|
Sanità siciliana, i conti non tornano ancora a rischio commissariamento
Tra le mancanze, non valutati gli effetti della spesa per personale, beni e servizi e prodotti farmaceutici.
PALERMO - Rischio commissariamento per la Regione siciliana. L'allarme viene lanciato dalla Corte dei conti nazionale, nell'indagine relazionata dai magistrati Aldo Carosi e Maria Teresa D'Urso, della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato. L'indagine ha per oggetto le risorse da destinare alla riduzione strutturale del disavanzo del servizio sanitario nazionale, maturato tra il 2001 e il 2005. La relazione, approvata lo scorso 6 ottobre con delibera 22/2009, mette a fuoco gli effetti prodotti nei riguardi delle gestioni relative all'esercizio 2009, da cui sono emerse valutazioni negative sull'amministrazione della sanità siciliana. Un esito inaspettato, tanto più se emesso in seguito al Piano di rientro siglato con lo Stato nel luglio 2007, ed alla più recente riforma del sistema sanitario, targata 2009.
L'istruttoria condotta dalla magistratura contabile ha di fatto individuato diverse criticità ed inadempienze che riaprono il caso-sanità in Sicilia. L'indagine finalizzata alla verifica di gestione, è stata condotta con particolare attenzione al rispetto della tempistica prevista per la copertura del disavanzo, lo stato di attuazione del piano di rientro, l'accertamento di fondatezza delle pretese creditorie, o ancora, l'individuazione delle criticità che hanno determinato il disavanzo. Riferimento normativo dell'indagine: la legge 244/2007; il provvedimento consente alle regioni dissestate di accedere al credito statale, attraverso prestito, in misura non superiore a 9,077 mld di euro, destinato all'estinzione dei debiti contratti sui mercati commerciali e finanziari cumulati fino al dicembre 2005. La legge, contemplata in sussidio al Piano di Rientro, (Lg3 l 1/2004), ha legittimato il mutuo trentennale che la Sicilia ha contratto con lo Stato. Sono circa 2,640 mld di euro le risorse erogate alla Sicilia dal ministero dell'Economia, contro i 3,028 mld di euro di debito stimato. La Regione ha titolo di ricevere complessivamente 876 mln di euro, di cui 2 l 2 milioni sono già state assegnate con decreto 23/07. A fronte di questo disavanzo accumulato, la Sicilia ha disposto coperture pluriennali per complessivi 2,926 miliardi.
"Con l'impegno - si legge nella relazione - a procedere all'accertamento definitivo e completo della situazione debitoria entro il 20 settembre 2007, con la consulenza di un advisor contabile, e di attivare, a decorrere dalla data di sottoscrizione con lo Stato, le procedure per l'estinzione anticipata dei debiti finanziari". Propositi che, per quanto perseguibili, oggi più che mai sono schiacciati dal parere della Corte: "le quantificazioni dei deficit sanitari siano provvisori e suscettibili di continue rideterminazioni. Il mancato raggiungimento dell'obiettivo fissato nelle leggi di ripiano succedutesi nel tempo, rendono incerta ed inestricabile qualsiasi azione tesa a rendere trasparenti le situazioni attuali, a quantificare il deficit complessivo e ad assumere appropriati rimedi".
Le inadempienze a cui si fa riferimento sono diverse, tra cui la mancata relazione tecnica finalizzata alla valutazione degli effetti finanziari relativamente alla spesa del personale ed alla spesa su beni e servizi e sui prodotti farmaceutici, ritardi nella registrazione di fatture tale da generare la situazione di disordine contabile rilevata per il periodo 2001-2005. Permangono incertezze circa i crediti non transatti esistenti al 31/12/'05. Inoltre, stime informali emanate dal ministero del Welfare attribuiscono per l'esercizio 2008 alla Regione Sicilia un ulteriore disavanzo di 350 milioni di euro.
"La mancata rimozione delle disfunzioni gestionali che affliggono la maggior parte delle aziende sanitarie operanti nei contesti regionali interessati al dissesto genera un meccanismo perverso e vanificatore anche degli interventi statali e regionali, poiché continuano a prodursi effetti negativi aggiuntivi a quelli che il Legislatore avrebbe voluto circoscrivere ed isolare in un determinato arco temporale", conclude la relazione.
L'istruttoria condotta dalla magistratura contabile ha di fatto individuato diverse criticità ed inadempienze che riaprono il caso-sanità in Sicilia. L'indagine finalizzata alla verifica di gestione, è stata condotta con particolare attenzione al rispetto della tempistica prevista per la copertura del disavanzo, lo stato di attuazione del piano di rientro, l'accertamento di fondatezza delle pretese creditorie, o ancora, l'individuazione delle criticità che hanno determinato il disavanzo. Riferimento normativo dell'indagine: la legge 244/2007; il provvedimento consente alle regioni dissestate di accedere al credito statale, attraverso prestito, in misura non superiore a 9,077 mld di euro, destinato all'estinzione dei debiti contratti sui mercati commerciali e finanziari cumulati fino al dicembre 2005. La legge, contemplata in sussidio al Piano di Rientro, (Lg3 l 1/2004), ha legittimato il mutuo trentennale che la Sicilia ha contratto con lo Stato. Sono circa 2,640 mld di euro le risorse erogate alla Sicilia dal ministero dell'Economia, contro i 3,028 mld di euro di debito stimato. La Regione ha titolo di ricevere complessivamente 876 mln di euro, di cui 2 l 2 milioni sono già state assegnate con decreto 23/07. A fronte di questo disavanzo accumulato, la Sicilia ha disposto coperture pluriennali per complessivi 2,926 miliardi.
"Con l'impegno - si legge nella relazione - a procedere all'accertamento definitivo e completo della situazione debitoria entro il 20 settembre 2007, con la consulenza di un advisor contabile, e di attivare, a decorrere dalla data di sottoscrizione con lo Stato, le procedure per l'estinzione anticipata dei debiti finanziari". Propositi che, per quanto perseguibili, oggi più che mai sono schiacciati dal parere della Corte: "le quantificazioni dei deficit sanitari siano provvisori e suscettibili di continue rideterminazioni. Il mancato raggiungimento dell'obiettivo fissato nelle leggi di ripiano succedutesi nel tempo, rendono incerta ed inestricabile qualsiasi azione tesa a rendere trasparenti le situazioni attuali, a quantificare il deficit complessivo e ad assumere appropriati rimedi".
Le inadempienze a cui si fa riferimento sono diverse, tra cui la mancata relazione tecnica finalizzata alla valutazione degli effetti finanziari relativamente alla spesa del personale ed alla spesa su beni e servizi e sui prodotti farmaceutici, ritardi nella registrazione di fatture tale da generare la situazione di disordine contabile rilevata per il periodo 2001-2005. Permangono incertezze circa i crediti non transatti esistenti al 31/12/'05. Inoltre, stime informali emanate dal ministero del Welfare attribuiscono per l'esercizio 2008 alla Regione Sicilia un ulteriore disavanzo di 350 milioni di euro.
"La mancata rimozione delle disfunzioni gestionali che affliggono la maggior parte delle aziende sanitarie operanti nei contesti regionali interessati al dissesto genera un meccanismo perverso e vanificatore anche degli interventi statali e regionali, poiché continuano a prodursi effetti negativi aggiuntivi a quelli che il Legislatore avrebbe voluto circoscrivere ed isolare in un determinato arco temporale", conclude la relazione.
Nessun commento:
Posta un commento
imposta qui i tuoi commenti