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L'ex pm: «Le nostre mosse non piacciono neppure a chi, al Nord, traeva vantaggio dai viaggi della speranza».
L'assessore replica anche al Tg1: «Noi abbiamo le carte in regola, rispettati tutti i paletti».
L'assessore attacca Pdl e Pld: «Quando ci siamo insediati il piano di rientro era abbandonato. Noi abbiamo fatto e stiamo facendo la secessione dal passato da chi ha distrutto la Sicilia».
PALERMO - Tratteggia una Regione sotto assedio da parte di poteri forti e lobby indeboliti dall'azione del governo. Ci mette la faccia, Massimo Russo, la sua e quella di Lucia Borsellino (figlia del magistrato ucciso), per difendersi «dalle carognate e dallo sputtanamento». Nel mirino gli attacchi politici e l'eco che hanno avuto «su Tg1, Libero, Il Giornale e la Padania».
L'assessore alla Sanità convoca una conferenza stampa e fornisce undici pagine fitte di tabelle e grafici che evidenziano «la legittimità dei concorsi banditi per assumere da 2.500 a 4 mila persone»: «Tutto era previsto nel piano di rientro, cioè nell'accordo fra Stato e Regione per recuperare il deficit. D'intesa col governo nazionale furono fissati dei paletti che riguardavano il numero di dipendenti. E a quelli ci siamo adeguati». Russo cede la parola a Lucia Borsellino e si leva qualche sassolino dalla scarpa: «Quando sono arrivato, una professionalità come la sua era relegata in un sotto scala». Lui l'ha promossa a dirigente generale. E la Borsellino illustra i dati sul personale della sanità: «Nel 2006 erano in servizio 59,681 persone che costavano 2 miliardi e 742 milioni. Nel 2007 col piano di rientro si è previsto di abbassare questa quota e noi nel 2010 siamo arrivati ai previsti 52.012 dipendenti grazie al blocco delle assunzioni e ai pensionamenti». Russo riplende la parola: «I posti che stiamo mettendo a concorso sono già compresi nei 52 mila attuali, occupati da persone con contratti a termine. Stiamo provando a sottrarre queste persone al ricatto clientelare della politica». L'assessore è un fiume in piena e attacca Pdl e Pid: «Quando ci siamo insediati, nel 2008, il piano di rientro era praticamente abbandonato. Noi abbiamo fatto e stiamo facendo la secessione dal passato, da chi ha distrutto la Sicilia».
E rivendica, Russo, la riduzione di unità complesse negli ospedali: «Dovevamo fermarci al 5% e siamo arrivati al 10». Tutte mosse «che non piacciono a chi gestiva il sistema in passato e neppure da chi al Nord traeva vantaggio dalla mobilità dalla Sicilia che vale 250 milioni all'anno».
Sono le risposte dell'assessore ai servizi giornalistici («perchè noi, a differenza di altri. abbiamo le carte in regola») che certificano però, dopo la rottura fra governo regionale e nazionale, anche la frattura con gli imprenditori: «Lo Bello critica le assunzioni? Mi piacerebbe sentirgli ricordare che per la prima volta si fanno per concorso».
È un clima da tutti contro tutti che mette in conflitto anche attori che in altri tempi sarebbero stati alleati nel fronte dell'antimafia. Il pm passato alla politica sveste infatti per sempre i panni del «tecnico» e attacca a testa bassa Leoluca Orlando. Reo, da presidente della commissione sugli errori sanitari, di aver diffuso buona parte dei dati sulla malasanità che hanno poi ispirato i servizi televisivi: «È un demagogo che si diverte a preparare polpette avvelenate». L'assessore sfida l'ex sindaco della primavera di Palermo a un confronto pubblico.
Ma Orlando farà sapere di non voler neppure replicare «alle ripetute e nervose espressioni verbali e dichiarazioni, peraltro non meritevoli di alcun commento in sede istituzionale». Solo sui dati Orlando spende una parola: «Sono quelli diffusi dalla stampa e risultanti dall'archivio ufficiale della commissione, curato da un competente nucleo della Guardia di Finanza». Ultima scintilla di una giornata che ha sancito l'inizio di una guerra, dichiarata simbolicamente con una conferenza stampa a Palazzo d'Orleans in cui era assente Lombardo (in vacanza), che ha lasciato a Russo le redini.
PALERMO - Tratteggia una Regione sotto assedio da parte di poteri forti e lobby indeboliti dall'azione del governo. Ci mette la faccia, Massimo Russo, la sua e quella di Lucia Borsellino (figlia del magistrato ucciso), per difendersi «dalle carognate e dallo sputtanamento». Nel mirino gli attacchi politici e l'eco che hanno avuto «su Tg1, Libero, Il Giornale e la Padania».
L'assessore alla Sanità convoca una conferenza stampa e fornisce undici pagine fitte di tabelle e grafici che evidenziano «la legittimità dei concorsi banditi per assumere da 2.500 a 4 mila persone»: «Tutto era previsto nel piano di rientro, cioè nell'accordo fra Stato e Regione per recuperare il deficit. D'intesa col governo nazionale furono fissati dei paletti che riguardavano il numero di dipendenti. E a quelli ci siamo adeguati». Russo cede la parola a Lucia Borsellino e si leva qualche sassolino dalla scarpa: «Quando sono arrivato, una professionalità come la sua era relegata in un sotto scala». Lui l'ha promossa a dirigente generale. E la Borsellino illustra i dati sul personale della sanità: «Nel 2006 erano in servizio 59,681 persone che costavano 2 miliardi e 742 milioni. Nel 2007 col piano di rientro si è previsto di abbassare questa quota e noi nel 2010 siamo arrivati ai previsti 52.012 dipendenti grazie al blocco delle assunzioni e ai pensionamenti». Russo riplende la parola: «I posti che stiamo mettendo a concorso sono già compresi nei 52 mila attuali, occupati da persone con contratti a termine. Stiamo provando a sottrarre queste persone al ricatto clientelare della politica». L'assessore è un fiume in piena e attacca Pdl e Pid: «Quando ci siamo insediati, nel 2008, il piano di rientro era praticamente abbandonato. Noi abbiamo fatto e stiamo facendo la secessione dal passato, da chi ha distrutto la Sicilia».
E rivendica, Russo, la riduzione di unità complesse negli ospedali: «Dovevamo fermarci al 5% e siamo arrivati al 10». Tutte mosse «che non piacciono a chi gestiva il sistema in passato e neppure da chi al Nord traeva vantaggio dalla mobilità dalla Sicilia che vale 250 milioni all'anno».
Sono le risposte dell'assessore ai servizi giornalistici («perchè noi, a differenza di altri. abbiamo le carte in regola») che certificano però, dopo la rottura fra governo regionale e nazionale, anche la frattura con gli imprenditori: «Lo Bello critica le assunzioni? Mi piacerebbe sentirgli ricordare che per la prima volta si fanno per concorso».
È un clima da tutti contro tutti che mette in conflitto anche attori che in altri tempi sarebbero stati alleati nel fronte dell'antimafia. Il pm passato alla politica sveste infatti per sempre i panni del «tecnico» e attacca a testa bassa Leoluca Orlando. Reo, da presidente della commissione sugli errori sanitari, di aver diffuso buona parte dei dati sulla malasanità che hanno poi ispirato i servizi televisivi: «È un demagogo che si diverte a preparare polpette avvelenate». L'assessore sfida l'ex sindaco della primavera di Palermo a un confronto pubblico.
Ma Orlando farà sapere di non voler neppure replicare «alle ripetute e nervose espressioni verbali e dichiarazioni, peraltro non meritevoli di alcun commento in sede istituzionale». Solo sui dati Orlando spende una parola: «Sono quelli diffusi dalla stampa e risultanti dall'archivio ufficiale della commissione, curato da un competente nucleo della Guardia di Finanza». Ultima scintilla di una giornata che ha sancito l'inizio di una guerra, dichiarata simbolicamente con una conferenza stampa a Palazzo d'Orleans in cui era assente Lombardo (in vacanza), che ha lasciato a Russo le redini.
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