il 118 in sicilia

il 118 in sicilia
In Sicilia il Servizio Urgenza Emergenza Sanitario "S.U.E.S. 118", attivato in maniera sperimentale e provvisoria l' 11 Agosto 1997, è dotato di quattro Centrali Operative interprovinciali presso le provincedi Palermo, Catania, Caltanissetta e Messina. Ogni C.O. è provvista di una rete telefonica sanitaria dedicata solo alla emergenza (118) e indipendente da quella ordinaria, con venti linee dhe afferiscono a cinque posti di operatori; dispone inoltre di una rete privata virtuale dedicata (RPV) che le collega fra loro, con tutti i pronto soccorso e con tutti i reparti dell'area critica degli ospedali dell'Isola (Rianimazioni, Unità coronariche, Neurochirurgie, etc.); ognuna di esse è fornita inoltre di un sistema di registrazione automatico di tutte le telefonate che vi afferiscono. Le Centrali Operative, ciascuna per il proprio bacino, sono raggiungibili dall'utenza componendo il numero telefonico unico e gratuito 1-1-8.

lunedì 23 maggio 2011

La medicina «difensiva». Camici sotto scacco, così nasce la super-cautela

La Rassegna Stampa di MEDPress.it... La rassegna stampa di MEDPress.it
Giornale di Sicilia
Ed. del 22.05.2011 - pag. 62
Adelfio Elio Cardinale
Articolo letto 47 volte
L'analisi. Avviso di garanzia o rinvio a giudizio: li ricevono 8 medici su 10. 9 su 10 vengono assolti.

Il problema. Il cittadino ha rimosso !'Idea della morte e pretende dal curante l'obbligo del risultato. Da qui la rivalsa, di pazienti o familiari, nel caso di esito infelice.
KarI von Clausewitz - generale prussiano, famoso analista storico e militare - nel suo celeberrimo libro Della Guerra (Vom Kriege) ha scritto: «Qual è l'idea fondamentale della difesa? Parare un colpo. Qual è la sua caratteristica? Attendere il colpo che si deve parare. È dunque questo il carattere distintivo di ogni azione difensiva». Molti medici, pur digiuni di strategia militare, concordano con le idee di Clausewitz e le mettono in atto nella loro professione: la medicina difensiva. Si tratta di un nuovo capitolo di «arte della guerra»?
La medicina difensiva è uno degli aspetti della sanità contemporanea. Ad essa ricorrono spesso i medici, continuamente sotto attacco, nell'ambito della cosiddetta malasanità. Il termine malasanità è spesso ingiusto, ma divenuto comune ed esemplificativo per la sintetica consuetudine giornalistica. Un errore medico non sempre è dovuto a malasanità. La medicina non è scienza perfetta, per le peculiari caratteristiche dei fenomeni biologici. In medicina niente è assoluto. Il sapere tecnico non dà risposte certe in tutti i casi. Un medico che sbaglia in un singolo caso fa clamore, rispetto a tutti quelli che operano positivamente in silenzio, con scienza e coscienza. Una foresta che cresce - ricorda un antico proverbio -non fa rumore, al contrario di un singolo albero che cade.
Abbiamo già trattato, in precedenti editoriali, questo tema. Ma una recente sentenza della Cassazione, la costituzione della «Slow medicine» e un convegno organizzato a Cefalù dal Centro siciliano di studi sulla giustizia - con la presenza di magistrati, docenti, avvocati e medici – inducono a qualche ulteriore riflessione. Gli sbalorditivi progressi delle scienze biomediche e chirurgiche hanno prodotto un paradosso. Il cittadino ha rimosso l'idea della morte e pretende dal curante l'obbligazione di risultato: in ogni caso e sempre. Ne nasce la rivalsa - da parte dei malati o familiari - in presenza di un risultato infelice. Si è rotta la grande alleanza plurimillenaria tra medico e malato.
Per di più la nuova organizzazione sanitaria - quasi una catena di montaggio - non è capace di
rispondere ai complessi bisogni del paziente. Il medico, coinvolto in questo ingranaggio, si sente
isolato e demotivato, declassato a semplice esecutore di una politica lottizzata e di una amministrazione istante, impositiva e rigida. Il malato percepisce tutto questo e, di conseguenza, il medico viene identificato come «bersaglia economico» sul quale lucrare e pretendere, in ogni caso, a torto o ragione, una rivalsa economica per «malasanità». Desta sbigottimento che, nelle promozioni televisive, su Sky si faccia réclame al sito www.obiettivo.risarcimento.it. Un invito alla guerra contro i medici. Nessun commento. Si resta solo basiti.
La professione medica è sempre più subordinata alla paura di una denuncia. Sentimento e fenomeno preoccupanti, in quanto la percezione del rischio di subire un iter giudiziario è molto forte, specie tra i giovani o tra chi esercita alcune specialità, anche in rapporto ad alcune sentenze dissonanti della Corte di Cassazione.
I dati sono significativi e destano inquietudine. Il 78 per cento dei medici teme di essere denunciato. Le specialità a rischio sono: chirurgia, ortopedia e traumatologia, medicina d'urgenza, ostetricia-ginecologia, nefro-urologia, neurochirurgia. Le regioni ave i medici rischiano di più - soprattutto per carenze' di struttura, dotazioni, organizzazione e gestione - sono il Sud e le Isole. Si valuta, infatti, che 8 medici su 10 durante un
ventennio di attività professionale subiscono un avviso di garanzia o un rinvio a giudizio: anche se al termine 9 su lO vengono assolti. Ma chi risarcirà giovani e medici di trincea del calvario subito? Questi spesso rimangono «mascariati», con un' onta indelebile.
Sono queste paure non infondate che portano alla medicina difensiva: la quale consiste nella pratica di misure diagnostiche, strumentali o di laboratorio, condotte -in gran parte -non per migliorare la salute del malato, ma come «scudo» e garanzia per eventuali future conseguenze medico-legali.
La medicina difensiva può essere positiva o negativa. La prima si realizza con il preliminare ricorso a prestazioni superflue; la seconda si pratica con l'eccessiva cautela, l'astensione da interventi terapeutici, specie in pazienti ritenuti ad alto rischio. In pratica ci si affida, sperando, a madre natura. Recenti indagini riportano i seguenti dati riconducibili a medicina difensiva: 21 per cento di esami di laboratorio; 22 per cento di indagini strumentali; Il per cento dei ricoveri. Queste prestazioni superflue riferibili a meccanismi di difesa comportano un aggravio di costi inutili pari a circa il 10 per cento di tutta la spesa sanitaria, vale a dire 13 miliardi di euro l'anno. Una vera e propria manovra finanziaria - che, sommersa annualmente, si aggiunge a tasse e balzelli - e che paga la comunità intera.
La crescente abitudine da parte dei camici bianchi a non prendersi rischi condizionerà questa professione. Esisteranno ancora i chirurghi - come Valdoni, Dogliotti, Stefanini - che osavano l'inosabile? Questi grandi maestri intervenivano su malati gravissimi, con nobiltà d'animo e decisione basata su scienza, dottrina e capacità. In ogni caso, qualunque fosse l'esito dell'intervento, ricevevano la grata riconoscenza di parenti e familiari, perché quei luminari avevano operato pazienti non accettati da altri colleghi.
Il medico talora coopera a delineare questo scenario di frantumazione e di contrapposizione con il malato. Una divaricazione che fa perseguire strade diverse. Il dottore - nella frenetica sanità contemporanea - è freddo e distante dai problemi dell'uomo infermo, non esplora i segreti ell'anima, per compartecipare e riparare dolore e sconforto. Si realizza una forte carenza di rapporti comunicativi e relazionali, cui si deve in gran parte l'attuale crisi della medicina scientifica moderna.
Il medico non riesce a coniugare matrice biologica
e vissuto personale della malattia: il soggetto infermo ha la sensazione di essere trattato come cartella clinica e non come persona degna di rispetto. Il paziente, in occasioni non rarissime, viene trasformato - ahime! - in strumento per la produzione di fatturato. Pertanto il malato è di frequente astioso, carico di rancore e acrimonia, insieme ai suoi congiunti, perché si reputa trattato negli ospedali come una «cosa» o un «numero», in assenza di quella medicina del colloquio, dell'ascolto e dell'empatia - cioè la medicina umana - che molto servirebbe a stemperare la conflittualità, ripristinando na corretta relazione tra medico e paziente.
La deriva tecnologica della medicina porta dalla cura umana alla cura meccanica. Si può adombrare, con sgomento, il sorgere di una classe medica antropologicamente e geneticamente modificata. Per ovviare a questi inconvenienti è nata la «Slow medicine» -ad opera di medici, docenti, psicologi -che prospetta la ripresa di una medicina sobria, rispettosa e giusta. Capace di rispondere alle aspettative dell'uomo fragile e indifeso; attenta all'ascolto; aperta alla comunicazione; disponibile ad alleviare le pressioni esercitate sui dottori.
Ma non basta il riequilibrio antropologico della medicina. I camici bianchi devono sentirsi sereni. Lo spirito delle leggi - ammoniva Montesquieu - si impernia sulla convivenza civile. vincendo l'incultura e «consiste in quella tranquillità di spirito che proviene dalla convinzione, che ciascuno ha, della propria sicurezza». Tutela che oggi i medici sentono di non avere.

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Rimuovere i graffi dai cd in cinque minuti


Eccovi alcuni metodi casalinghi, mediante i quali dovreste essere in grado di rimuovere i graffi dalla superficie dei cd.Le superfici dei cd o dei dvd sono molto delicate. Infatti, basta una scorretta conservazione, ed ecco che la superficie di esso si striscia. Se avete sperimentato tutto quanto era nelle vostre conoscenze, ma non avete ancora risolto il problema, vi indichiamo altri metodi, mediante cui dovreste essere in grado di rimettere in sesto i vostri cd o dvd. Tuttavia, sia bene chiaro, quelle sotto riportate devono essere intese come "ultime spiagge", ossia soluzioni utilme al problema, cui ricorrere soltanto quando non c'è proprio più niente da fare. Di conseguenza, non ci assumiamo nessuna responsabilità nel caso in cui non riusciste a pervenire al risultato sperato. In sostanza, non vi assicuriamo che i vari metodi proposti possano effettivamente funzionare. Primo metodo – Il dentifricio Cosa vi serve: Un cd da pulire Dentifricio (possibilmente a pasta bianca e non colorata, senza granuli) Acqua di rubinetto Un batuffolo di cotone Un panno morbido Dieci minuti di tempo Sul mercato esistono dei costosissimi kit di riparazione, ma con questo metodo non servono. Prendiamo il supporto da pulire e mettiamoci sopra del dentifricio. Con un batuffolo di cotone leggermente inumidito (o con le mani, se preferite) spalmiamo per bene il dentifricio lungo tutta la superficie del cd, anche se ne è strisciata solo una piccola parte. Lasciamo agire il dentifricio per cinque minuti. Quindi prendiamo il cd e, sotto l’acqua corrente, togliamo con le mani ogni residuo di dentifricio. Quando abbiamo rimosso tutto il dentifricio, asciughiamo il supporto con un panno morbido e, voilà, la superficie ora è ben levigata! Ovviamente, devo ricordarvi che se la superficie presenta graffi profondi, questi potrebbero non venir via, neppure se lasciaste agire il dentifricio per giorni e giorni. Secondo metodo – La banana E' possibile rimuovere i graffi dai cd anche con questo frutto esotico, ma la procedura è un po’ più lunga. Cosa vi serve: Un cd da pulire Un pezzo di banana (con la sua buccia, da utilizzare in seguito) Un panno morbido Acqua di rubinetto Quindici minuti del vostro tempo Prendiamo il supporto da pulire e strofiniamoci sopra la polpa della banana con movimenti circolari. E' necessario strofinare tutta la superficie del cd. Lasciamo agire la polpa sul support per 5 minuti. Ripuliamo la superficie con la parte interna della buccia . Laviamo il supporto con acqua e asciughiamolo con un panno morbido.Anche per quanto riguarda questo metodo, è nostro dovere segnalare che i graffi molto profondi potrebbero non sparire, anche dopo giorni e giorni di duro lavoro.

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