Domenica 23 Gennaio 2011 | Ultimo aggiornamento 14:39
VALLECROSIA
Vallecrosia - Cristian Giacoletto, 23 anni, non avrebbe potuto indossare la giacca col proprio nome, essendo fermo dal servizio. La denuncia è partita su segnalazione ai carabinieri. Il giovane era intervenuto su un incidente e attendeva l'arrivo dei soccorsi
Cristian Giacoletto
La storia, di per sé, farebbe pure sorridere, se non fosse che di mezzo c'è la giustizia. Morale: un soccorritore del servizio 118, diplomato e certificato da quattro anni, incappa in un incidente per strada, presta assistenza al paziente, ma viene successivamente denunciato per «usurpazione di titoli», in quanto non avrebbe dovuto utilizzare quella giacca, perchè al momento non appartenente ad alcuna pubblica assistenza. Protagonista di questa assurda vicenda è Cristian Giacoletto, 23 anni, di Vallecrosia. I fatti risalgono all'11 novembre scorso.
«Erano circa le 10 – racconta rammaricato, Cristian - e mi stavo recando a Imperia per assistere a una lezione privata, considerando che ho ripreso gli studi liceali con una finalità superiore, il dottorato in medicina, avendo frequentato per anni il settore dell'emergenza sanitaria, in provincia e fuori. Giunto all'altezza di via Nespolo, nei pressi del ristorante Erio, incappo in un incidente stradale che mi consuma davanti gli occhi. Essendo, quindi, un soccorritore, certificato da quattro anni, più tutto il periodo che ho frequentato senza titolo, mi fermo e intervengo, non essendo presente nessun altro in quel momento sul posto. Insomma, adempiendo al mio dovere, e al mio titolo, sono intervenuto sul luogo del sinistro allertando i soccorsi per la viabilità, indossando la mia giacca di soccorso privata, che usavo quando questi interventi, per me erano la routine. Quando, in pratica, operavo come soccorritore del 118, con la qualifica di operatore Dae (defibrillatore esterno automatica, ndr). Il ferito lamentava un forte mal di schiena, pericolo molto serio per la salute visto che l'urto può causare la frattura delle vertebre al livello cervicale con conseguenze gravissime o persino la morte. I segnali tipici sono infatti gli intensi dolori alla colonna vertebrale e alla cervicale in particolare».
Prosegue. «Nel giro di alcuni minuti sopraggiunge l'ambulanza della Croce Azzurra di Vallecrosia e io mi allontano, soddisfatto di aver portato a termine un gesto umanitario nel migliore dei modi». Dall'11 novembre, arriviamo a lunedì 17 gennaio. Sono le ore 15. «Mi telefona il maresciallo dei carabinieri di Vallecrosia, comunicandomi un colloquio personale. Nonostante fossi a Sanremo, da un mio carissimo amico molto malato, mi sono subito precipitato in caserma, a Vallecrosia. Alle 16.15, mi viene contestata un denuncia, per fatti relativi al giorno di quell'incidente, in particolare per il mio abbigliamento. Mi si contesta l'usurpazione di titoli o di onori». Secondo la denuncia, Cristian non avrebbe potuto indossare quella giacca, non essendo stato iscritto, nell'ultimo anno, in alcuna pubblica assistenza: 'non per obbligo, ma per scelta. Secondo il denunciante, dunque, che ha presentato una segnalazione e secondo l'Asl, Cristian non poteva indossare quegli indumenti.
«Replico a tale denuncia, che ho già consegnato al mio avvocato – conclude Cristian – che io, secondo il certificato numero “33/2007”, rilasciato a Imperia e firmato anche dall'allora direttore generale dell'Asl 1 Imperiese, Renata Canini e dall’attuale responsabile del Dipartimento delle Emergenze, Stefano Ferlito, sono un soccorritore del 118 e tale resto. Un certificato, dunque, che mi obbliga civilmente e moralmente a intervenire su un'emergenza che non mi ferisca, che non rappresenti un pericolo per me e per gli altri; sulla quale intervenga con mezzi e modi adatti, applicando i protocolli superiori, quando non vi siano presenti altri mezzi di soccorso». Cristian, ora, porterà avanti la sua causa con l’avvocato, ma è davvero assurdo che un soccorritore, nel pieno delle sue funzioni, venga denunciato per aver indossato una casacca, intesa come segno di riconoscimento verso l’esterno della propria attività. I soliti cavilli all’italiana.
«Erano circa le 10 – racconta rammaricato, Cristian - e mi stavo recando a Imperia per assistere a una lezione privata, considerando che ho ripreso gli studi liceali con una finalità superiore, il dottorato in medicina, avendo frequentato per anni il settore dell'emergenza sanitaria, in provincia e fuori. Giunto all'altezza di via Nespolo, nei pressi del ristorante Erio, incappo in un incidente stradale che mi consuma davanti gli occhi. Essendo, quindi, un soccorritore, certificato da quattro anni, più tutto il periodo che ho frequentato senza titolo, mi fermo e intervengo, non essendo presente nessun altro in quel momento sul posto. Insomma, adempiendo al mio dovere, e al mio titolo, sono intervenuto sul luogo del sinistro allertando i soccorsi per la viabilità, indossando la mia giacca di soccorso privata, che usavo quando questi interventi, per me erano la routine. Quando, in pratica, operavo come soccorritore del 118, con la qualifica di operatore Dae (defibrillatore esterno automatica, ndr). Il ferito lamentava un forte mal di schiena, pericolo molto serio per la salute visto che l'urto può causare la frattura delle vertebre al livello cervicale con conseguenze gravissime o persino la morte. I segnali tipici sono infatti gli intensi dolori alla colonna vertebrale e alla cervicale in particolare».
Prosegue. «Nel giro di alcuni minuti sopraggiunge l'ambulanza della Croce Azzurra di Vallecrosia e io mi allontano, soddisfatto di aver portato a termine un gesto umanitario nel migliore dei modi». Dall'11 novembre, arriviamo a lunedì 17 gennaio. Sono le ore 15. «Mi telefona il maresciallo dei carabinieri di Vallecrosia, comunicandomi un colloquio personale. Nonostante fossi a Sanremo, da un mio carissimo amico molto malato, mi sono subito precipitato in caserma, a Vallecrosia. Alle 16.15, mi viene contestata un denuncia, per fatti relativi al giorno di quell'incidente, in particolare per il mio abbigliamento. Mi si contesta l'usurpazione di titoli o di onori». Secondo la denuncia, Cristian non avrebbe potuto indossare quella giacca, non essendo stato iscritto, nell'ultimo anno, in alcuna pubblica assistenza: 'non per obbligo, ma per scelta. Secondo il denunciante, dunque, che ha presentato una segnalazione e secondo l'Asl, Cristian non poteva indossare quegli indumenti.
«Replico a tale denuncia, che ho già consegnato al mio avvocato – conclude Cristian – che io, secondo il certificato numero “33/2007”, rilasciato a Imperia e firmato anche dall'allora direttore generale dell'Asl 1 Imperiese, Renata Canini e dall’attuale responsabile del Dipartimento delle Emergenze, Stefano Ferlito, sono un soccorritore del 118 e tale resto. Un certificato, dunque, che mi obbliga civilmente e moralmente a intervenire su un'emergenza che non mi ferisca, che non rappresenti un pericolo per me e per gli altri; sulla quale intervenga con mezzi e modi adatti, applicando i protocolli superiori, quando non vi siano presenti altri mezzi di soccorso». Cristian, ora, porterà avanti la sua causa con l’avvocato, ma è davvero assurdo che un soccorritore, nel pieno delle sue funzioni, venga denunciato per aver indossato una casacca, intesa come segno di riconoscimento verso l’esterno della propria attività. I soliti cavilli all’italiana.
di Fabrizio Tenerelli
20/01/2011
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