|
Influenza A.
I vaccini vanno in saldo a prezzi di realizzo
E' tempo di saldi. Ma parliamo di saldi senza precedenti commerciali, né tantomeno storici. La svendita «a prezzi stracciati» riguarda i tanto agognati (e altrettanto ignorati al momento dell’utilizzo), vaccini che dovevano sbarrare il passo alla pandemia del Terzo millennio, ovvero l’influenza AH1N1, detta anche «suina». E così mentre le due o tre multinazionali produttrici del farmaco brindano ben oltre il periodo delle feste di fine anno al il più grande affare planetario mai realizzato, buona parte dei governi dell’Europa «ricca» si ritrovano a dover piazzare gli ingombranti «fondi di magazzino» rimasti inutilizzati, mentre la biblica pandemia si rivela sempre più una «tigre di carta».
Cos’è successo? Da Berlino, a Londra, a Madrid, a Parigi, a Roma, per motivi che andrebbero approfonditi magari con l’auto di psicologi e sociologi, le popolazioni, a cominciare proprio dai medici, hanno da subito messo in dubbio vuoi la non pericolosità della punturina, vuoi la sua effettiva efficacia. A nulla sono serviti gli «al lupo, al lupo» diramati attraverso giornali e soprattutto tv con le ospitate dei massimi vertici sanitari dei rispettivi Paesi.
Passato il primo momento di inevitabile panico con i Pronto soccorso affollati come le chiese la notte di Natale, la gente, confortata dal parere dei medici di famiglia, schierati in altissima percentuale dietro la sigla «Vaccino? No Grazie», ha cominciato a far spallucce e a cambiare canale quando appariva il «ministro Topo Gigio», fino a costringerlo a sparire dagli schermi, come avrete di certo notato da ormai diverse settimane.
In Italia in attesa di avviare la «svendita fallimentare» verso i Paesi dell’Est e dell’Africa, qualcuno, a cominciare dal senatore Gasparri, vuol vederci chiaro magari con un’indagine parlamentare. Ma perché sia più chiara l’entità del «crack vaccinale» diamo qualche cifra: sono state 48 milioni le dosi acquistate dal governo italiano e 800.000 le persone che ne hanno usufruito, il 2%.
Cos’è successo? Da Berlino, a Londra, a Madrid, a Parigi, a Roma, per motivi che andrebbero approfonditi magari con l’auto di psicologi e sociologi, le popolazioni, a cominciare proprio dai medici, hanno da subito messo in dubbio vuoi la non pericolosità della punturina, vuoi la sua effettiva efficacia. A nulla sono serviti gli «al lupo, al lupo» diramati attraverso giornali e soprattutto tv con le ospitate dei massimi vertici sanitari dei rispettivi Paesi.
Passato il primo momento di inevitabile panico con i Pronto soccorso affollati come le chiese la notte di Natale, la gente, confortata dal parere dei medici di famiglia, schierati in altissima percentuale dietro la sigla «Vaccino? No Grazie», ha cominciato a far spallucce e a cambiare canale quando appariva il «ministro Topo Gigio», fino a costringerlo a sparire dagli schermi, come avrete di certo notato da ormai diverse settimane.
In Italia in attesa di avviare la «svendita fallimentare» verso i Paesi dell’Est e dell’Africa, qualcuno, a cominciare dal senatore Gasparri, vuol vederci chiaro magari con un’indagine parlamentare. Ma perché sia più chiara l’entità del «crack vaccinale» diamo qualche cifra: sono state 48 milioni le dosi acquistate dal governo italiano e 800.000 le persone che ne hanno usufruito, il 2%.
Nessun commento:
Posta un commento
imposta qui i tuoi commenti