La Sicilia
Ed. del 12.05.2011 - pag. 7
Lillo Miceli
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Interrogazione Pdl al ministro Fazio
Sei deputati regionali contestano le affermazioni del titolare della Salute: «Le inadempienze restano gravi»
PALERMO - Il ministro della Salute, Fazio, dovrà rispondere all’interrogazione con risposta orale che gli hanno rivolto sei deputati siciliani della maggioranza di Montecitorio (segnatamente i pidiellini Germanà, Marinello, Pagano, Fontana, Garofalo e Torrisi) che gli chiedono conto e ragione delle affermazioni fatte dallo stesso Fazio, a margine di un convegno su «Federalismo e costi standard: il caso della sanità». Il ministro della Salute aveva detto: «Ci sono alcune regioni che stanno dimostrando di procedere secondo i piani di rientro. Lazio e Sicilia sono sicuramente tra queste».
Le affermazioni non hanno convinto i sei parlamentari interroganti che hanno chiesto al ministro di conoscere la reale situazione del piano di rientro in Sicilia alla luce di una serie di condizioni che «dai documenti - sì legge in una nota - risultano tuttora irrealizzate: riequilibrio della rete ospedaliera, attivazione del controllo della spesa farmaceutica e della spesa di funzionamento del 118, presentazione delle piante organiche. delle aziende ospedaliere e delle Aziende sanitarie territoriali, avviamento della rete di protezione dei soggetti più deboli e delle Rsa (residenze assistite per anziani) nel territorio delle province di Trapani, Palermo, Agrigento, Enna e Siracusa».
Nell’interrogazione i parlamentari del Pdl, inoltre, rilevano i casi di due strutture: l’ospedale «San Raffaele Giglio» di Cefalù e il «Santa Teresa» di Bagheria, quest’ultimo sequestrato alla mafia, che dovevano diventare il primo, un polo oncologico all’avanguardia, e l’altro un punto di riferimento di una vasta area della Sicilia e che «il governo regionale, con i manager di riferimento di Lombardo, hanno di fatto paralizzato».
Quindi, chiedono a Fazio «se non ritenga di prendere provvedimenti anche alla luce del rapporto pubblicato sul sito del ministero della Salute sui livelli essenziali di assistenza (Lea), dai quali emerge l’assoluta inadeguatezza del sistema siciliano». L’europarlamentare del Pdl, Iacolino, ex-dg dell’Asp di Palermo, ha puntato il dito sui casi di Bagheria e di Cefalù.
Ambienti vicini all’assessorato regionale alla Salute rilevano che i dati contenuti dal rapporto pubblicato sul sito del ministero risalgono a due anni fa. Per il resto, nessun commento su una vicenda tutta interna al Pdl, che rivela quanto sia alto il livello dello scontro, in Sicilia fra il presidente della Regione, Lombardo, e gli ex-alleati. Uno scontro che rischia di coinvolgere il ministro Fazio che ha ribadito quanto è stato ripetutamente detto in tutte le sedi: la Regione Siciliana è riuscita a rispettare il piano di rientro dal deficit sanitario. Adesso non rimane che attendere la «risposta orale» del ministro che in quanto tale, quando rilascia delle dichiarazioni così impegnative, evidentemente, sa quello che dice. Intanto la Regione è sempre in attesa che il governo nazionale si decida a concedere i fondi Fas per far fronte al mutuo previsto dal piano di rientro.
Le affermazioni non hanno convinto i sei parlamentari interroganti che hanno chiesto al ministro di conoscere la reale situazione del piano di rientro in Sicilia alla luce di una serie di condizioni che «dai documenti - sì legge in una nota - risultano tuttora irrealizzate: riequilibrio della rete ospedaliera, attivazione del controllo della spesa farmaceutica e della spesa di funzionamento del 118, presentazione delle piante organiche. delle aziende ospedaliere e delle Aziende sanitarie territoriali, avviamento della rete di protezione dei soggetti più deboli e delle Rsa (residenze assistite per anziani) nel territorio delle province di Trapani, Palermo, Agrigento, Enna e Siracusa».
Nell’interrogazione i parlamentari del Pdl, inoltre, rilevano i casi di due strutture: l’ospedale «San Raffaele Giglio» di Cefalù e il «Santa Teresa» di Bagheria, quest’ultimo sequestrato alla mafia, che dovevano diventare il primo, un polo oncologico all’avanguardia, e l’altro un punto di riferimento di una vasta area della Sicilia e che «il governo regionale, con i manager di riferimento di Lombardo, hanno di fatto paralizzato».
Quindi, chiedono a Fazio «se non ritenga di prendere provvedimenti anche alla luce del rapporto pubblicato sul sito del ministero della Salute sui livelli essenziali di assistenza (Lea), dai quali emerge l’assoluta inadeguatezza del sistema siciliano». L’europarlamentare del Pdl, Iacolino, ex-dg dell’Asp di Palermo, ha puntato il dito sui casi di Bagheria e di Cefalù.
Ambienti vicini all’assessorato regionale alla Salute rilevano che i dati contenuti dal rapporto pubblicato sul sito del ministero risalgono a due anni fa. Per il resto, nessun commento su una vicenda tutta interna al Pdl, che rivela quanto sia alto il livello dello scontro, in Sicilia fra il presidente della Regione, Lombardo, e gli ex-alleati. Uno scontro che rischia di coinvolgere il ministro Fazio che ha ribadito quanto è stato ripetutamente detto in tutte le sedi: la Regione Siciliana è riuscita a rispettare il piano di rientro dal deficit sanitario. Adesso non rimane che attendere la «risposta orale» del ministro che in quanto tale, quando rilascia delle dichiarazioni così impegnative, evidentemente, sa quello che dice. Intanto la Regione è sempre in attesa che il governo nazionale si decida a concedere i fondi Fas per far fronte al mutuo previsto dal piano di rientro.
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