Si annunciano mobilitazioni, cortei di protesta e soprattutto ricorsi con tanto di carta bollata contro il decreto sul riordino e la razionalizzazione della rete dei punti nascita in Sicilia. Il provvedimento firmato dall’assessore per la Salute, Massimo Russo, che tante critiche nei mesi scorsi ha suscitato, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana alla vigilia dell’Epifania. Infatti, la nuova mappa prevede la conferma di 42 punti nascita nei tre bacini d’utenza: Sicilia Occidentale, Sicilia Orientale e Sicilia Centrale, contro gli attuali 70. Quindi, a chiudere i battenti a partire dall’ottobre prossimo, così come prevede il decreto, saranno 28 unità operative di Ostetricia e Ginecologia: 20 pubbliche e altre 8 case di cura private che non hanno raggiunto i 500 parti l’anno, così come previsto dagli standard ministeriali e dal nuovo piano sanitario 2011/2013. A meno di improvvisi colpi di scena – già sono state annunciate manifestazioni di protesta, mobilitazioni e accese contestazioni – dal prossimo ottobre non si potrà più partorire nei punti nascita di Licata, Cefalù, Petralia Sottana, Alcamo, Pantelleria, Niscemi, Mazzarino, Leonforte, Piazza Armerina, Paternò, Giarre, Lipari, Barcellona Pozzo di Gotto, Mistretta, Santo Stefano di Quisquina, Mussomeli, Bronte, Nicosia e in alcune case di cura private convenzionate.
Stando alla nuova «geografia», i 15 punti nascita di II livello saranno quelli dell’ospedale “San Giovanni Di Dio (Agrigento); dell’ospedale “Sant’Antonio Abate” (Trapani); delle aziende ospedaliere “Civico”, “Villa Sofia – Cervello”, Policlinico e Buccheri La Ferla (Palermo); Vittorio Emanuele (Gela); “Umberto I” (Enna); le aziende ospedaliere “Garibaldi”, “Cannizzaro”, Policlinico (Catania); il “Papardo” e il Policlinico (Messina), il “Civile Arezzo” di Ragusa e l’”Umberto I” di Siracusa. A questi si aggiungono i 27 punti nascita di I livello. Si continuerà a nascere al “Barone Lombardo” di Canicattì; al “Civili Riuniti” di Sciacca; all’ “Ingrassia” di Palermo; al “Cimino” di Termini Imerese; al “Civico” di Partinico; in 5 case di cura private del capoluogo; “Candela”, “Orestano”, “Triolo- Zanca”, “Villa Serena” e “Demma”. Ed ancora al “Vittorio Emanuele” di Castelvetrano; al “S. Biagio” di Marsala; al “S. Elia” di Caltanissetta; al “Gravina” di Caltagirone; al “Maria Ss Addolorata” di Biancavilla; al “S. Marta e S. Venera” di Acireale; in tre case di cura catanesi: “Gibiino “; “Falcidia”; “Gretter/Lucina”; al “Baone Romeo” di Patti; “Generale” di Milazzo; “Generale” di Sant’Agata Militello; “S. Vincenzo” di Taormina; “Maggiore” di Modica; “Guzzardi” di Vittoria; “Generale” di Lentini; e “Di Maria” di Avola. Intanto, il deputato regionale del Pdl, Salvino Caputo ha annunciato ricorso contro il decreto. “Impugneremo davanti il Tar Sicilia il decreto dell’assessore alla Sanità – ha detto – che dispone la chiusura dei centri nascita negli ospedali di Cefalù, Corleone e Petralia Sottana e tanti altri nel resto della Sicilia. Ancora una volta sono state disattese le istanza dei sindaci e dei cittadini e gli impegni assunti in commissione Sanità dall’assessore Russo”.
Antonio Fiasconaro Fonte “La Sicilia” del 09-01-2012
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