La Sicilia
Ed. del 15.07.2012 - pag. 9
n.d.
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Via le strutture sotto i 500 parti all'anno
L'assessore vince la battaglia. Sindaco «sconcertato». A rischio altre 17 strutture. Rafforzato il decreto di Russo: chiusura prevista entro il 30 settembre.
CEFALU’ - «Sono sconcertato». È l’espressione che più sintetizza lo stato d’animo del sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina, alla notizia della chiusura del punto nascite dell’ospedale San Raffaele Giglio. Questa volta a pronunciarsi è stato il Consiglio di giustizia amministrativa a cui si è rivolto l’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, contro la sentenza dello scorso aprile del Tar Sicilia che sospendeva il decreto di chiusura di 18 punti nascite pubblici e di alcuni privati perché al di sotto dei 500 parti l’anno.
Il Tar aveva accolto il ricorso dei sindaci del comprensorio di Cefalù e di quello di Lipari. Dopo quella sentenza e le assicurazioni del governatore Raffaele Lombardo, avevano sperato gli altri punti nascite a rischio: Licata, Petralia Sottana, Alcamo, Pantelleria, Niscemi, Mazzarino, Leonforte, Piazza Armerina, Paternò, Giarre, Barcellona Pozzo di Gotto, Mistretta, Santo Stefano di Quisquina, Mussomeli, Bronte, Nicosia. Le motivazioni che avevano salvato Cefalù erano dettate dal fatto che il Tar riconosceva che l’ospedale mantiene un carattere pubblico e offre la qualità dei servizi di una struttura di «terzo livello» con una presenza di specialisti e personale sanitario 24 ore su 24. Nel caso di Lipari il decreto assessoriale sarebbe stato «in contrasto con le indicazioni del ministero della Salute». Ma ieri è stata resa nota, dallo stesso sindaco di Cefalù, la decisione contraria del Cga per l’ospedale della cittadina normanna, in attesa di conoscere le motivazioni. E il contenuto potrebbe riportare a rischio tutte le altre strutture che il decreto destina alla soppressione dal prossimo ottobre.
«Il decreto dell’assessore - ha commentato Lapunzina - è del tutto illogico, perché penalizza Cefalù a favore di Termini Imerese, ospedale che è anch’esso sotto i 500 parti l’anno. E lo fa sull’unico presupposto che l’ospedale di Cefalù sarebbe “privato”, mentre tutti sanno che, dopo l’uscita di scena del S. Raffaele, la privatizzazione è solo la foglia di fico». La decisione del Cga di fatto rafforza il decreto dell’assessore Russo, risultato soccombente in altre sentenze del Tar che avevano dato ragione a Piazza Armerina e Leonforte. Ora si attende di conoscere anche la decisione che il Cga assumerà per Lipari. Se non ci sarà un ripensamento da parte dell’assessore, a ottobre il punto nascite di Cefalù dovrà chiudere con gli altri. Ed è su un ripensamento dell’assessorato che punta il presidente del S. Raffaele Giglio, Stefano Cirillo. «Volendo rilanciare l’ospedale in un momento di forti cambiamenti, nel nuovo piano di riorganizzazione, chiederò a Russo di rivalutare la sua posizione».
Il Tar aveva accolto il ricorso dei sindaci del comprensorio di Cefalù e di quello di Lipari. Dopo quella sentenza e le assicurazioni del governatore Raffaele Lombardo, avevano sperato gli altri punti nascite a rischio: Licata, Petralia Sottana, Alcamo, Pantelleria, Niscemi, Mazzarino, Leonforte, Piazza Armerina, Paternò, Giarre, Barcellona Pozzo di Gotto, Mistretta, Santo Stefano di Quisquina, Mussomeli, Bronte, Nicosia. Le motivazioni che avevano salvato Cefalù erano dettate dal fatto che il Tar riconosceva che l’ospedale mantiene un carattere pubblico e offre la qualità dei servizi di una struttura di «terzo livello» con una presenza di specialisti e personale sanitario 24 ore su 24. Nel caso di Lipari il decreto assessoriale sarebbe stato «in contrasto con le indicazioni del ministero della Salute». Ma ieri è stata resa nota, dallo stesso sindaco di Cefalù, la decisione contraria del Cga per l’ospedale della cittadina normanna, in attesa di conoscere le motivazioni. E il contenuto potrebbe riportare a rischio tutte le altre strutture che il decreto destina alla soppressione dal prossimo ottobre.
«Il decreto dell’assessore - ha commentato Lapunzina - è del tutto illogico, perché penalizza Cefalù a favore di Termini Imerese, ospedale che è anch’esso sotto i 500 parti l’anno. E lo fa sull’unico presupposto che l’ospedale di Cefalù sarebbe “privato”, mentre tutti sanno che, dopo l’uscita di scena del S. Raffaele, la privatizzazione è solo la foglia di fico». La decisione del Cga di fatto rafforza il decreto dell’assessore Russo, risultato soccombente in altre sentenze del Tar che avevano dato ragione a Piazza Armerina e Leonforte. Ora si attende di conoscere anche la decisione che il Cga assumerà per Lipari. Se non ci sarà un ripensamento da parte dell’assessore, a ottobre il punto nascite di Cefalù dovrà chiudere con gli altri. Ed è su un ripensamento dell’assessorato che punta il presidente del S. Raffaele Giglio, Stefano Cirillo. «Volendo rilanciare l’ospedale in un momento di forti cambiamenti, nel nuovo piano di riorganizzazione, chiederò a Russo di rivalutare la sua posizione».
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