Centonove
Ed. del 13.07.2012 - pag. 29
Michele Schinella
Articolo letto 40 volte
La spesa regionale sanitaria aumenta di oltre mezzo miliardo di euro nonostante il piano di rientro
Convenzionati privati, 118, ospedali pubblici: rispetto al 2010 i costi sono lievitati. Con qualche eccezione. E' rimasta inalterata l'emoragia per i viaggi della speranza. Nominati 520 consulenti esterni
MESSINA - Il 118? Paga autisti soccorritori costretti a non lavorare da due anni e costa di più degli anni in cui il servizio di emergenza urgenza era affidato alla Croce rossa italiana. La spesa per gli ospedali? E’ aumentata. E quella per convenzioni con i privati? E’ lievitata. Non è invece migliorata, a guardare i dati economici dei “viaggi della speranza”, la qualità dell’assistenza sanitaria.
Massimo Russo, quando si è insediato alla guida dell’assessorato alla Sanità, a settembre del 2008, ha dovuto agire rapidamente per attuare il piano di rientro ed evitare l’incombente commissariamento della sanità regionale e di conseguenza, di perdere le risorse aggiuntive messe sul piatto dal Governo nazionale. Il commissariamento lo ha evitato e nelle casse della regione Sicilia sono arrivati 3 miliardi di euro in tre anni (in prestito) in più rispetto alla quota del Fondo sanitario nazionale, che sono servite per ripianare i debiti che le aziende sanitarie ed ospedaliere avevano collezionato negli anni precedenti. Tuttavia, la crescita della spesa sanitaria non si è fermata. Anzi, ha continuato a galoppare. Tra il 2010 e il 2011 è lievitata di 519 milioni di euro, quasi quattro volte quanto era cresciuta tra il 2009 e il 2010 (127 milioni), arrivando a 9 miliardi e 421 milioni di euro, oltre il 50% delle risorse che ogni anno impegna la regione Sicilia. Il procuratore generale della Corte dei conti, Giovanni Coppola, quando ha visto i dati si è meravigliato e ha chiesto spiegazioni: «Abbiamo dovuto ripianare i disavanzi delle aziende sanitarie e iscrivere residui passivi», hanno spiegato i tecnici degli uffici di piazza Ziino, sede palermitana dell’assessorato. Il procuratore generale che lo scorso anno era stato duramente attaccato da Massimo Russo per i giudizi negativi espressi sui conti della sanità si è accontentato delle giustificazioni. Che però tra gli addetti ai lavori fanno sorgere dubbi. Ma i disavanzi creati negli anni precedenti al 2008 non erano stati già ripianati grazie al maxi prestito dello Stato italiano?
QUALITA’ AL PALO. Alla crescita della spesa avrà fatto da contraltare la qualità delle prestazioni sanitarie, allora? Non proprio. La mobilità passiva, ovvero quanto la Sicilia è costretta a pagare alle altre regioni per le prestazioni rese a cittadini siciliani che preferiscono affidarsi a ospedali e medici che lavorano oltre lo Stretto, infatti, è rimasta più o meno quella degli scorsi anni: 235 milioni di euro, 3 milioni in meno dello scorso anno. L’emorragia è compensata da 50 milioni di euro di mobilità attiva (un milione in meno peraltro dello scorso ano) solo per la complicità della scadente qualità della sanità della dirimpettaia regione Calabria, peraltro commissariata, che induce i calabresi a brevi viaggi della speranza soprattutto verso le cliniche private.
CONSULENTI. Consulente, per fare un esempio, è il capo della segreteria tecnica dell’assessore Russo, Angelo Aliquò: l’architetto, ex marito del deputato del Pdl Simona Vicari, è anche commissario del Parco delle Madonie. Russo gli ha conferito l’incarico benché i due dipartimenti dell’assessorato contino 48 dirigenti oltre 248 dipendenti. Ma ad incarichi esterni ricorrono i manager dell’aziende sanitarie ed ospedaliere, nonostante la spesa per il personale assorba il 33% della spesa sanitaria complessiva. Nel 2010 gli incarichi affidati ad esterni sono stati 406, nel 2011 sono diventati 520: la spesa è così lievitata di oltre 2 milioni di euro.
CASO 118. Sono stati assunti senza concorso nella società pubblica Seus Spa a patto che rinunciassero allo straordinario che avevano maturato alle dipendenze della Croce rossa italiana e che avrebbe dovuto comunque dovuto pagare la regione Sicilia. In cambio hanno ottenuto anche un contratto full time. Ma 3mila e 34 autisti soccorritori, (oltre a 250 amministrativi) per tenere attive le 260 ambulanze dislocate sul territorio dell’isola si sono rivelati, calcolatrice alla mano, troppi: 600 dipendenti, infatti, sono in esubero. «Verranno utilizzati negli ospedali per i trasporti interni o dopo appositi corsi di formazione in altre funzioni sanitarie di supporto», disse l’assessore Russo nell’autunno del 2010, quando nacque la Seus Spa.
«L’operazione di riqualificazione del personale ha avuto dei progressi ma non è ancora terminata e c’è del personale da sistemare», ammette Dino Alagna, responsabile del Servizio di emergenza della Sicilia. Nulla di strano allora se il 25% (22 milioni di euro) in più di quanto costatava ai tempi del a Croce rossa.
BUONE NOTIZIE. Tra le voci di spesa, è invece migliorato un dato che faceva la Sicilia maglia nera in Italia: nel 2011 è arrivata sotto il miliardo di euro quanto la regione paga per i farmaci alle farmacie convenzionate. Cinque anni fa, nel 2006, il dato superava il miliardo e 300 milioni di euro annui.
Massimo Russo, quando si è insediato alla guida dell’assessorato alla Sanità, a settembre del 2008, ha dovuto agire rapidamente per attuare il piano di rientro ed evitare l’incombente commissariamento della sanità regionale e di conseguenza, di perdere le risorse aggiuntive messe sul piatto dal Governo nazionale. Il commissariamento lo ha evitato e nelle casse della regione Sicilia sono arrivati 3 miliardi di euro in tre anni (in prestito) in più rispetto alla quota del Fondo sanitario nazionale, che sono servite per ripianare i debiti che le aziende sanitarie ed ospedaliere avevano collezionato negli anni precedenti. Tuttavia, la crescita della spesa sanitaria non si è fermata. Anzi, ha continuato a galoppare. Tra il 2010 e il 2011 è lievitata di 519 milioni di euro, quasi quattro volte quanto era cresciuta tra il 2009 e il 2010 (127 milioni), arrivando a 9 miliardi e 421 milioni di euro, oltre il 50% delle risorse che ogni anno impegna la regione Sicilia. Il procuratore generale della Corte dei conti, Giovanni Coppola, quando ha visto i dati si è meravigliato e ha chiesto spiegazioni: «Abbiamo dovuto ripianare i disavanzi delle aziende sanitarie e iscrivere residui passivi», hanno spiegato i tecnici degli uffici di piazza Ziino, sede palermitana dell’assessorato. Il procuratore generale che lo scorso anno era stato duramente attaccato da Massimo Russo per i giudizi negativi espressi sui conti della sanità si è accontentato delle giustificazioni. Che però tra gli addetti ai lavori fanno sorgere dubbi. Ma i disavanzi creati negli anni precedenti al 2008 non erano stati già ripianati grazie al maxi prestito dello Stato italiano?
QUALITA’ AL PALO. Alla crescita della spesa avrà fatto da contraltare la qualità delle prestazioni sanitarie, allora? Non proprio. La mobilità passiva, ovvero quanto la Sicilia è costretta a pagare alle altre regioni per le prestazioni rese a cittadini siciliani che preferiscono affidarsi a ospedali e medici che lavorano oltre lo Stretto, infatti, è rimasta più o meno quella degli scorsi anni: 235 milioni di euro, 3 milioni in meno dello scorso anno. L’emorragia è compensata da 50 milioni di euro di mobilità attiva (un milione in meno peraltro dello scorso ano) solo per la complicità della scadente qualità della sanità della dirimpettaia regione Calabria, peraltro commissariata, che induce i calabresi a brevi viaggi della speranza soprattutto verso le cliniche private.
CONSULENTI. Consulente, per fare un esempio, è il capo della segreteria tecnica dell’assessore Russo, Angelo Aliquò: l’architetto, ex marito del deputato del Pdl Simona Vicari, è anche commissario del Parco delle Madonie. Russo gli ha conferito l’incarico benché i due dipartimenti dell’assessorato contino 48 dirigenti oltre 248 dipendenti. Ma ad incarichi esterni ricorrono i manager dell’aziende sanitarie ed ospedaliere, nonostante la spesa per il personale assorba il 33% della spesa sanitaria complessiva. Nel 2010 gli incarichi affidati ad esterni sono stati 406, nel 2011 sono diventati 520: la spesa è così lievitata di oltre 2 milioni di euro.
CASO 118. Sono stati assunti senza concorso nella società pubblica Seus Spa a patto che rinunciassero allo straordinario che avevano maturato alle dipendenze della Croce rossa italiana e che avrebbe dovuto comunque dovuto pagare la regione Sicilia. In cambio hanno ottenuto anche un contratto full time. Ma 3mila e 34 autisti soccorritori, (oltre a 250 amministrativi) per tenere attive le 260 ambulanze dislocate sul territorio dell’isola si sono rivelati, calcolatrice alla mano, troppi: 600 dipendenti, infatti, sono in esubero. «Verranno utilizzati negli ospedali per i trasporti interni o dopo appositi corsi di formazione in altre funzioni sanitarie di supporto», disse l’assessore Russo nell’autunno del 2010, quando nacque la Seus Spa.
«L’operazione di riqualificazione del personale ha avuto dei progressi ma non è ancora terminata e c’è del personale da sistemare», ammette Dino Alagna, responsabile del Servizio di emergenza della Sicilia. Nulla di strano allora se il 25% (22 milioni di euro) in più di quanto costatava ai tempi del a Croce rossa.
BUONE NOTIZIE. Tra le voci di spesa, è invece migliorato un dato che faceva la Sicilia maglia nera in Italia: nel 2011 è arrivata sotto il miliardo di euro quanto la regione paga per i farmaci alle farmacie convenzionate. Cinque anni fa, nel 2006, il dato superava il miliardo e 300 milioni di euro annui.
Nessun commento:
Posta un commento
imposta qui i tuoi commenti