Non è tutto oro ciò che luccica. Nuovo servizio senza infermiere a bordo e randez vouz con ambulanze del volontariato.
MESSINA - Dal primo luglio a Messina sono state inserite due nuove automediche del 118 che a loro volta hanno determinato la dismissione di altrettante ambulanze medicalizzate in due postazioni. L'introduzione di questa nuova e diversa tipologia di “operatitività”, tuttavia, non è stata salutata dagli operatori coinvolti nel cambiamento con molto entusiasmo. Come segnalatoci dai medici di Messina Nord, ex Margherita, non vi è stato alcun preavviso e, come è stato scritto in una comunicazione indirizzata lo scorso 6 luglio al direttore della CO 118 di Messina e alla direzione generale dell'ASP 5 di Messina, «tale scelta non ha tenuto conto del fatto che la dotazione tecnica presenta differenze sia nei modelli che nelle procedure di utilizzo tali da non renderle immediatamente utilizzabili a qualunque operatore».
«A ciò si aggiunga - proseguono i medici - che l’utilizzo dell’automedica comporta una variazione anche nella tipologia di intervento indirizzato prevalentemente ai casi di maggiore gravità».
Nessun training, nessun aggiornamento è stato dunque previsto per ridurre, se non impedire, le incertezze iniziali. Ma i medici lamentano un altro aspetto che merita senz'altro una adeguata considerazione, e cioè che il servizio dell'automedica è stato avviato «in difformità da quanto stabilito nel decreto 30 aprile 2010 dell’Assessorato della Salute dove alla voce “automedica” si legge “l’attivazione dell’automedica avviene al fine di garantire, nei codici rossi, il massimo delle risorse disponibili (medico ed infermiere)”». Ed infatti tale difformità viene rilevata dalla assenza dell'infermiere a bordo, «riducendo così - insistono i medici dell'ex Margherita - la qualità della prestazione sanitaria resa in casi di elevata gravità ed urgenza (codici rossi) che, come previsto dalle linee guida richiede “il massimo delle risorse disponibili” per evitare conseguenze alla salute dei cittadini ed attribuzione di responsabilità al personale costretto, inspiegabilmente, ad operare con “potenzialità ridotte”».
Vengono dunque chiesti chiarimenti sulla gestione sanitaria relativa alle ambulanze delle associazioni di volontariato messe a disposizione nella seconda fase degli interventi sul territorio. Sì, perché il trasporto del paziente, dal luogo dell'intervento su cui sta operando l'automedica, avverrebbe (almeno finora) mediante successivo intervento di ambulanza non del 118. Quale copertura assicurativa viene garantita dunque al medico che si trova ad operare all'interno di ambulanze non del 118 durante il trasporto del paziente al nosocomio di competenza? E' quanto si chiedono i medici del 118. Concludono, dunque, la loro missiva chiedendo di «predisporre tutte le misure necessarie a garantire la completa funzionalità del servizio e con essa l’incolumità del personale spesso impegnato in aree critiche, sollevandolo da eventuali responsabilità imputabili esclusivamente alla frettolosa ed approssimativa organizzazione del servizio».
«A ciò si aggiunga - proseguono i medici - che l’utilizzo dell’automedica comporta una variazione anche nella tipologia di intervento indirizzato prevalentemente ai casi di maggiore gravità».
Nessun training, nessun aggiornamento è stato dunque previsto per ridurre, se non impedire, le incertezze iniziali. Ma i medici lamentano un altro aspetto che merita senz'altro una adeguata considerazione, e cioè che il servizio dell'automedica è stato avviato «in difformità da quanto stabilito nel decreto 30 aprile 2010 dell’Assessorato della Salute dove alla voce “automedica” si legge “l’attivazione dell’automedica avviene al fine di garantire, nei codici rossi, il massimo delle risorse disponibili (medico ed infermiere)”». Ed infatti tale difformità viene rilevata dalla assenza dell'infermiere a bordo, «riducendo così - insistono i medici dell'ex Margherita - la qualità della prestazione sanitaria resa in casi di elevata gravità ed urgenza (codici rossi) che, come previsto dalle linee guida richiede “il massimo delle risorse disponibili” per evitare conseguenze alla salute dei cittadini ed attribuzione di responsabilità al personale costretto, inspiegabilmente, ad operare con “potenzialità ridotte”».
Vengono dunque chiesti chiarimenti sulla gestione sanitaria relativa alle ambulanze delle associazioni di volontariato messe a disposizione nella seconda fase degli interventi sul territorio. Sì, perché il trasporto del paziente, dal luogo dell'intervento su cui sta operando l'automedica, avverrebbe (almeno finora) mediante successivo intervento di ambulanza non del 118. Quale copertura assicurativa viene garantita dunque al medico che si trova ad operare all'interno di ambulanze non del 118 durante il trasporto del paziente al nosocomio di competenza? E' quanto si chiedono i medici del 118. Concludono, dunque, la loro missiva chiedendo di «predisporre tutte le misure necessarie a garantire la completa funzionalità del servizio e con essa l’incolumità del personale spesso impegnato in aree critiche, sollevandolo da eventuali responsabilità imputabili esclusivamente alla frettolosa ed approssimativa organizzazione del servizio».
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