La Repubblica
Ed. del 14.09.2011 - Palermo - pag. V
Giusi Spica
Articolo letto 109 volte
Ricoveri e day hospital: l'Asp passa al setaccio l'attività degli ospedali pubblici.
PALERMO - Ricoveri, day hospital e interventi chirurgici arbitrari, non necessari o addirittura mai effettuati. L’Asp va a caccia di prestazioni inutili negli ospedali pubblici di Palermo: un giro di vile chiesto dall’assessorato alla Salute per contenere la spesa rinegoziando l’attività e i rimborsi da erogare. Da qualche giorno gli ispettori dell’Asp stanno passando al setaccio le cartelle cliniche del Policlinico Paolo Giaccone, dell’Arnas Civico-Di Cristina e di Villa Sofia-Cervello. Controlli che finora l’Asp aveva eseguito solo sugli ospedali gestiti dall’azienda e sui privati convenzionati, ma ora estesi al pubblico su precise indicazioni dell’assessorato regionale alla Salute. Un compito che l’azienda territoriale effettua così da «committente».
La Cgil medici punta l’indice contro la carenza della medicina del territorio, che costringe i cittadini a riversarsi negli ospedali anche quando potrebbero rivolgersi agli ambulatorio e ai medici di famiglia. Sotto accusa c’è soprattutto il sistema del day hospital. «Spesso - spiega Renato Costa, segretario regionale della Cgil medici – sono utilizzati per effettuare semplici analisi del sangue o prestazioni che potrebbero essere eseguite negli ambulatori territoriali. Oppure può accadere che un paziente sia sottoposto a più day hospital ravvicinati nel tempo, trasformandosi quasi in un ricovero ordinario».
Il rischio di inappropriatezza è alto anche nei day surgery, ovvero nei day hospital chirurgici, e nei ricoveri: «Accade - continua Costa - che si ricorra a day surgery per pazienti che alla fine non necessitano di piccoli interventi chirurgici. O che il medico ricoveri in un reparto per acuti un malato cronico che andrebbe invece seguito in una struttura per lungodegenti». Il motivo sarebbe sempre lo stesso: «La colpa è dell’assenza della medicina del territorio. Le persone non trovano risposte negli ambulatori e negli studi dei medici di famiglia. Così il medico ospedaliero è costretto a prendere in cura il paziente che comunque necessita di assistenza, con l’ inevitabile conseguenza che le prestazioni inappropriate sono ancora molto alte».
Altro problema è la formazione del personale medico: «L’assessorato - accusa Costa - non ha investito un euro per istruire i medici a compilare cartelle cliniche e limitare il rischio di prestazioni improprie. Questo giro di vite serve solo a regolare delle partite di giro. Non è in discussione la qualità delle prestazioni, ma solo a quale azienda debba andare il rimborso». Già, perché comunque i soldi non rimarranno nelle casse della Regione, che assegna all’Asp una quota per ogni residente; l’Asp rimborsa agli ospedali le prestazioni e se la prestazione risulta impropria, i soldi rimangono nella cassa dell’Asp. I direttori generali degli ospedali parlano di un «indice di in appropriatezza fisiologico», e non si mostrano preoccupati: «Un’operazione che ci aiuta a migliorare la qualità delle prestazioni erogate», commenta il manager del Policlinico Mario La Rocca. «Va però considerato – aggiunge – che c’è una percentuale fisiologica di inappropriatezza. Noi siamo sotto il 5 per cento tollerato». Non si scompone il commissario straordinario del Civico Carmelo Pullara: «Abbiamo già un nucleo ispettivo interno di verifica. L’iniziativa dell’Asp va nel solco delle verifiche incrociate che è giusto fare per tenere sotto controllo la spesa». Per Salvatore Di Rosa, manager di Villa Sofia-Cervello «l’obiettivo è negoziare con gli ospedali prestazioni a più alta complessità, soprattutto in quelle discipline in cui è più alto l’indice di emigrazione sanitaria, e lasciare alle strutture ambulatoriali le prestazioni più semplici».
La Cgil medici punta l’indice contro la carenza della medicina del territorio, che costringe i cittadini a riversarsi negli ospedali anche quando potrebbero rivolgersi agli ambulatorio e ai medici di famiglia. Sotto accusa c’è soprattutto il sistema del day hospital. «Spesso - spiega Renato Costa, segretario regionale della Cgil medici – sono utilizzati per effettuare semplici analisi del sangue o prestazioni che potrebbero essere eseguite negli ambulatori territoriali. Oppure può accadere che un paziente sia sottoposto a più day hospital ravvicinati nel tempo, trasformandosi quasi in un ricovero ordinario».
Il rischio di inappropriatezza è alto anche nei day surgery, ovvero nei day hospital chirurgici, e nei ricoveri: «Accade - continua Costa - che si ricorra a day surgery per pazienti che alla fine non necessitano di piccoli interventi chirurgici. O che il medico ricoveri in un reparto per acuti un malato cronico che andrebbe invece seguito in una struttura per lungodegenti». Il motivo sarebbe sempre lo stesso: «La colpa è dell’assenza della medicina del territorio. Le persone non trovano risposte negli ambulatori e negli studi dei medici di famiglia. Così il medico ospedaliero è costretto a prendere in cura il paziente che comunque necessita di assistenza, con l’ inevitabile conseguenza che le prestazioni inappropriate sono ancora molto alte».
Altro problema è la formazione del personale medico: «L’assessorato - accusa Costa - non ha investito un euro per istruire i medici a compilare cartelle cliniche e limitare il rischio di prestazioni improprie. Questo giro di vite serve solo a regolare delle partite di giro. Non è in discussione la qualità delle prestazioni, ma solo a quale azienda debba andare il rimborso». Già, perché comunque i soldi non rimarranno nelle casse della Regione, che assegna all’Asp una quota per ogni residente; l’Asp rimborsa agli ospedali le prestazioni e se la prestazione risulta impropria, i soldi rimangono nella cassa dell’Asp. I direttori generali degli ospedali parlano di un «indice di in appropriatezza fisiologico», e non si mostrano preoccupati: «Un’operazione che ci aiuta a migliorare la qualità delle prestazioni erogate», commenta il manager del Policlinico Mario La Rocca. «Va però considerato – aggiunge – che c’è una percentuale fisiologica di inappropriatezza. Noi siamo sotto il 5 per cento tollerato». Non si scompone il commissario straordinario del Civico Carmelo Pullara: «Abbiamo già un nucleo ispettivo interno di verifica. L’iniziativa dell’Asp va nel solco delle verifiche incrociate che è giusto fare per tenere sotto controllo la spesa». Per Salvatore Di Rosa, manager di Villa Sofia-Cervello «l’obiettivo è negoziare con gli ospedali prestazioni a più alta complessità, soprattutto in quelle discipline in cui è più alto l’indice di emigrazione sanitaria, e lasciare alle strutture ambulatoriali le prestazioni più semplici».
Nessun commento:
Posta un commento
imposta qui i tuoi commenti