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Indagini sull'ospedale e sull'elisoccorso. Interviene il Parlamento.
Bimba morta a Gela: sette ore di ritardi
L'assessore Russo: "Accertiamo se c'è stata negligenza o si tratta di errore di sistema".
CI SONO due buchi di 4 e 3 ore tutti da ricostruire nell'incredibile vicenda che è costata la vita alla piccola Mariagrazia Lombardo, cinque mesi appena, morta soffocata in seguito ad un banale rigurgito di latte in attesa che un elicottero del 118 la trasportasse alla Rianimazione dell'ospedale dei Bambini di Palermo. Due inspiegabili lunghissimi buchi su cui punta l'indagine della Procura di Gela, che ha già inviato avvisi di garanzia a tutti i medici e agli operatori sanitari che mercoledì scorso hanno avuto tra le mani la bambina. Cosa è successo dalle 13,30, ora in cui i medici dell'Unità di Rianimazione dell'ospedale di Gela hanno deciso il trasferimento di Maria Grazia a Palermo, alle 17,30, ora in cui l'ambulanza con la piccola a bordo ha lasciato il nosocomio diretto alla pista dell'elisoccorso? E soprattutto cosa è successo dalle 17.50, ora in cui l'ambulanza era pronta a consegnare la bambina alle 20.45, ora in cui è arrivato l'elicottero del 118? Grazie alle testimonianze raccolte, i carabinieri hanno così ricostruito le ultime ore di Mariagrazia. Alle 11,30,la nonna della bambina si accorge che la piccola ha rigurgitato ed è cianotica e chiama i soccorsi. L'ambulanza del 118 arriva quindici minuti dopo. A mezzogiorno, la bambina è al pronto soccorso dove i medici la rianimano. Alle 13,30 i medici della Rianimazione decidono il trasferimento a Palermo e chiamano l'elisoccorso.
Ecco il primo buco nero: il mezzo del 118 di stanza nella vicina Caltanissetta è a Palermo per rifornimento e il pilota si rimpalla con il collega dell'elicottero palermitano la competenza. Lo conferma ai carabinieri il primario dell'Unità di rianimazione di Gela Lucio Antona: «Basta ascoltare la registrazione delle conversazioni trai piloti dei due elicotteri del 118 per capire cosa è accaduto». Fatto è che l'ambulanza muove dall'ospedale di Gela quattro ore dopo, alle 17,30, quando arriva l'ok che da Palermo un elicottero sta arrivando.
Ma sulla pista dell'eliporto, la bambina aspetta fino alle 20,45. Nel frattempo i suoi genitori, Fabrizio Lombardo e Alessia Mulè, sono già arrivati a Palermo in macchina. Mariagrazia arriverà solo alle 21,55, già morta. Dopo lo strazio, la denuncia che fa partire l'inchiesta dei carabinieri che, oltre alle cartelle cliniche, hanno acquisito anche i piani di volo dei due elicotteri del 118 e il nastro magnetico con le conversazioni dei piloti. «Si trattava di un trasporto da una Rianimazione all'altra, non c'erano le condizioni di urgenza», dice Piergiorgio Fabbri, direttore del 118. All'inchiesta della magistratura si affiancano quella disposta dalla Regione e dalla commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari presieduta da Leoluca Orlando che ha già chiesto una relazione all'assessore Russo. Che, da parte sua, invita tutti alla prudenza: «Dovremo innanzitutto capire se si sono verificati errori di sistema oppure se siamo di fronte a comportamenti negligenti. Purtroppo invece, c'è chi si è subito preoccupato di rilasciare dichiarazioni avventate con il risultato di condizionare pesantemente l'opinione pubblica con tesi tutte da dimostrare».
Il direttore
Per Piergiorgio Fabbri, direttore del 118 Sicilia nel caso della bambina di Gela "si trattava di un trasporto da una Rianimazione all'altra, non c'erano dunque le condizioni di urgenza. Abbiamo comunque predisposto un'indagine interna - dice Fabbri - se dovessero manifestarsi ritardi ci saranno i provvedimenti del caso".
Ecco il primo buco nero: il mezzo del 118 di stanza nella vicina Caltanissetta è a Palermo per rifornimento e il pilota si rimpalla con il collega dell'elicottero palermitano la competenza. Lo conferma ai carabinieri il primario dell'Unità di rianimazione di Gela Lucio Antona: «Basta ascoltare la registrazione delle conversazioni trai piloti dei due elicotteri del 118 per capire cosa è accaduto». Fatto è che l'ambulanza muove dall'ospedale di Gela quattro ore dopo, alle 17,30, quando arriva l'ok che da Palermo un elicottero sta arrivando.
Ma sulla pista dell'eliporto, la bambina aspetta fino alle 20,45. Nel frattempo i suoi genitori, Fabrizio Lombardo e Alessia Mulè, sono già arrivati a Palermo in macchina. Mariagrazia arriverà solo alle 21,55, già morta. Dopo lo strazio, la denuncia che fa partire l'inchiesta dei carabinieri che, oltre alle cartelle cliniche, hanno acquisito anche i piani di volo dei due elicotteri del 118 e il nastro magnetico con le conversazioni dei piloti. «Si trattava di un trasporto da una Rianimazione all'altra, non c'erano le condizioni di urgenza», dice Piergiorgio Fabbri, direttore del 118. All'inchiesta della magistratura si affiancano quella disposta dalla Regione e dalla commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari presieduta da Leoluca Orlando che ha già chiesto una relazione all'assessore Russo. Che, da parte sua, invita tutti alla prudenza: «Dovremo innanzitutto capire se si sono verificati errori di sistema oppure se siamo di fronte a comportamenti negligenti. Purtroppo invece, c'è chi si è subito preoccupato di rilasciare dichiarazioni avventate con il risultato di condizionare pesantemente l'opinione pubblica con tesi tutte da dimostrare».
Il direttore
Per Piergiorgio Fabbri, direttore del 118 Sicilia nel caso della bambina di Gela "si trattava di un trasporto da una Rianimazione all'altra, non c'erano dunque le condizioni di urgenza. Abbiamo comunque predisposto un'indagine interna - dice Fabbri - se dovessero manifestarsi ritardi ci saranno i provvedimenti del caso".