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MALASANITÀ IN SICILIA. Tragedia sfiorata al reparto di ostetricia e ginecologia del Policlinico «Paolo Giaccone» di Palermo.
Il piccolo soccorso tempestivamente è stato portato in rianimazione e sta migliorando.
PALERMO. Tragedia sfiorata. Un gas, protossido d'azoto anziché ossigeno. Un neonato palermitano ha rischiato di morire dopo che, venuto alla luce giovedì scorso nel reparto di Ostetricia e ginecologia del Policlinico «Paolo Giaccone» del capoluogo dell'Isola, doveva essere sottoposto a terapia di ossigenazione. Ci troviamo di fronte ad un altro presunto episodio di malasanità che investe il pianeta dei «camici bianchi»? La denuncia, abbastanza circostanziata, arriva direttamente da Giovanni Vitale, padre dello sfortunato bimbo.
«Mio figlio è stato intubato - ha spiegato -, ma nei tubi collegati alla macchina c'era gas. Mi hanno detto che la responsabilità è della ditta che ha eseguito alcuni lavori nel reparto di Ostetricia».
Ancora il papà del neonato: «Il mio bambino stava rischiando una crisi cardio-respiratoria. Ma non dipendeva da lui. Hanno indagato e si sono accorti che il tubo del gas e dell'ossigeno erano stati invertiti. Il bambino ora sta migliorando, risponde bene ai farmaci e dai primi esami non sembra ci siano problemi di natura cerebrale. Non sappiamo però cosa succederà quando toglieranno la maschera dell'ossigeno. I medici mi hanno detto che l'azienda ospedaliera ha presentato una denuncia e mi hanno fatto presente che la responsabilità sarebbe della ditta che recentemente ha eseguito i lavori all'interno del reparto di Ostetricia e ginecologia».
Il padre del piccolo, tuttavia non ha ancora deciso se presentare denuncia. Aspetta che il suo bambino si riprenda. Ma lo farà. «Deve essere fatta chiarezza - aggiunge Giovanni Vitale -. I responsabili di quanto avvenuto devono pagare».
Il direttore generale del Policlinico, Mario La Rocca, conferma l'episodio e spiega che il tempestivo intervento dei medici ha evitato il peggio: «Il bambino è stato prontamente portato nel reparto di rianimazione - ha sottolineato il manager dell'azienda ospedaliera universitaria -. È ancora sedato e le sue condizioni migliorano lentamente, ma progressivamente».
Lo stesso direttore ha pure annunciato ieri di avere aperto un'indagine interna: «Una volta che il quadro sarà chiaro - conclude - prenderò tutti provvedimenti previsti per questi casi». Sulla stessa scia, l'assessore regionale per la Salute, Massimo Russo, che ha pure annunciato un'ispezione al reparto di Ostetricia e ginecologia del Policlinico «che servirà ad accertare eventuali responsabilità».
Anche la Commissione d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale ha deciso di intervenire su questo ennesimo episodio che «macchia» la sanità siciliana. «Ho chiesto un'istruttoria ai carabinieri
appartenenti al nucleo del Nas della Commissione - ha annunciato il senatore Ignazio Marino, presidente dell'organismo - per far luce sulle circostanze. I carabinieri raccoglieranno tutta la documentazione disponibile. I risultati delle indagini saranno presentati e valutati mercoledì, nel corso della riunione del prossimo Ufficio di presidenza. Se fosse vero che il neonato è stato esposto ad un gas diverso rispetto all'ossigeno di cui aveva bisogno, sarebbe un fatto gravissimo». A questo punto, bisognerà capire cosa effettivamente sia accaduto nel reparto adesso «incriminato».
Una cosa è certa: i cosiddetti «bocchettoni» esterni da dove viene erogato ossigeno e protossido d'azoto non possono essere invertiti perchè, oltre al fatto che hanno un colore diverso, hanno pure «attacchi» diversi, quindi è impossibile il cosiddetto scambio. Un'altra ipotesi potrebbe essere quella del cattivo funzionamento di uno dei due «bocchettoni» o altrimenti e, questa ultima ipotesi sarebbe dawero grave, coloro i quali hanno realizzato l'impianto avrebbero, sia pure inconsapevolmente, invertito i collegamenti. Ed i collaudi? Sarebbero stati eseguiti? Tutto è stato realizzato a norma? A regola d'arte? Troppi gli interrogativi che, adesso, dovranno essere sciolti dalle varie inchieste ed indagini che sono state aperte dalle varie istituzioni.
«Mio figlio è stato intubato - ha spiegato -, ma nei tubi collegati alla macchina c'era gas. Mi hanno detto che la responsabilità è della ditta che ha eseguito alcuni lavori nel reparto di Ostetricia».
Ancora il papà del neonato: «Il mio bambino stava rischiando una crisi cardio-respiratoria. Ma non dipendeva da lui. Hanno indagato e si sono accorti che il tubo del gas e dell'ossigeno erano stati invertiti. Il bambino ora sta migliorando, risponde bene ai farmaci e dai primi esami non sembra ci siano problemi di natura cerebrale. Non sappiamo però cosa succederà quando toglieranno la maschera dell'ossigeno. I medici mi hanno detto che l'azienda ospedaliera ha presentato una denuncia e mi hanno fatto presente che la responsabilità sarebbe della ditta che recentemente ha eseguito i lavori all'interno del reparto di Ostetricia e ginecologia».
Il padre del piccolo, tuttavia non ha ancora deciso se presentare denuncia. Aspetta che il suo bambino si riprenda. Ma lo farà. «Deve essere fatta chiarezza - aggiunge Giovanni Vitale -. I responsabili di quanto avvenuto devono pagare».
Il direttore generale del Policlinico, Mario La Rocca, conferma l'episodio e spiega che il tempestivo intervento dei medici ha evitato il peggio: «Il bambino è stato prontamente portato nel reparto di rianimazione - ha sottolineato il manager dell'azienda ospedaliera universitaria -. È ancora sedato e le sue condizioni migliorano lentamente, ma progressivamente».
Lo stesso direttore ha pure annunciato ieri di avere aperto un'indagine interna: «Una volta che il quadro sarà chiaro - conclude - prenderò tutti provvedimenti previsti per questi casi». Sulla stessa scia, l'assessore regionale per la Salute, Massimo Russo, che ha pure annunciato un'ispezione al reparto di Ostetricia e ginecologia del Policlinico «che servirà ad accertare eventuali responsabilità».
Anche la Commissione d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale ha deciso di intervenire su questo ennesimo episodio che «macchia» la sanità siciliana. «Ho chiesto un'istruttoria ai carabinieri
appartenenti al nucleo del Nas della Commissione - ha annunciato il senatore Ignazio Marino, presidente dell'organismo - per far luce sulle circostanze. I carabinieri raccoglieranno tutta la documentazione disponibile. I risultati delle indagini saranno presentati e valutati mercoledì, nel corso della riunione del prossimo Ufficio di presidenza. Se fosse vero che il neonato è stato esposto ad un gas diverso rispetto all'ossigeno di cui aveva bisogno, sarebbe un fatto gravissimo». A questo punto, bisognerà capire cosa effettivamente sia accaduto nel reparto adesso «incriminato».
Una cosa è certa: i cosiddetti «bocchettoni» esterni da dove viene erogato ossigeno e protossido d'azoto non possono essere invertiti perchè, oltre al fatto che hanno un colore diverso, hanno pure «attacchi» diversi, quindi è impossibile il cosiddetto scambio. Un'altra ipotesi potrebbe essere quella del cattivo funzionamento di uno dei due «bocchettoni» o altrimenti e, questa ultima ipotesi sarebbe dawero grave, coloro i quali hanno realizzato l'impianto avrebbero, sia pure inconsapevolmente, invertito i collegamenti. Ed i collaudi? Sarebbero stati eseguiti? Tutto è stato realizzato a norma? A regola d'arte? Troppi gli interrogativi che, adesso, dovranno essere sciolti dalle varie inchieste ed indagini che sono state aperte dalle varie istituzioni.
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