La Sicilia
Ed. del 23.02.2012 - pag. 4
Antonio Fiasconaro
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Il progetto dell'assessore alla sanità, Russo
Il medico di famiglia - sostiene il responsabile siciliano della Sanità - deve avere un ruolo centrale.
PALERMO - Da quando è assessore per la Salute, Massimo Russo ha sempre «predicato», invitando i direttori generali a riorganizzare la medicina territoriale per «frenare» la corsa, il più delle volte inappropriata verso le aree di emergenza dei pronto soccorso. Anzi, adire il vero, tra gli obiettivi imposti ai manager, soprattutto a quelli che «governano» le 9 Asp isolane, c’è quello di una maggiore apertura alla medicina territoriale con tanto di sinergia tra medici di medicina generale ed i colleghi degli ospedali.
Non siamo ancora al progetto a cui vuole giungere il ministro per la Salute, cioè quello di tenere aperti gli studi dei medici di base sette giorni su sette, ma già un primo passo nella riorganizzazione della medicina territoriale in Sicilia si era compiuto il 20 luglio 2010 quando venne siglato tra Russo e le organizzazioni sindacali dei che rappresentano i 4.200 medici di medicina generale che operano in Sicilia il «cambiamento radicale» della medicina del territorio.
Una svolta storica, la vecchia figura del medico di famiglia sta pian piano acquistando ulteriore dignità professionale nell’ambito di un progetto moderno, al passo con i nuovi tempi e con le nuove esigenze sanitarie. Si rivaluta il ruolo del medico di famiglia, che, operando all’interno dei cosiddetti «Pta» (Punti territoriali di assistenza), diventa il protagonista dei vari momenti dell’assistenza primaria. La Regione, non per nulla sta ancora investendo su questa figura fondamentale affinché il paziente possa essere seguito dal proprio medico di fiducia all’interno di tutta la rete di assistenza.
Coerentemente con lo scenario disegnato nella legge di riforma del sistema sanitario, l’accordo già allora, prevedeva nuovi compiti per i medici di famiglia. Si è puntato così al potenziamento di tutte le attività di assistenza primaria, al rafforzamento dell’associazionismo, alla maggiore presenza e reperibilità dei medici di medicina generale per un numero di ore al giorno superiore rispetto al passato.
La Sicilia, con il nuovo accordo siglato nel 2010, cioè due anni fa, fu la prima regione ad applicare il contratto nazionale della medicina generale. Allora l’assessore Russo ebbe a dichiarare: «E’ un passo decisivo verso il completo sviluppo della medicina territoriale che è un caposaldo della nostra riforma. L’obiettivo è quello di ampliare l’offerta di servizi assistenziali da parte delle strutture territoriali per impedire il ricorso inappropriato all’ospedale».
L’assessore Russo è fortemente convinto che attraverso quell’intesa si sta pian piano migliorando l’assistenza della medicina territoriale. «Chi ha seguito la difficile gestazione della legge di riforma - ha più volte ribadito nel tempo l’assessore per la Salute - sa quale importanza abbiamo voluto dare alla figura del medico di medicina generale che rappresenta il primo filtro tra il paziente e il sistema sanitario».
Uno dei capisaldi di quell’accordo del 2010 è quello che prevede nel tempo una gestione integrata dei pazienti cronici (in particolare pazienti con diabete melli to e scompenso cardiaco) nelle sedi dei Poliambulatori distrettuali e dei «Pta» che pian piano le Asp siciliane stanno aprendo al territorio dove i medici di medicina generale lavoreranno insieme agli specialisti e agli infermieri del distretto.
Non siamo ancora al progetto a cui vuole giungere il ministro per la Salute, cioè quello di tenere aperti gli studi dei medici di base sette giorni su sette, ma già un primo passo nella riorganizzazione della medicina territoriale in Sicilia si era compiuto il 20 luglio 2010 quando venne siglato tra Russo e le organizzazioni sindacali dei che rappresentano i 4.200 medici di medicina generale che operano in Sicilia il «cambiamento radicale» della medicina del territorio.
Una svolta storica, la vecchia figura del medico di famiglia sta pian piano acquistando ulteriore dignità professionale nell’ambito di un progetto moderno, al passo con i nuovi tempi e con le nuove esigenze sanitarie. Si rivaluta il ruolo del medico di famiglia, che, operando all’interno dei cosiddetti «Pta» (Punti territoriali di assistenza), diventa il protagonista dei vari momenti dell’assistenza primaria. La Regione, non per nulla sta ancora investendo su questa figura fondamentale affinché il paziente possa essere seguito dal proprio medico di fiducia all’interno di tutta la rete di assistenza.
Coerentemente con lo scenario disegnato nella legge di riforma del sistema sanitario, l’accordo già allora, prevedeva nuovi compiti per i medici di famiglia. Si è puntato così al potenziamento di tutte le attività di assistenza primaria, al rafforzamento dell’associazionismo, alla maggiore presenza e reperibilità dei medici di medicina generale per un numero di ore al giorno superiore rispetto al passato.
La Sicilia, con il nuovo accordo siglato nel 2010, cioè due anni fa, fu la prima regione ad applicare il contratto nazionale della medicina generale. Allora l’assessore Russo ebbe a dichiarare: «E’ un passo decisivo verso il completo sviluppo della medicina territoriale che è un caposaldo della nostra riforma. L’obiettivo è quello di ampliare l’offerta di servizi assistenziali da parte delle strutture territoriali per impedire il ricorso inappropriato all’ospedale».
L’assessore Russo è fortemente convinto che attraverso quell’intesa si sta pian piano migliorando l’assistenza della medicina territoriale. «Chi ha seguito la difficile gestazione della legge di riforma - ha più volte ribadito nel tempo l’assessore per la Salute - sa quale importanza abbiamo voluto dare alla figura del medico di medicina generale che rappresenta il primo filtro tra il paziente e il sistema sanitario».
Uno dei capisaldi di quell’accordo del 2010 è quello che prevede nel tempo una gestione integrata dei pazienti cronici (in particolare pazienti con diabete melli to e scompenso cardiaco) nelle sedi dei Poliambulatori distrettuali e dei «Pta» che pian piano le Asp siciliane stanno aprendo al territorio dove i medici di medicina generale lavoreranno insieme agli specialisti e agli infermieri del distretto.
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