La Repubblica
Ed. del 10.08.2011 - Palermo - pag. IV
Giusi Spica
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Asp a rischio commissariamento per i buchi milionari. I sindaci: “Russo tiri fuori le pagelle”
PALERMO - Conti in disordine, debiti fuori controllo e obiettivi falliti: per quattro manager della sanità siciliana si allunga l’ombra del commissariamento e altri due camminano sul filo del rasoio. L’assessorato regionale alla Salute non ha ancora ufficializzato i risultati delle valutazioni sugli obiettivi contabili, ma nelle stanze di piazza Ziino sono già in corso concitate trattative per stabilire chi occuperà le poltrone dei direttori che non hanno rispettato il disavanzo di bilancio concordato con la Regione. Verso il commissariamento l’Asp di Messina, che ha sforato di 18 milioni, e l’Asp di Catania, fuori di 16 milioni. Tremano anche i vertici delle Asp di Agrigento (4 milioni) e Siracusa (900 mila euro). Più lieve la posizione del numero uno dell’Asp di Trapani, Fabrizio De Nicola, che con uno scostamento di 100 mila euro se la dovrebbe cavare con una diffida. Guai in vista anche per il manager dell’Asp di Palermo, Salvalore Cirignotta: dopo un braccio di ferro col collegio sindacale sul bilancio 2009, bocciato tre volte e poi «salvato» dall’assessorato con la formula dell’approvazione «condizionata», i revisori hanno dato il niet anche al documento 2010.
È l’articolo 20 della riforma sanitaria di Russo a condannare i manager che hanno fallito: «Nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi assegnati - si legge – il presidente della Regione, su proposta dell’assessore regionale per la sanità», «dispone la decadenza del direttore generale». Lo stesso articolo stabilisce che nell’attesa di nominare un nuovo manager, l’assessore può scegliere un commissario.
Il primo giro di vite era previsto a 18 mesi dalle nomine, i1 28 febbraio scorso. L’assessorato ha per legge 90 giorni per ufficializzare le verifiche. Ma piazza Ziino ha preso tempo, limitandosi a comunicare le pagelle dell’Agenas sul conseguimento degli obiettivi sanitari, ma non i risultati contabili. Già, perché, se per l’agenzia ministeriale hanno tutti passato l’esame, non è così per gli obiettivi di bilancio. Nella classifica dei manager inadempienti il primo posto spetta a Salvatore Giuffrida dell’Asp di Messina: i revisori hanno bocciato il bilancio documentando una falla da 26 milioni di euro, 18 milioni in più rispetto al disavanzo concordato.
Non va meglio a Giuseppe Calaciura, numero uno dell’azienda catanese: il bilancio 2010, bocciato all’unanimità dai sindaci, è stato chiuso con una perdita di 21,3 milioni euro, 16 in più rispetto ai 5 negoziati. Nella palude dei conti è impantanato anche il direttore dell’Asp di Agrigento, Salvatore Oliveri: i revisori non hanno ancora esaminato il bilancio perché l’azienda non ha fornito la documentazione, ma è ormai accertato un buco di nove milioni, quattro milioni in più rispetto agli accordi. Uno sforamento di 900 mila euro fa tremare anche Franco Maniscalco dell’Asp di Siracusa: il tetto di 3 milionie 8OO mila euro non è stato rispettato. Il sisma contabile non risparmia nemmeno il manager dell’Asp di Palermo, Salvalore Cirignotta.
Il collegio dei revisori ha bocciato il bilancio 2010: come nel 2009, non sarebbero state contabilizzate correttamente spese che documenterebbero un buco di almeno 5 milioni. Circostanza che i vertici aziendali smentiscono seccamente, parlando al contrario di un utile di un milione e 381 mila euro.
La prossima mossa spetta all’assessorato, che da mesi dribbla il pressing della conferenza dei sindaci delle province di Palermo, Trapani e Siracusa, deputati a esprimere parere obbligatorio sulle valutazioni: «L’assessore - attacca il presidente Pio Siragusa, vicesindaco di Corleone - predica bene e razzola male: si pone come paladino della legalità ma non rispetta la normativa. Non solo non ci ha passato la relazione dettagliata dell’Agenas, ma non ha nemmeno provveduto a rispettare i termini di legge. Tiri fuori le pagelle. Sul piede di guerra anche i sindacali: «La verità - incalzano Michele Palazzotto, segretario regionale della Cgil funzione Pubblica, e Renato Costa, Cgil medici – è che non si vogliono turbare gli equilibri politici che hanno portato alle nomine dei manager, non certo basate sul merito professionale. Russo dimostra ancora una volta di non essere più un assessore tecnico, ma di essersi asservito alla politica dettata dal governatore».
È l’articolo 20 della riforma sanitaria di Russo a condannare i manager che hanno fallito: «Nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi assegnati - si legge – il presidente della Regione, su proposta dell’assessore regionale per la sanità», «dispone la decadenza del direttore generale». Lo stesso articolo stabilisce che nell’attesa di nominare un nuovo manager, l’assessore può scegliere un commissario.
Il primo giro di vite era previsto a 18 mesi dalle nomine, i1 28 febbraio scorso. L’assessorato ha per legge 90 giorni per ufficializzare le verifiche. Ma piazza Ziino ha preso tempo, limitandosi a comunicare le pagelle dell’Agenas sul conseguimento degli obiettivi sanitari, ma non i risultati contabili. Già, perché, se per l’agenzia ministeriale hanno tutti passato l’esame, non è così per gli obiettivi di bilancio. Nella classifica dei manager inadempienti il primo posto spetta a Salvatore Giuffrida dell’Asp di Messina: i revisori hanno bocciato il bilancio documentando una falla da 26 milioni di euro, 18 milioni in più rispetto al disavanzo concordato.
Non va meglio a Giuseppe Calaciura, numero uno dell’azienda catanese: il bilancio 2010, bocciato all’unanimità dai sindaci, è stato chiuso con una perdita di 21,3 milioni euro, 16 in più rispetto ai 5 negoziati. Nella palude dei conti è impantanato anche il direttore dell’Asp di Agrigento, Salvatore Oliveri: i revisori non hanno ancora esaminato il bilancio perché l’azienda non ha fornito la documentazione, ma è ormai accertato un buco di nove milioni, quattro milioni in più rispetto agli accordi. Uno sforamento di 900 mila euro fa tremare anche Franco Maniscalco dell’Asp di Siracusa: il tetto di 3 milionie 8OO mila euro non è stato rispettato. Il sisma contabile non risparmia nemmeno il manager dell’Asp di Palermo, Salvalore Cirignotta.
Il collegio dei revisori ha bocciato il bilancio 2010: come nel 2009, non sarebbero state contabilizzate correttamente spese che documenterebbero un buco di almeno 5 milioni. Circostanza che i vertici aziendali smentiscono seccamente, parlando al contrario di un utile di un milione e 381 mila euro.
La prossima mossa spetta all’assessorato, che da mesi dribbla il pressing della conferenza dei sindaci delle province di Palermo, Trapani e Siracusa, deputati a esprimere parere obbligatorio sulle valutazioni: «L’assessore - attacca il presidente Pio Siragusa, vicesindaco di Corleone - predica bene e razzola male: si pone come paladino della legalità ma non rispetta la normativa. Non solo non ci ha passato la relazione dettagliata dell’Agenas, ma non ha nemmeno provveduto a rispettare i termini di legge. Tiri fuori le pagelle. Sul piede di guerra anche i sindacali: «La verità - incalzano Michele Palazzotto, segretario regionale della Cgil funzione Pubblica, e Renato Costa, Cgil medici – è che non si vogliono turbare gli equilibri politici che hanno portato alle nomine dei manager, non certo basate sul merito professionale. Russo dimostra ancora una volta di non essere più un assessore tecnico, ma di essersi asservito alla politica dettata dal governatore».
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