La Repubblica
Ed. del 21.02.2012 - Palermo - pag. IV
Giusi Spica
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A giugno stop alle visite negli ambulatori privati. Il Policlinico punta su Villa Belmonte
PALERMO - Il ministro della Salute annuncia entro giugno lo stop all’attività libero-professionale dei medici pubblici nei propri studi, ma gli ospedali sono ancora impreparati. A Palermo i manager stanno cercando di correre ai ripari per riportare all’interno dei presidi l’attività intramoenia. L’ipotesi è affittare nuovi locali o predisporne di nuovi entro quattro mesi. I sindacati plaudono all’iniziativa: «Finora abusi e distorsioni inaccettabili».
La stretta sull’intramoenia “allargata” scatterà il 30 giugno. A stabilirlo è il decreto “Milleproroghe” già approvato dal Senato e ora all’esame della Camera. Una norma che rivoluziona il sistema in vigore da più di dieci anni. Finora ai camici bianchi che lavorano nelle strutture pubbliche è stata concessa l’autorizzazione a effettuare prestazioni libero-professionali nei propri studi, a patto di girare una percentuale dei compensi all’ospedale per il quale lavorano. Una norma che, di fatto, ha creato un esercito di liberi professionisti che di mattina visitano negli ambulatori pubblici, con liste d’attesa bibliche, e di pomeriggio operano nei propri studi, con tempi decisamente più celeri.
Solo al Civico sono circa 400 i medici autorizzati, e otto su dieci fanno fuori dall’ospedale. «E già in atto un piano – spiegano dall’azienda - per riportare l’attività all’interno della struttura. L’ipotesi è acquistare un edificio dedicato all’intramoenia, Palazzo Fornarini in via Cadorna, vendendo altre proprietà aziendali. Nel frattempo cercheremo spazi all’interno dell’ospedale».
Corsa a ostacoli anche per il Policlinico, che già l’anno scorso ha dato il via a una stretta all’attività libero-professionale, non rinnovando l’autorizzazione a una cinquantina di medici con fatturato annuo al di sotto dei cinquemila euro. Adesso l’idea è creare un polo per l’intramoenia a Villa Relmonte, ex sede dell’Istituto materno-infantile all’Acquasanta, dove ad aprile partirà la ristrutturazione. «Una soluzione tampone - spiega il direttore sanitario, Claudio Scaglione - potrebbe essere affittare alcuni locali esterni».
Nell’azienda Villa Sofia-Cervello, su circa 250 medici autorizzati, sono un terzo quelli che visitano negli studi. «Entro giugno - dicono dalla direzione generale -metteremo a disposizione nuovi locali e centralizzeremo il sistema delle prenotazioni e del pagamento dei ticket per le prestazioni libero professionali attraverso il Centro unico di prenotazioni». Già, perché un altro problema è quello di gestire le agende delle visite intramurarie, che in questo momento vengono prenotate direttamente dagli studi dei professionisti.
I sindacati spingono le aziende sanitarie e ospedaliere a organizzarsi in fretta. «L’intramoenia - dice Renato Costa, della Cgil medici - è un ottimo istituto da fare in una “casa di vetro”: solo concentrare l’attività in ospedale è garanzia di trasparenza. Non si capisce perché, nello stesso reparto, alcuni medici autorizzati visitino in ambulatorio e altri negli studi privati». Anche per Massimo Farinella, della Cisl medici, il sistema andava rivoluzionato: «L’intramoenia allargata ha generato storture e anomalie fiscali sulle quali finora è stato difficile intervenire, perché le aziende non sono in grado di controllare i flussi di attività. L’inadeguatezza delle strutture è solo un pretesto. Certamente per le attività chirurgiche ci saranno difficoltà, ma le altre branche vanno tutte riportate all’interno».
La stretta sull’intramoenia “allargata” scatterà il 30 giugno. A stabilirlo è il decreto “Milleproroghe” già approvato dal Senato e ora all’esame della Camera. Una norma che rivoluziona il sistema in vigore da più di dieci anni. Finora ai camici bianchi che lavorano nelle strutture pubbliche è stata concessa l’autorizzazione a effettuare prestazioni libero-professionali nei propri studi, a patto di girare una percentuale dei compensi all’ospedale per il quale lavorano. Una norma che, di fatto, ha creato un esercito di liberi professionisti che di mattina visitano negli ambulatori pubblici, con liste d’attesa bibliche, e di pomeriggio operano nei propri studi, con tempi decisamente più celeri.
Solo al Civico sono circa 400 i medici autorizzati, e otto su dieci fanno fuori dall’ospedale. «E già in atto un piano – spiegano dall’azienda - per riportare l’attività all’interno della struttura. L’ipotesi è acquistare un edificio dedicato all’intramoenia, Palazzo Fornarini in via Cadorna, vendendo altre proprietà aziendali. Nel frattempo cercheremo spazi all’interno dell’ospedale».
Corsa a ostacoli anche per il Policlinico, che già l’anno scorso ha dato il via a una stretta all’attività libero-professionale, non rinnovando l’autorizzazione a una cinquantina di medici con fatturato annuo al di sotto dei cinquemila euro. Adesso l’idea è creare un polo per l’intramoenia a Villa Relmonte, ex sede dell’Istituto materno-infantile all’Acquasanta, dove ad aprile partirà la ristrutturazione. «Una soluzione tampone - spiega il direttore sanitario, Claudio Scaglione - potrebbe essere affittare alcuni locali esterni».
Nell’azienda Villa Sofia-Cervello, su circa 250 medici autorizzati, sono un terzo quelli che visitano negli studi. «Entro giugno - dicono dalla direzione generale -metteremo a disposizione nuovi locali e centralizzeremo il sistema delle prenotazioni e del pagamento dei ticket per le prestazioni libero professionali attraverso il Centro unico di prenotazioni». Già, perché un altro problema è quello di gestire le agende delle visite intramurarie, che in questo momento vengono prenotate direttamente dagli studi dei professionisti.
I sindacati spingono le aziende sanitarie e ospedaliere a organizzarsi in fretta. «L’intramoenia - dice Renato Costa, della Cgil medici - è un ottimo istituto da fare in una “casa di vetro”: solo concentrare l’attività in ospedale è garanzia di trasparenza. Non si capisce perché, nello stesso reparto, alcuni medici autorizzati visitino in ambulatorio e altri negli studi privati». Anche per Massimo Farinella, della Cisl medici, il sistema andava rivoluzionato: «L’intramoenia allargata ha generato storture e anomalie fiscali sulle quali finora è stato difficile intervenire, perché le aziende non sono in grado di controllare i flussi di attività. L’inadeguatezza delle strutture è solo un pretesto. Certamente per le attività chirurgiche ci saranno difficoltà, ma le altre branche vanno tutte riportate all’interno».
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