che avverranno tra la stessa e l’ASP 3 ci sia la possibilità di inserire un dirigente sindacale che si occupi della gestione degli OSS.

Per quanto riguarda i dipendenti OSS di Messina, il Coordinamento Provinciale Fials118 chiede alla Seus di conoscere i distretti sanitari dell’ASP 5 dove andranno a lavorare tutti i dipendenti Autisti\Soccorritori impegnati nei servizi OSS con le relative date di inizio.

Infine, il Coordinamento Provinciale Fials 118 ricorda a tutti gli OSS che questa O.S. si è sempre occupata della nuova figura OSS fin dalla partenza dei corsi nominando un dirigente sindacale che si occupasse di tutti i problemi riguardanti dapprima i corsi di formazione e successivamente con l’inserimento su convenzione presso l’ASP di tutti i dipendenti riqualificati, auspicando che in tempi brevi ci sia la possibilità che il personale Autista/Soccorritore riqualificato in OSS possa partecipare ad un bando di concorso per l’assorbimento definitivo del suddetto personale presso le varie ASP.

martedì 17 luglio 2012

A Capri l'ambulanza usata come taxi: il video fa scoppiare lo scandalo


Personale del 118 sale sul mezzo con borse e abiti borghesi

l'aumento delle tariffe di aliscafi e traghetti
Forse la notizia vera è che certe cose ancora facciano notizia in una certa maniera. Prendiamo Capri, l’isola più amata dall’aristocrazia dell’antica Roma e ancora oggi, a suo modo, glamour quanto basta: sei medici del 118 sono stati «sgamati» mentre entravano in un’ambulanza vestiti in borghese come normalissimi turisti, con relativo corredo di valigie e borsa da viaggio. Erano quelli che avevano appena smontato dal servizio sull’isola e che, per guadagnar tempo, hanno approfittato della disponibilità degli autisti del 118 per farsi accompagnare alla stazione marittima. Comprensibile, del resto, tenuto conto dei tempi di attesa dei mezzi del trasporto pubblico isolano di questi tempi: molto meno giustificabile, però, se si considera che un’ambulanza dovrebbe essere un luogo assolutamente sterile. Dovrebbe, appunto: ed è qui che sta il problema vero di una vicenda che ieri ha messo in subbuglio un pezzo del web a causa del video girato «a tradimento» da qualcuno posizionato in alto di fronte all’area di sosta del mezzo di soccorso.

Tutto è nato, in sintesi, da quelle immagini postate su Facebook nella pagina «Isola denuncia», creata da un gruppo di «amici» del social network all’indomani della nascita del movimento di protesta contro l’aumento selvaggio delle tariffe degli aliscafi e dei traghetti da e per l’isola.

Inutile dire del «dibattito» scatenatosi subito dopo: il classico sfogatoio in cui ognuno ha la ricetta giusta per far funzionare le cose. A volte giusta, a volte meno.
Il giallo vero però nasce dopo qualche ora, nel senso che il video ad un tratto viene rimosso inspiegabilmente dall’administrator della pagina, rendendo meno comprensibile nel dettaglio ciò che è avvenuto: aspetti, per la verità, non eccessivamente importanti visto che le immagini hanno parlato chiaro. Gli individui sono stati caricati a bordo da un paio di solerti autisti del 118, uno dei quali in perfetto dialetto napoletano diceva all’altro: «Uè, rincoglionito, ci vogliamo sbrigare o no?». Ad uno ad uno il personale medico salta su, si aspetta qualche secondo il solito ritardatario e poi si parte.

Ora, lo scandalo non è tanto nell’uso improprio di un’autoambulanza visto che di precedenti più o meno analoghi in Campania se ne contano una quantità discreta. C’era chi lasciava l’automezzo sotto casa per recarsi a pranzo, fare una pennichella, prendere il caffè al circolo sotto casa e poi -ma solo poi- recarsi sul posto di lavoro (provincia di Salerno, aprile 2009); chi invece la utilizzava appena poteva come alcova per incontrare occasionali amanti (Caserta, novembre 2010); e chi addirittura per traslocare la cameretta del figlio (provincia di Napoli, febbraio 2011).

Ambienti sterili di che allora? Se si verificano fatti del genere, per giunta in un posto “in” come Capri, potrebbe esserci soltanto una spiegazione: che non accade un bel niente, nessuno ne risponde, sia che la cosa si venga a sapere sia che resti circoscritta nell’ambiente di lavoro. In fondo quei medici non hanno violato nessun articolo del codice penale: semmai il problema ce l’avranno gli operatori del 118, sempre che non spunti fuori qualche dirigente che abbia «comandato» loro la cosa. Il che, questa sì, sarebbe la vera notizia dal momento che quella dovrebbe essere l’unica ambulanza in servizio emergenza in tutta l’isola nel periodo di massimo popolamento.
Il sindaco di Capri, Ciro Lembo, interpellato sull’accaduto, ha detto di essere «sconcertato, dovesse essere confermata la veridicità del fatto sarebbe di una gravità inaudita». Il primo cittadino ha spiegato, ieri in prima serata, di non aver ancora visto il video perché occupato in una riunione di giunta. Ciononostante ha aggiunto che «nel caso fosse vero mi aspetto un intervento del commissario della Asl Scoppa».
di Peppe Rinaldi
http://www.liberoquotidiano.it/news/1058884/A-Capri-l-ambulanza-usata-come-taxi-il-video-fa-scoppiare-lo-scandalo.html

Città di Randazzo - UFFICIO SERVIZI SOCIALI


Bando di concorso generale per l'assegnazione di alloggi popolari. Scadenza presentazione istanza entro 10/09/2012.<<> <> 


http://www.comune.randazzo.ct.it/

lunedì 16 luglio 2012

Sanità, l'Italia divisa in due ecco chi dovrà tagliare di più


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Il Messaggero
Ed. del 15.07.2012 - pag. 9
Barbara Corrao
Articolo letto 6 volte
La Lombardia attira pazienti la Calabria li perde. In Campania il picco dei ricoveri

Nel Lazio rientro troppo lento, il 40% delle perdite al Sud
ROMA - L’Italia della sanità è sempre più un’Italia a due velocità. E la spending review, alla vigilia di una settimana che si preannuncia cruciale, fa emergere questa poco lodevole caratteristica. L’azienda sanitaria nazionale infatti ha registrato indubbiamente dei progressi lo scorso anno ma la mappa a livello regionale registra forti squilibri: dall’assistenza agli anziani ai Pronto soccorso iper-affollati e presi d’assalto, le regioni non sono tutte uguali.
C’è chi ha intrapreso cammini virtuosi e chi è ancora molto indietro. E a pagarne le conseguenze sono inevitabilmente i cittadini. Soprattutto di questo, dunque, dovranno discutere nei prossimi giorni il ministro della Salute Renato Balduzzi, che ha presentato il suo piano di lacrime e sangue per spingere l’efficienza della sanità pubblica e privata, e le Regioni che lanciano l’allarme sulla difficoltà di erogare servizi adeguati ai cittadini. Chi ha ragione? Chi ha torto?
Il Fondo nazionale. Complessivamente, in base ai dati del ministero della Salute passati al setaccio dalle Corte dei Conti. lo scorso anno le cose sono andate meglio del previsto: la spesa sanitaria è stata superiore ai 112 miliardi, con un disavanzo complessivo nazionale di 1.779 miliardi di cui 1,610 a carico delle Regioni. E’ l’1,3% in più del 2010, il livello più basso degli ultimi anni. Sette regioni (Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Valle d’Aosta, Friuli e Sardegna) e le due province autonome di Trento e Bolzano hanno mobilitato 1,2 miliardi per ripianare la differenza tra i costi sostenuti e le risorse messe a disposizione dallo Stato. Solo la Lombardia, il Veneto, l’Umbria, le Marche e l’Abruzzo hanno presentato risultati positivi. La Lombardia ricava 452 milioni attirando pazienti dalle altre Regioni, la Calabria ne versa invece 230. Il Veneto presenta un attivo di 48,6 milioni e ha un tasso di ospedalizzazione pari a 146 ogni mille abitanti contro i 204 della Campania che ha il record di ricoveri. Le Regioni sottoposte a piani di rientro, quindi a vincoli più stretti, hanno abbattuto le perdite del 38%. Peggiorano invece del 2,5% nelle Regioni che ne sono esentate. Il disavanzo sanitario, tuttavia, è concentrato per il 42% al Sud.
I piani di rientro. Riguardano Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Sicilia, Calabria, Piemonte e Puglia. In Abruzzo il 2011 si chiude con un avanzo (prima delle coperture per il pregresso) di 18,5 milioni. La Campania ha più che dimezzato il disavanzo (da quasi 500 a 175 milioni) ma a consuntivo i costi sono risultati superiori al previsto di oltre 70 milioni, dovuti per lo più all’acquisto di beni e servizi. Al Molise spetta la maglia nera tanto che è stato commissariato il commissario (caso unico in Italia). Il Lazio è in miglioramento ma troppo lento: il deficit supera gli 800 milioni e i costi hanno registrato uno scosta mento di ben 1,3 miliardi rispetto alle previsioni, dovuti soprattutto alle spese per il personale e all’acquisto di beni (+3,5%).
Medicine. La spesa farmaceutica ospedaliera ha sforato gli obiettivi in tutte le regioni. La riduzione di spesa è stata in media del 4,7%. Ma è frutto di flessioni oltre 1’8% in Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Puglia e Calabria e di incrementi molto rilevanti in Val d’Aosta e a Bolzano, in Molise e Campania. Rimangono su valori pari al doppio del limite massimo Piemonte, Friuli. Toscana, Umbria, Marche, Basilicata e Sardegna.
Ticket. La spesa farmaceutica convenzionata è l’unica voce di spesa che ha fatto registrare un trend in costante diminuzione. Ma più che la virtù degli amministratori è all’arrivo dei ticket che si deve il risultato. Tra ticket e aumento delle addizionali Irpef, l’aumento è stato del 6% nel 2011. L’insieme di queste voci pesa per 181 euro procapite sui malati del Lazio che detiene il record negativo e per 45 euro su quelli del Piemonte, della Lombardia, della Toscana. La Sardegna è la più moderata (30 euro), pesante la situazione in Molise (119 euro), Liguria (112), Sicilia (110), Calabria (100). La Qualità. Molise, Lazio, Sicilia, Calabria, Campania e Puglia sono inadempienti sui Lea (Livelli essenziali di assistenza). A fronte di 10 posti letto ogni mille anziani nelle regioni del Nord, per esempio, si scende a 4 nel Lazio e 0,6 in Campania e Sicilia dove la sanità, lo abbiamo visto, costa di più. Sotto accusa sono le diverse capacità gestionali. «Nelle Regioni in cui si ha un cattivo controllo del budget e quindi scarsa capacità di rispettare i limiti di spesa previsti – afferma la Corte dei Conti – si hanno in generale peggiori performance di carattere anche qualitativo. In altre parole, a maggiori risorse non corrisponde una migliore qualità del servizio». La stessa Colte mette però in guardia dai danni di «una eccessiva contrazione di risorse». «Chi ha il compito di controllare i conti lo faccia - osserva Giovanni Bissoni, presidente dell’Agenzia per i servizi sanitari - ma le politiche sanitarie vanno sfilate da lì e lasciate a chi ha le competenze necessarie. O i conti non torneranno comunque».

Il Cga ribalta la sentenza Tar. Cefalù perde il punto nascite


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La Sicilia
Ed. del 15.07.2012 - pag. 9
n.d.
Articolo letto 7 volte
Via le strutture sotto i 500 parti all'anno

L'assessore vince la battaglia. Sindaco «sconcertato». A rischio altre 17 strutture. Rafforzato il decreto di Russo: chiusura prevista entro il 30 settembre.
CEFALU’ - «Sono sconcertato». È l’espressione che più sintetizza lo stato d’animo del sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina, alla notizia della chiusura del punto nascite dell’ospedale San Raffaele Giglio. Questa volta a pronunciarsi è stato il Consiglio di giustizia amministrativa a cui si è rivolto l’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, contro la sentenza dello scorso aprile del Tar Sicilia che sospendeva il decreto di chiusura di 18 punti nascite pubblici e di alcuni privati perché al di sotto dei 500 parti l’anno.
Il Tar aveva accolto il ricorso dei sindaci del comprensorio di Cefalù e di quello di Lipari. Dopo quella sentenza e le assicurazioni del governatore Raffaele Lombardo, avevano sperato gli altri punti nascite a rischio: Licata, Petralia Sottana, Alcamo, Pantelleria, Niscemi, Mazzarino, Leonforte, Piazza Armerina, Paternò, Giarre, Barcellona Pozzo di Gotto, Mistretta, Santo Stefano di Quisquina, Mussomeli, Bronte, Nicosia. Le motivazioni che avevano salvato Cefalù erano dettate dal fatto che il Tar riconosceva che l’ospedale mantiene un carattere pubblico e offre la qualità dei servizi di una struttura di «terzo livello» con una presenza di specialisti e personale sanitario 24 ore su 24. Nel caso di Lipari il decreto assessoriale sarebbe stato «in contrasto con le indicazioni del ministero della Salute». Ma ieri è stata resa nota, dallo stesso sindaco di Cefalù, la decisione contraria del Cga per l’ospedale della cittadina normanna, in attesa di conoscere le motivazioni. E il contenuto potrebbe riportare a rischio tutte le altre strutture che il decreto destina alla soppressione dal prossimo ottobre.
«Il decreto dell’assessore - ha commentato Lapunzina - è del tutto illogico, perché penalizza Cefalù a favore di Termini Imerese, ospedale che è anch’esso sotto i 500 parti l’anno. E lo fa sull’unico presupposto che l’ospedale di Cefalù sarebbe “privato”, mentre tutti sanno che, dopo l’uscita di scena del S. Raffaele, la privatizzazione è solo la foglia di fico». La decisione del Cga di fatto rafforza il decreto dell’assessore Russo, risultato soccombente in altre sentenze del Tar che avevano dato ragione a Piazza Armerina e Leonforte. Ora si attende di conoscere anche la decisione che il Cga assumerà per Lipari. Se non ci sarà un ripensamento da parte dell’assessore, a ottobre il punto nascite di Cefalù dovrà chiudere con gli altri. Ed è su un ripensamento dell’assessorato che punta il presidente del S. Raffaele Giglio, Stefano Cirillo. «Volendo rilanciare l’ospedale in un momento di forti cambiamenti, nel nuovo piano di riorganizzazione, chiederò a Russo di rivalutare la sua posizione».

sabato 14 luglio 2012

L'afa mette in ginocchio l'ospedale. Niscemi, l'Asp invia i climatizzatori


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Giornale di Sicilia
Ed. del 13.07.2012 - pag. 23
Salvatore Federico
Articolo letto 9 volte
Vertice in Comune con il direttore generale Cantaro sul futuro dei reparti di Ginecologia-Ostetricia e Pediatria

NISCEMI - «Difenderemo il nostro ospedale con azioni eclatanti, anche al limite della legalità». Lo ha detto il sindaco Francesco La Rosa a margine dell’incontro con il direttore generale dell’Asp Paolo Cantaro, richiesto dall’amministrazione comunale sulla particolare criticità che sta attraversando il “Suor Cecilia Basarocco”. Presenti alla riunione anche gli assessori Rosario Meli e Fabio Berulici, numerosi consiglieri comunali con il presidente Luigi Licata.
Al centro della discussione il futuro del presidio sanitario niscemese e l’emergenza dovuta al surriscaldamento dei reparti, dove non funziona l’aria condizionata, la carenza di personale medico, infermieristico e ausiliario e la programmata chiusura di Ginecologia-ostetricia e Pediatria.
Numerosi gli interventi di amministratori e consiglieri, che hanno contestato a Cantaro la scarsa attenzione dell’Asp verso la sanità di Niscemi: l’ospedale non ha ricevuto il promesso potenziamento mentre i poliambulatori restano dislocati in locali angusti e inadeguati. Cantaro ha detto le cose che ha fatto, che può fare senza voler illudere nessuno.
«Con i tagli - ha detto il manager - operati dalla “spending review” siamo messi male. La chiusura dell’Ostetricia e Pediatria non l’ ho decisa io, ma il piano di rientro sanitario. Niscemi sta godendo di una proroga che altri ospedali non hanno avuto». Poi Cantaro ha riferito di aver fatto installare condizionatori nei locali della Tac e del laboratorio analisi per evitare il blocco di questi servizi, di aver bandito la gara per attivare l’impianto centrale di climatizzazione. I poliambulatori saranno fra breve trasferiti nell’ospedale. Il sindaco La Rosa e l’assessore Bennici hanno chiesto un incontro con l’assessore regionale alla Sanità con la presenza di Cantaro per scongiurare la chiusura del punto nascita del Basarocco.
Il gruppo consiliare dell’Idv reclama l’omogeneizzazione e l’equa distribuzione dei servizi sanitari e delle risorse umane sull’intero territorio provinciale. Il “cittadino qualunque” Giuseppe Maida, autore di tante battaglie per la salvezza dell’ospedale cittadino afferma che «la crisi che attraversa il Basarocco è colpa dei politici locali».

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Newsletter Speciale di ven 29 mag 2009

Il fumo nella storia
Attivo o passivo, il fumo occupa un posto eminente nella storia della medicina. Da dove proviene il vizio del fumo? [...]
Fumo e fumo passivo
Uno studio, pubblicato sulla rivista Neuropsychopharmacology, ha dimostrato che a rimetterci sono sempre i bambini, anche se non sono ancora venuti alla luce. Con il commento del Dott. Paolo Noschese [...]
Il fumo danneggia seriamente la salute e smettere garantisce numerosi benefici
Il fumo fa male alla salute ed e' causa di danni che vanno dal problema estetico al tumore: e' scritto anche su ogni pacchetto di sigarette. Con il commento del Prof. Vincenzo Lazzaro [...]
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Rimuovere i graffi dai cd in cinque minuti


Eccovi alcuni metodi casalinghi, mediante i quali dovreste essere in grado di rimuovere i graffi dalla superficie dei cd.Le superfici dei cd o dei dvd sono molto delicate. Infatti, basta una scorretta conservazione, ed ecco che la superficie di esso si striscia. Se avete sperimentato tutto quanto era nelle vostre conoscenze, ma non avete ancora risolto il problema, vi indichiamo altri metodi, mediante cui dovreste essere in grado di rimettere in sesto i vostri cd o dvd. Tuttavia, sia bene chiaro, quelle sotto riportate devono essere intese come "ultime spiagge", ossia soluzioni utilme al problema, cui ricorrere soltanto quando non c'è proprio più niente da fare. Di conseguenza, non ci assumiamo nessuna responsabilità nel caso in cui non riusciste a pervenire al risultato sperato. In sostanza, non vi assicuriamo che i vari metodi proposti possano effettivamente funzionare. Primo metodo – Il dentifricio Cosa vi serve: Un cd da pulire Dentifricio (possibilmente a pasta bianca e non colorata, senza granuli) Acqua di rubinetto Un batuffolo di cotone Un panno morbido Dieci minuti di tempo Sul mercato esistono dei costosissimi kit di riparazione, ma con questo metodo non servono. Prendiamo il supporto da pulire e mettiamoci sopra del dentifricio. Con un batuffolo di cotone leggermente inumidito (o con le mani, se preferite) spalmiamo per bene il dentifricio lungo tutta la superficie del cd, anche se ne è strisciata solo una piccola parte. Lasciamo agire il dentifricio per cinque minuti. Quindi prendiamo il cd e, sotto l’acqua corrente, togliamo con le mani ogni residuo di dentifricio. Quando abbiamo rimosso tutto il dentifricio, asciughiamo il supporto con un panno morbido e, voilà, la superficie ora è ben levigata! Ovviamente, devo ricordarvi che se la superficie presenta graffi profondi, questi potrebbero non venir via, neppure se lasciaste agire il dentifricio per giorni e giorni. Secondo metodo – La banana E' possibile rimuovere i graffi dai cd anche con questo frutto esotico, ma la procedura è un po’ più lunga. Cosa vi serve: Un cd da pulire Un pezzo di banana (con la sua buccia, da utilizzare in seguito) Un panno morbido Acqua di rubinetto Quindici minuti del vostro tempo Prendiamo il supporto da pulire e strofiniamoci sopra la polpa della banana con movimenti circolari. E' necessario strofinare tutta la superficie del cd. Lasciamo agire la polpa sul support per 5 minuti. Ripuliamo la superficie con la parte interna della buccia . Laviamo il supporto con acqua e asciughiamolo con un panno morbido.Anche per quanto riguarda questo metodo, è nostro dovere segnalare che i graffi molto profondi potrebbero non sparire, anche dopo giorni e giorni di duro lavoro.

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