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Ma dall'ospedale «Garibaldi» fanno sapere: «Osservate tutte le procedure».
CATANIA. I familiari di un domestico cingalese di quarantasette anni, Basilio Kuranage, deceduto nel pomeriggio di venerdì, per infarto al miocardio, al pronto soccorso dell'ospedale «Garibaldi», hanno presentato una denuncia-esposto al commissariato «Centrale» di polizia per presulite megligenze da parte dei medici nella trattazione del caso e, quindi, nell'assistenza prestata alloro congiunto.
Secondo i familiari del Kuranage, in particolar modo, la vittima sarebbe stata lasciata in sala d'attesa per un periodo di tempo eccessivamente ed ingiustificatamente lungo, cosicché, quando l'uomo, cui era stato assegnato un «codice verde», è stato visitato al pronto soccorso, i margini per un intervento idoneo a salvargli la vita si erano ridotti notevolmente, tant'è vero che ii cingalese si è spento da lì a poco. Secondo fonti mediche, però, le procedure sarebbero state osservate correttamente. L'uomo, viene rivelato, ha sì avuto assegnato un «codice verde», ma non appena le sue condizioni si sono aggravate - ciò mentre erano in trattazione altri tre «codice giallo» - è stato subito preso in cura dal personale del nosocomio, che è intervenuto, anche in questo caso, come da procedura: «Al Kuranage - viene spiegato - è stata diagnosticata una patologia cardiaca e l'uomo è stato subito sottoposto a trombolisi, ovvero la somministrazione di farmaci per evitare le formazione di trombi nel sistema sanguigno. Il paziente è deceduto 20~30 minuti dopo, quindi nessunppuò pensare - e men che meno dire - che lo sfortunato cingalese sia morto senza che nessuno si fosse prese cura di lui».
«Quando ii Kuranage è arrivato - riferisce altra "voce" dal Garibaldi - era da solo ed in motorino: accusava un dolore intercostale come tanta altra gente che viene al pronto soccorso. Se l'assegnazione dei codici segue un criterio, a lui non poteva essere assegnato altro che il verde».
Sulla vicenda, in ogni caso, la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo iscrivendo, come atto dovuto, nel registro degli indagati quattro persone: un medico e tre infermieri professionali. Il prowedimento è propedeutico all'esecuzione dell'autopsia, che sarà eseguita presumibilmente la prossima settimana.
Sulla morte del paziente cingalese ha avviato un'istruttoria interna anche il direttore generale dell'azienda ospedaliera, Angelo Pellicanò, «per approfondire i fatti, nel rispetto dell'inchiesta giudiziaria in corso di svolgimento».
Secondo i familiari del Kuranage, in particolar modo, la vittima sarebbe stata lasciata in sala d'attesa per un periodo di tempo eccessivamente ed ingiustificatamente lungo, cosicché, quando l'uomo, cui era stato assegnato un «codice verde», è stato visitato al pronto soccorso, i margini per un intervento idoneo a salvargli la vita si erano ridotti notevolmente, tant'è vero che ii cingalese si è spento da lì a poco. Secondo fonti mediche, però, le procedure sarebbero state osservate correttamente. L'uomo, viene rivelato, ha sì avuto assegnato un «codice verde», ma non appena le sue condizioni si sono aggravate - ciò mentre erano in trattazione altri tre «codice giallo» - è stato subito preso in cura dal personale del nosocomio, che è intervenuto, anche in questo caso, come da procedura: «Al Kuranage - viene spiegato - è stata diagnosticata una patologia cardiaca e l'uomo è stato subito sottoposto a trombolisi, ovvero la somministrazione di farmaci per evitare le formazione di trombi nel sistema sanguigno. Il paziente è deceduto 20~30 minuti dopo, quindi nessunppuò pensare - e men che meno dire - che lo sfortunato cingalese sia morto senza che nessuno si fosse prese cura di lui».
«Quando ii Kuranage è arrivato - riferisce altra "voce" dal Garibaldi - era da solo ed in motorino: accusava un dolore intercostale come tanta altra gente che viene al pronto soccorso. Se l'assegnazione dei codici segue un criterio, a lui non poteva essere assegnato altro che il verde».
Sulla vicenda, in ogni caso, la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo iscrivendo, come atto dovuto, nel registro degli indagati quattro persone: un medico e tre infermieri professionali. Il prowedimento è propedeutico all'esecuzione dell'autopsia, che sarà eseguita presumibilmente la prossima settimana.
Sulla morte del paziente cingalese ha avviato un'istruttoria interna anche il direttore generale dell'azienda ospedaliera, Angelo Pellicanò, «per approfondire i fatti, nel rispetto dell'inchiesta giudiziaria in corso di svolgimento».
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