Provvedimento non condiviso dalla maggior parte degli operatori. D’Angelo, dello SNAMI, chiede il ripensamento di tale provvedimento.
Vito D'Angelo, responsabile nazionale 118 per lo SNAMI
PALERMO - Parte il programma della rimodulazione del personale nelle ambulanze del 118 siciliano. Per adesso sono interessati gli equipaggi che già possedevano nel loro organico l'infermiere professionale esperto in area critica. Finché di questo equipaggio facevano parte gli anestesisti, il personale prevedeva la presenza di un infermiere e di due autisti soccorritori. Da oggi in qualche postazione e dal 1° giugno in altre, il personale sarà ridotto e privato di un autista soccorritore. In altre parole le tre unità dell'equipaggio saranno costituite da un autista soccorritore, da un infermiere professionale e da un medico dell'emergenza sanitaria territoriale.
Ma quanto peserà nella efficienza del servizio una unità in meno? L'assenza di un soccorritore pone infatti alcuni problemi nella gestione dei pazienti critici o nel caso di intervento in situazioni ambientali non facili. Ma anche gli interventi ordinari potrebbero subire rallentamenti per non dire di possibili confusione di ruolo da parte degli stessi operatori. Le organizzazioni sindacali di settore si oppongono, come era prevedibile, a questa riduzione del personale. Vito D'Angelo, responsabile nazionale per il 118 dello SNAMI, ha dichiarato che i direttori delle centrali operative, essendo sanitari appartenenti all'area critica che lavorano sul campo, «sanno e conoscono le difficoltà a cui si va incontro durante la presa in carico di pazienti critici e le condizioni diventano ancora più sfavorevole quando si interviene sul territorio e in condizioni disagiate».
Con una lettera indirizzata al direttore del DEU dell'ASP 9 di Trapani, al direttore della C.O. di Palermo e al direttore del 118 regionale, Dino Alagna, D'Angelo chiede proprio un intervento per ottenere da parte assessoriale un ripensamento di questo provvedimenti. «Credo che questo stratagemma - ha continuato D'Angelo - sia stato sicuramente escogitato per false tematiche di risparmio cavalcando le testate giornalistiche e mettendo in crisi e in condizioni di ridicolo il personale che dal 1° giugno opererà in turno sulle ambulanze».
A tal proposito D'Angelo ritiene che il ruolo dell'autista-soccorritore non può e non deve ridursi a semplice manovalanza del soccorso. «Il lavoro degli autisti soccorritori – precisa D'Angelo - viene visto come attività di semplice conduzione di mezzi, mentre di fatto, nella pratica di ogni giorno, oltre alla guida delle ambulanze essi intervengono in equipe sui pazienti, assieme alle altre figure professionali che costituiscono le singole unità operative, svolgendo attività di assistenza sanitaria».
In questa vicenda non manca certamente uno spirito ironico nella richiesta di ripensamento: «Mi chiedo - continua D'Angelo - se le menti che partoriscono tali genialità, si siano mai chiesti come può risolversi un intervento in codice giallo o rosso, assistendo pazienti di una certa stazza, scendere giù per le scale, intubato, in ventilazione assistita, immobilizzato su spinale, assieme a monitor defibrillatore multiparametrico, zaino farmaci, e bombola dell’ossigeno, con sole TRE unità».
Certo, molti interventi del 118 sono apparentemente "semplici", ma la situazione sopra descritta non è né rara né fantasiosa, «e non stiamo parlando di favole - insiste - ma di scenari abbastanza frequenti in un turno di guardia e che spesso in tale situazioni si chiedono rinforzi».
Il rischio è dunque che pur assistendo ad un miglioramento dell'assistenza sanitaria con l'introduzione dell'infermiere nell'equipaggio dell'ambulanza, per ragioni economiche tale miglioramento viene compromesso con la perdita di un soccorritore.
«Ogni giorno - conclude D'Angelo - noi operatori sanitari sulle ambulanze dobbiamo già fare i conti con la mancanza di presidi sanitari, con la burocrazia e con le difficoltà di relazione e le incomprensione territorio-ospedale; adesso anche con la riduzione o meglio con la rimozione di un soccorritore».
Ma quanto peserà nella efficienza del servizio una unità in meno? L'assenza di un soccorritore pone infatti alcuni problemi nella gestione dei pazienti critici o nel caso di intervento in situazioni ambientali non facili. Ma anche gli interventi ordinari potrebbero subire rallentamenti per non dire di possibili confusione di ruolo da parte degli stessi operatori. Le organizzazioni sindacali di settore si oppongono, come era prevedibile, a questa riduzione del personale. Vito D'Angelo, responsabile nazionale per il 118 dello SNAMI, ha dichiarato che i direttori delle centrali operative, essendo sanitari appartenenti all'area critica che lavorano sul campo, «sanno e conoscono le difficoltà a cui si va incontro durante la presa in carico di pazienti critici e le condizioni diventano ancora più sfavorevole quando si interviene sul territorio e in condizioni disagiate».
Con una lettera indirizzata al direttore del DEU dell'ASP 9 di Trapani, al direttore della C.O. di Palermo e al direttore del 118 regionale, Dino Alagna, D'Angelo chiede proprio un intervento per ottenere da parte assessoriale un ripensamento di questo provvedimenti. «Credo che questo stratagemma - ha continuato D'Angelo - sia stato sicuramente escogitato per false tematiche di risparmio cavalcando le testate giornalistiche e mettendo in crisi e in condizioni di ridicolo il personale che dal 1° giugno opererà in turno sulle ambulanze».
A tal proposito D'Angelo ritiene che il ruolo dell'autista-soccorritore non può e non deve ridursi a semplice manovalanza del soccorso. «Il lavoro degli autisti soccorritori – precisa D'Angelo - viene visto come attività di semplice conduzione di mezzi, mentre di fatto, nella pratica di ogni giorno, oltre alla guida delle ambulanze essi intervengono in equipe sui pazienti, assieme alle altre figure professionali che costituiscono le singole unità operative, svolgendo attività di assistenza sanitaria».
In questa vicenda non manca certamente uno spirito ironico nella richiesta di ripensamento: «Mi chiedo - continua D'Angelo - se le menti che partoriscono tali genialità, si siano mai chiesti come può risolversi un intervento in codice giallo o rosso, assistendo pazienti di una certa stazza, scendere giù per le scale, intubato, in ventilazione assistita, immobilizzato su spinale, assieme a monitor defibrillatore multiparametrico, zaino farmaci, e bombola dell’ossigeno, con sole TRE unità».
Certo, molti interventi del 118 sono apparentemente "semplici", ma la situazione sopra descritta non è né rara né fantasiosa, «e non stiamo parlando di favole - insiste - ma di scenari abbastanza frequenti in un turno di guardia e che spesso in tale situazioni si chiedono rinforzi».
Il rischio è dunque che pur assistendo ad un miglioramento dell'assistenza sanitaria con l'introduzione dell'infermiere nell'equipaggio dell'ambulanza, per ragioni economiche tale miglioramento viene compromesso con la perdita di un soccorritore.
«Ogni giorno - conclude D'Angelo - noi operatori sanitari sulle ambulanze dobbiamo già fare i conti con la mancanza di presidi sanitari, con la burocrazia e con le difficoltà di relazione e le incomprensione territorio-ospedale; adesso anche con la riduzione o meglio con la rimozione di un soccorritore».
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