
«E' giusto che io debba farmi un prestito in banca, ammesso che me lo concedano, per curare mia figlia? E' normale che debba trasferirmi armi, bagagli e burattini al Gaslini di Genova tre o quattro volte l'anno per dare una speranza di miglioramento di vita alla mia bambina? E' da Paese evoluto e da Stato civile che mia figlia debba ricevere assistenza da parte di figure professionali specifiche saltuariamente e con il contagocce, come se ci stessero facendo un favore?» Sono le domande che si pone mamma Monica Scrivano, che da sei anni lotta per curare la figlia nata microcefala e costretta a una nutrizione artificiale, soffrendo della sindrome da regressione caudale e della rarissima sindrome del riarrangiamento del cromosoma sette.
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