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Indagine "Il prezzo della salute" di Altroconsumo su esami diagnostici, visite specialistiche e terapie nelle varie Regioni.
Il Servizio sanitario nazionale versa una tariffa massima, il resto a carico della Regione cioè degli abitanti.
PALERMO - Il federalismo fiscale inizia dalla sanità. Nella giungla delle tariffe per esami diagnostici, visite specialistiche, terapie, i prezzi variano di regione in regione, con un Sud non sempre maglia nera. Almeno questa volta. E la Sicilia, nel borsino delle tariffe, offre "prezzi popolari" classificandosi tra le poche regioni (insieme alla Marche che a volte supera la Sicilia in prezzi democratici) che adottano le tariffe minime pesando meno sul costo a carico dei cittadini.
Il quadro di questa sorta di federalismo sanitario è stato messo nero su bianco da un'indagine di Altroconsumo ("Il prezzo della salute") che passando al setaccio i tariffari 2009 delle varie regioni ha scoperto come in Italia i pazienti non sono tutti uguali: al di là delle differenze qualitative dei servizi offerti, vi sono anche notevoli varietà nelle tariffe che sono chiamati a versare.
Oggetto dell'indagine, sono state le 31 prestazioni ambulatoriali più richieste divise fra visite specialistiche, esami di laboratorio e diagnostici. Il risultato si presta a paragoni che destano qualche sorpresa: i principali esami di laboratorio in Puglia costano in media il 56 per cento in più rispetto all'Emilia Romagna, le visite specialistiche in Piemonte sono più care dell'82 per cento rispetto all'Umbria.
Se la salute non è uguale per tutti il motivo è da ricondursi appunto al federalismo sanitario, che attraverso il "nomenclatore tariffario" - attribuisce alle singole regioni la possibilità di fissare i livelli di prezzo cui le strutture devono attenersi. Per ciascuna analisi prevista da quell'elenco, il ServIzio sanitario nazionale versa una "tariffa massima", sforare quella quota vuoI dire far pesare il maggior costo sui bilanci pubblici e quindi sui cittadini. Non solo: dal 2002, grazie ai Lea (i livelli di assistenza minima) le prestazioni riconosciute dal Servizio sanitario sono diminuite. Ma le regioni che vogliono farlo possono aumentare i servizi offerti coprendo i maggidri costi con risorse proprie. Cosi scopriamo che la Sicilia è una regione virtuosa adottando spesso per esami e visite specialistiche le tariffe minime stàbilite dal nomenclatore. Qualche esempio? Se una radiografia al ginocchio e alla gamba costa in media in Italia 22.63 euro, con la tariffa massima in Piemonte di 31.3 euro, la Sicilia ha stabilito il prezzo minimo di 21.17 euro.
Stessa cosa per altre visite ed esami specialistici come l'elettrocardiogramma e la visita ginecologica. Nel primo caso, mentre la media italiana delle regioni per il costo di questo esame è pari a 12.03 euro, la Sicilia sèende sotto la media con un prezzo dii 1.62 euro. Ancora una volta è il Nord ad avere il prezzo più alto, Friuli Venezia Giulia in testa con 15 euro. Se le donne siciliane pagheranno 20.66 euro per la visita ginecologica offerta dal servizIO pubblico, le colleghe piemontesi dovranno sborsare ben 30 euro, visto che la Regione ha adottato la tariffa massima. Anche il semplice prelievo del sangue ha costi diversi. Questa volta è il Lazio ad adeguarsi alla tariffa minima stabilita dal nomenclatore con un costo di soli 52 centesimi, mentre la stessa analisi eseguita in un laboratorio delle Marche viene pagata dal paziente 6 euro e 20 centesimi e 2.52 in Sicilia, che adotta il prezzo sotto la media italiana (2.84 euro).
Differenze anche nella visita generale spesso richiesta dai cittadini. In questo caso il tariffario minimo è di 16,5 euro e quello massimo di 30 euro. La regione più cara è ancora una volta il PIemonte (30 euro) seguito dal Friuli Venezia Giulia (29) mentre appena poco lontano la provincia autonoma di Bolzano fa pagare 18 euro. Per questa prestazione, gran parte delle regioni meridionali, Sicilia inclusa, hanno stabilito il prezzo al di otto della media di 20.66 euro. E allora eccolo il federalismo tanto osannato dalla Lega che nasconde però degli effetti che pesano sui cittadini che in questo caso si traducono in vere e proprie diseguaglianze.
Il quadro di questa sorta di federalismo sanitario è stato messo nero su bianco da un'indagine di Altroconsumo ("Il prezzo della salute") che passando al setaccio i tariffari 2009 delle varie regioni ha scoperto come in Italia i pazienti non sono tutti uguali: al di là delle differenze qualitative dei servizi offerti, vi sono anche notevoli varietà nelle tariffe che sono chiamati a versare.
Oggetto dell'indagine, sono state le 31 prestazioni ambulatoriali più richieste divise fra visite specialistiche, esami di laboratorio e diagnostici. Il risultato si presta a paragoni che destano qualche sorpresa: i principali esami di laboratorio in Puglia costano in media il 56 per cento in più rispetto all'Emilia Romagna, le visite specialistiche in Piemonte sono più care dell'82 per cento rispetto all'Umbria.
Se la salute non è uguale per tutti il motivo è da ricondursi appunto al federalismo sanitario, che attraverso il "nomenclatore tariffario" - attribuisce alle singole regioni la possibilità di fissare i livelli di prezzo cui le strutture devono attenersi. Per ciascuna analisi prevista da quell'elenco, il ServIzio sanitario nazionale versa una "tariffa massima", sforare quella quota vuoI dire far pesare il maggior costo sui bilanci pubblici e quindi sui cittadini. Non solo: dal 2002, grazie ai Lea (i livelli di assistenza minima) le prestazioni riconosciute dal Servizio sanitario sono diminuite. Ma le regioni che vogliono farlo possono aumentare i servizi offerti coprendo i maggidri costi con risorse proprie. Cosi scopriamo che la Sicilia è una regione virtuosa adottando spesso per esami e visite specialistiche le tariffe minime stàbilite dal nomenclatore. Qualche esempio? Se una radiografia al ginocchio e alla gamba costa in media in Italia 22.63 euro, con la tariffa massima in Piemonte di 31.3 euro, la Sicilia ha stabilito il prezzo minimo di 21.17 euro.
Stessa cosa per altre visite ed esami specialistici come l'elettrocardiogramma e la visita ginecologica. Nel primo caso, mentre la media italiana delle regioni per il costo di questo esame è pari a 12.03 euro, la Sicilia sèende sotto la media con un prezzo dii 1.62 euro. Ancora una volta è il Nord ad avere il prezzo più alto, Friuli Venezia Giulia in testa con 15 euro. Se le donne siciliane pagheranno 20.66 euro per la visita ginecologica offerta dal servizIO pubblico, le colleghe piemontesi dovranno sborsare ben 30 euro, visto che la Regione ha adottato la tariffa massima. Anche il semplice prelievo del sangue ha costi diversi. Questa volta è il Lazio ad adeguarsi alla tariffa minima stabilita dal nomenclatore con un costo di soli 52 centesimi, mentre la stessa analisi eseguita in un laboratorio delle Marche viene pagata dal paziente 6 euro e 20 centesimi e 2.52 in Sicilia, che adotta il prezzo sotto la media italiana (2.84 euro).
Differenze anche nella visita generale spesso richiesta dai cittadini. In questo caso il tariffario minimo è di 16,5 euro e quello massimo di 30 euro. La regione più cara è ancora una volta il PIemonte (30 euro) seguito dal Friuli Venezia Giulia (29) mentre appena poco lontano la provincia autonoma di Bolzano fa pagare 18 euro. Per questa prestazione, gran parte delle regioni meridionali, Sicilia inclusa, hanno stabilito il prezzo al di otto della media di 20.66 euro. E allora eccolo il federalismo tanto osannato dalla Lega che nasconde però degli effetti che pesano sui cittadini che in questo caso si traducono in vere e proprie diseguaglianze.
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