Giornale di Sicilia
Ed. del 11.12.2011 - pag.
Carmelo Nicolosi
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Dal Piemonte alla Sicilia, indagine su quattromila studenti
Il 13% ha in famiglia uno o più componenti con problemi cardiovascolari, il 18% è fumatore, l'11 % abusa di alcol e il 6% fa uso di sostanze stupefacenti.
ROMA - Attenzione al cuore dei nostri ragazzi. Una ricerca attuata dalla Fondazione Italiana Cuore e Circolazione su quattromila studenti di Calabria, Lazio, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Toscana e Veneto, ha messo in luce un dato che nessuno si aspettava: il 19 per cento dei giovani, sottoposti ad esame elettrocardiografico, ha evidenziato anomalie cardiache meritevoli di approfondimento diagnostico.
Il 13 per cento aveva in famiglia uno o più componenti con problemi cardiovascolari, il 18% per cento era fumatore, l’Il abusava di alcol e 6 ragazzi su cento facevano uso di sostanze stupefacenti. «In un momento storico in cui la precarietà delle istituzioni alimentala disgregazione e le distanze con i giovani, la Fondazione è loro vicina», sottolinea Francesco Fedele, presidente della Fondazione Italiana Cuore. Il problema non è per nulla da sottovalutare. La società, la famiglia, la scuola, dovrebbero essere più vicini ai giovani di quanto non lo siano e tentare di comprendere i loro bisogni all’interno di una collettività nella quale non si sentono a proprio agio.
Al 72° congresso della Società Italiana di Cardiologia che si è inaugurato ieri a Roma e si concluderà domani, è emerso anche un allarme non di poco conto per il nostro cuore. L’attuale situazione italiana l’incertezza per il futuro, la paura che attanaglia migliaia di persone di perdere il posto di lavoro, l’ansia di non arrivare a fine mese, i forti cambiamenti nel sistema pensionistico che stanno minando la serenità dei lavoratori, intaccano immancabilmente la salute, mettendo a dura prova il cuore di tutti. E non si dimentichi che le malattie cardiovascolari, infarto e ictus in testa, restano la prima causa di morte in Italia, Sicilia compresa, e figurano come la principale causa di ricovero ospedaliero.
«Ma non è stato sempre così. È un primato che queste malattie hanno conquistato negli anni, di pari passo ai cambiamenti sociali», avverte Salvatore Novo, presidente della Società Italiana di Cardiologia e ordinario di malattie dell’apparato cardiovascolare dell’università di Palermo. «Per frenare l’incidenza e la mortalità delle malattie cardiovascolari - aggiunge Salvatore Novo - è necessaria una maggiore cultura cardiologica nella società e nelle istituzioni».
Il 13 per cento aveva in famiglia uno o più componenti con problemi cardiovascolari, il 18% per cento era fumatore, l’Il abusava di alcol e 6 ragazzi su cento facevano uso di sostanze stupefacenti. «In un momento storico in cui la precarietà delle istituzioni alimentala disgregazione e le distanze con i giovani, la Fondazione è loro vicina», sottolinea Francesco Fedele, presidente della Fondazione Italiana Cuore. Il problema non è per nulla da sottovalutare. La società, la famiglia, la scuola, dovrebbero essere più vicini ai giovani di quanto non lo siano e tentare di comprendere i loro bisogni all’interno di una collettività nella quale non si sentono a proprio agio.
Al 72° congresso della Società Italiana di Cardiologia che si è inaugurato ieri a Roma e si concluderà domani, è emerso anche un allarme non di poco conto per il nostro cuore. L’attuale situazione italiana l’incertezza per il futuro, la paura che attanaglia migliaia di persone di perdere il posto di lavoro, l’ansia di non arrivare a fine mese, i forti cambiamenti nel sistema pensionistico che stanno minando la serenità dei lavoratori, intaccano immancabilmente la salute, mettendo a dura prova il cuore di tutti. E non si dimentichi che le malattie cardiovascolari, infarto e ictus in testa, restano la prima causa di morte in Italia, Sicilia compresa, e figurano come la principale causa di ricovero ospedaliero.
«Ma non è stato sempre così. È un primato che queste malattie hanno conquistato negli anni, di pari passo ai cambiamenti sociali», avverte Salvatore Novo, presidente della Società Italiana di Cardiologia e ordinario di malattie dell’apparato cardiovascolare dell’università di Palermo. «Per frenare l’incidenza e la mortalità delle malattie cardiovascolari - aggiunge Salvatore Novo - è necessaria una maggiore cultura cardiologica nella società e nelle istituzioni».
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