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I medici avrebbero operato a Villa Serena, ma erano incompatibili perché dipendenti del servizio pubblico
La Procura: la loro presenza non rilevata nei registri di sala operatoria. La difesa: non fecero alcun intervento. ma assistettero le pazienti che avevano seguito durante le gravidanze.
Erano in sala parto ma la loro presenza non veniva annotata nei registri operatori di Villa Serena: per la Procura si trattò di una serie di falsi effettuati allo scopo di consentire a sette ginecologi di effettuare attività privata al di fuori delle regole. E’ per questo che il pm Amelia Luise, coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci, ha chiesto la sospensione per due mesi di dieci medici, tre di Villa Serena e sette che lavorano in convenzione come medici di famiglia, oppure nelle Guardie mediche o presso altre strutture pubbliche, e che sarebbero stati dunque «incompatibili».
I sanitari sono stati tutti interrogati, così come prevede la legge, dal Gip Riccardo Ricciardi, che tra oggi e i prossimi giorni deciderà se accogliere la richiesta di applicazione della «misura interdittiva». Gli indagati si sono difesi sostenendo di essere stati presenti, ma senza fare alcunché: erano lì solo per dare conforto alle loro clienti, seguite per l'intero periodo della gravidanza e non lasciate con altri medici proprio nel momento del parto.
La richiesta dell’accusa riguarda innanzitutto tre medici interni di Villa Serena: Maurizio Firaux e Salvatore Porrello, entrambi di 48 anni, e Giovanna Accardo, di 50. Ci sono poi sanitari «esterni»: Alfredo Fascella e Orazio Rizzo, entrambi di 51 anni; Vincenza Macera, di 60; Maria. GiovannaAvanti,di54;Vincenzo Mascellino,45anni; MicheIe Marino, di 56; e Renato De Gregorio, di 62 anni. Sono medici generici convenzionati con il Servizio sanitario o che lavorano presso distretti sanitari dell'ex Asl 6, oggi azienda sanitaria provinciale. De Gregorio è l'unico che ha una situazione particolare: si trova infatti in carcere per scontare una condanna con l'accusa di violenza sessuale nei confronti di una paziente; era stato processato pure in «Hiram» anche per avere tentato di ritardare l'esecuzione della pena, ed è stato assolto, assieme a tutti gli altri imputati. Maria Giovanna Avanti è la sorella del presidente della Provincia, Giovanni Avanti: è «medico di continuità assistenziale» nel distretto sanitario 9 di Misilmeri. Orazio Rizzo è ginecologo presso il Consultorio dello stesso paese. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Ninni Reina, Rosalba Di Gregorio, Raffaele Bonsignore, Salvatore Gentile Alletto, Mario Salina.
Secondo la ricostruzione dell'accusa i fatti avvennero tra i131 dicembre 2007 e il 19 novembre del 2008. La prova del falso, cioè della piena partecipazione all' attività
di assistenza alle partorienti, è stata ricostruita grazie agli incroci di alcuni dati: le testimonianze delle donne e dei parenti e i pagamenti effettuati dopo i parti in favore dei medici.
La difesa ha replicato sostenendo che quegli onorari erano legati più che altro a una serie di prestazioni sanitarie, erogate nel tempo e pagate cumulativamente. Le testimonianze delle pazienti. poi, sempre secondo i legali, varrebbero poco, perché le donne erano sedate, in tutto o in parte, o con la visuale coperta e non sarebbero state in grado di dire chi operò e chi no. Ora la parola va al giudice.
Erano in sala parto ma la loro presenza non veniva annotata nei registri operatori di Villa Serena: per la Procura si trattò di una serie di falsi effettuati allo scopo di consentire a sette ginecologi di effettuare attività privata al di fuori delle regole. E’ per questo che il pm Amelia Luise, coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci, ha chiesto la sospensione per due mesi di dieci medici, tre di Villa Serena e sette che lavorano in convenzione come medici di famiglia, oppure nelle Guardie mediche o presso altre strutture pubbliche, e che sarebbero stati dunque «incompatibili».
I sanitari sono stati tutti interrogati, così come prevede la legge, dal Gip Riccardo Ricciardi, che tra oggi e i prossimi giorni deciderà se accogliere la richiesta di applicazione della «misura interdittiva». Gli indagati si sono difesi sostenendo di essere stati presenti, ma senza fare alcunché: erano lì solo per dare conforto alle loro clienti, seguite per l'intero periodo della gravidanza e non lasciate con altri medici proprio nel momento del parto.
La richiesta dell’accusa riguarda innanzitutto tre medici interni di Villa Serena: Maurizio Firaux e Salvatore Porrello, entrambi di 48 anni, e Giovanna Accardo, di 50. Ci sono poi sanitari «esterni»: Alfredo Fascella e Orazio Rizzo, entrambi di 51 anni; Vincenza Macera, di 60; Maria. GiovannaAvanti,di54;Vincenzo Mascellino,45anni; MicheIe Marino, di 56; e Renato De Gregorio, di 62 anni. Sono medici generici convenzionati con il Servizio sanitario o che lavorano presso distretti sanitari dell'ex Asl 6, oggi azienda sanitaria provinciale. De Gregorio è l'unico che ha una situazione particolare: si trova infatti in carcere per scontare una condanna con l'accusa di violenza sessuale nei confronti di una paziente; era stato processato pure in «Hiram» anche per avere tentato di ritardare l'esecuzione della pena, ed è stato assolto, assieme a tutti gli altri imputati. Maria Giovanna Avanti è la sorella del presidente della Provincia, Giovanni Avanti: è «medico di continuità assistenziale» nel distretto sanitario 9 di Misilmeri. Orazio Rizzo è ginecologo presso il Consultorio dello stesso paese. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Ninni Reina, Rosalba Di Gregorio, Raffaele Bonsignore, Salvatore Gentile Alletto, Mario Salina.
Secondo la ricostruzione dell'accusa i fatti avvennero tra i131 dicembre 2007 e il 19 novembre del 2008. La prova del falso, cioè della piena partecipazione all' attività
di assistenza alle partorienti, è stata ricostruita grazie agli incroci di alcuni dati: le testimonianze delle donne e dei parenti e i pagamenti effettuati dopo i parti in favore dei medici.
La difesa ha replicato sostenendo che quegli onorari erano legati più che altro a una serie di prestazioni sanitarie, erogate nel tempo e pagate cumulativamente. Le testimonianze delle pazienti. poi, sempre secondo i legali, varrebbero poco, perché le donne erano sedate, in tutto o in parte, o con la visuale coperta e non sarebbero state in grado di dire chi operò e chi no. Ora la parola va al giudice.