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SALUTE. Il nostro Paese ha acquistato 48 milioni di fiale: utilizzate solo 840 mila. Il ministero: «La campagna non è finita».
Influenza A, troppe dosi comprate. Alcuni Stati rivendono i vaccini.
Francia e Germania ne hanno utilizzate poche. Stesso problema in Italia che però aspetta.
La Francia ha già avviato trattative con Qatar, Ucraina ed Egitto: le dosi saranno vendute a prezzi stracciati. L'Italia si è impegnata a donare all'Oms il 10% delle scorte in favore dei Paesi più poveri.
ROMA. È stato certamente determinante il fatto che, fortunatamente, la pandemia di influenza A non si è finora rivelata terribile come inizialmente temuto, ed ha avuto un gran peso anche l'indicazione dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) che, a novembre, ha stabilito che una sola dose di vaccino è sufficiente per proteggere i soggetti adulti. Ma il risultato finale è stato analogo in molti Paesi europei: meno del previsto i cittadini che si sono vaccinati e scorte di vaccino rimaste inutilizzate nei magazzini. Così, vari governi, dalla Francia alla Germania, hanno deciso: la soluzione è rivendere le dosi in eccesso ad altri Paesi, in testa quelli dell'Est.
È quindi scattata una vera e propria corsa alla rivendita, ed in alcuni casi, come per conquistare il potenziale acquirente Ucraina, è concorrenza aperta tra i diversi governi. In Italia, invece, ancora nessuna decisione è stata presa in merito: si attenderà, prima di valutare la possibile opzione di vendita, il termine della campagna vaccinale in atto. Ma se in Europa si tira un sospiro di sollievo e si pensa a come ricollocare le scorte di vaccino inutilizzate - anche se la stessa Oms invita e non cantar vittoria troppo presto, sottolineando che il pericolo pandemia resta e potrebbero comunque verificarsi nuovi picchi - in Asia ed in particolare in Cina è invece allarme: il virus A/H1N1 si sta rapidamente diffondendo nelle campagne, ha avvertito il governo, e si teme un picco di casi con il prossimo capodanno lunare, quando milioni di cinesi torneranno nei luoghi d'origine per i festeggiamenti.
Via a dosi in saldo
Vari governi si sono fatti i conti in tasca ed hanno concluso che la soluzione più conveniente è rivendere le dosi di vaccino pandemico in eccesso ad altri Paesi che invece ne sono carenti. Infatti, dal momento che l'Oms ha comunicato che una sola dose è sufficiente ad immunizzare i soggetti adulti (invece delle due dosi inizialmente previste), le scorte acquistate dalla aziende farmaceutiche sono risultate in eccesso in numerosi Paesi europei, dove, inoltre, anche la percentuale di cittadini che ha deciso di vaccinarsi è stata inferiore a quella prevista. Il ministero della Salute francese ha annunciato di aver cominciato a rivendere all' estero una parte del proprio stock di vaccini (la Francia aveva acquistato 94 milioni di dosi per una spesa totale di 675 milioni di euro e dall'inizio della campagne vaccinale, lo scorso 21 ottobre, sono stati vaccinati circa 5 milioni di francesi): tra i primi acquirenti, il Qatar ha già acquistato 300.000 dosi e il negoziato è avviato anche con l'Egitto, che si augura di acquistare due milioni di dosi.
Negoziazioni sono pure in corso con l'Ucraina, Paese dove la Francia è in concorrenza, secondo alcune fonti, con la Germania. E proprio la Germania avrebbe intenzione di rivendere oltre due milioni di dosi di vaccino: ne ha ordinate 50 milioni (su una popolazione di 80 mln di persone) quando si pensava fossero necessarie due dosi a persona. Finora solo poco più del 5% della popolazione si è vaccinata. L'intenzione di rivendere il vaccino sarebbe anche della Spagna, e pure la Svizzera si avvia a rivendere circa 4,5 mln dei 13mln di dosi acquistate.
In Italia
L'Italia ha ordinato 48 mln di dosi, con l'obiettivo di vaccinare il 40% della popolazione, a partire dalle categorie a rischio e quelle di pubblica utilità. Ad oggi sono state somministrate circa 840.000 dosi. Rispetto alla possibilità di rivendere parte dello stock ordinato, ha precisato il direttore generale Prevenzione e sanità del ministero della Salute, Fabrizio Oleari, «nessuna decisione è stata assunta ed occorre prima arrivare alla fine della campagna vaccinale. È però evidente - ha sottolineato che l'Italia è tra i paesi Ue che hanno acquistato un minor numero di dosi e già esiste l'impegno a donare all'Oms il 10% delle scorte in favore dei Paesi più poveri». Si tratta, ha concluso Oleari, «di vedere quante dosi rimarranno alla fine della campagna ed il ministro farà le proprie valutazioni». Dell'eventuale opzione rivendita, dunque, si riparlerà non prima degli inizi di febbraio.
ROMA. È stato certamente determinante il fatto che, fortunatamente, la pandemia di influenza A non si è finora rivelata terribile come inizialmente temuto, ed ha avuto un gran peso anche l'indicazione dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) che, a novembre, ha stabilito che una sola dose di vaccino è sufficiente per proteggere i soggetti adulti. Ma il risultato finale è stato analogo in molti Paesi europei: meno del previsto i cittadini che si sono vaccinati e scorte di vaccino rimaste inutilizzate nei magazzini. Così, vari governi, dalla Francia alla Germania, hanno deciso: la soluzione è rivendere le dosi in eccesso ad altri Paesi, in testa quelli dell'Est.
È quindi scattata una vera e propria corsa alla rivendita, ed in alcuni casi, come per conquistare il potenziale acquirente Ucraina, è concorrenza aperta tra i diversi governi. In Italia, invece, ancora nessuna decisione è stata presa in merito: si attenderà, prima di valutare la possibile opzione di vendita, il termine della campagna vaccinale in atto. Ma se in Europa si tira un sospiro di sollievo e si pensa a come ricollocare le scorte di vaccino inutilizzate - anche se la stessa Oms invita e non cantar vittoria troppo presto, sottolineando che il pericolo pandemia resta e potrebbero comunque verificarsi nuovi picchi - in Asia ed in particolare in Cina è invece allarme: il virus A/H1N1 si sta rapidamente diffondendo nelle campagne, ha avvertito il governo, e si teme un picco di casi con il prossimo capodanno lunare, quando milioni di cinesi torneranno nei luoghi d'origine per i festeggiamenti.
Via a dosi in saldo
Vari governi si sono fatti i conti in tasca ed hanno concluso che la soluzione più conveniente è rivendere le dosi di vaccino pandemico in eccesso ad altri Paesi che invece ne sono carenti. Infatti, dal momento che l'Oms ha comunicato che una sola dose è sufficiente ad immunizzare i soggetti adulti (invece delle due dosi inizialmente previste), le scorte acquistate dalla aziende farmaceutiche sono risultate in eccesso in numerosi Paesi europei, dove, inoltre, anche la percentuale di cittadini che ha deciso di vaccinarsi è stata inferiore a quella prevista. Il ministero della Salute francese ha annunciato di aver cominciato a rivendere all' estero una parte del proprio stock di vaccini (la Francia aveva acquistato 94 milioni di dosi per una spesa totale di 675 milioni di euro e dall'inizio della campagne vaccinale, lo scorso 21 ottobre, sono stati vaccinati circa 5 milioni di francesi): tra i primi acquirenti, il Qatar ha già acquistato 300.000 dosi e il negoziato è avviato anche con l'Egitto, che si augura di acquistare due milioni di dosi.
Negoziazioni sono pure in corso con l'Ucraina, Paese dove la Francia è in concorrenza, secondo alcune fonti, con la Germania. E proprio la Germania avrebbe intenzione di rivendere oltre due milioni di dosi di vaccino: ne ha ordinate 50 milioni (su una popolazione di 80 mln di persone) quando si pensava fossero necessarie due dosi a persona. Finora solo poco più del 5% della popolazione si è vaccinata. L'intenzione di rivendere il vaccino sarebbe anche della Spagna, e pure la Svizzera si avvia a rivendere circa 4,5 mln dei 13mln di dosi acquistate.
In Italia
L'Italia ha ordinato 48 mln di dosi, con l'obiettivo di vaccinare il 40% della popolazione, a partire dalle categorie a rischio e quelle di pubblica utilità. Ad oggi sono state somministrate circa 840.000 dosi. Rispetto alla possibilità di rivendere parte dello stock ordinato, ha precisato il direttore generale Prevenzione e sanità del ministero della Salute, Fabrizio Oleari, «nessuna decisione è stata assunta ed occorre prima arrivare alla fine della campagna vaccinale. È però evidente - ha sottolineato che l'Italia è tra i paesi Ue che hanno acquistato un minor numero di dosi e già esiste l'impegno a donare all'Oms il 10% delle scorte in favore dei Paesi più poveri». Si tratta, ha concluso Oleari, «di vedere quante dosi rimarranno alla fine della campagna ed il ministro farà le proprie valutazioni». Dell'eventuale opzione rivendita, dunque, si riparlerà non prima degli inizi di febbraio.
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