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LA NUOVA INFLUENZA. AUMENTANO I CASI IN ITALIA, SON0 400 MILA. ACCUSE ALLE REGIONI PER I RITARDI NELLA VACCINAZIONE.
Il viceministro Fazio sdrammatizza: quella stagionale è più aggressiva.
Per l'esponente del governo il virus pandemico «uccide dieci volte di meno»
Gli esperti avvertono comunque che in questo momento gli italiani sono a letto oltre che per l'influenza A, anche per almeno altri 10 virus para-influenzali.
ROMA. «Il virus dell'influenza A è dieci volte meno aggressivo dell'influenza stagionale», forse anche molto di meno, decine di volte meno mortale. Ma, dice il viceministro alla salute Ferruccio Fazio, per ora i dati, seppur rassicuranti, sono insufficienti e bisognerà aspettare le prossime settimane quando l'influenza A-H1N1 raggiungerà il suo picco per capire realmente cosa il mondo sta affrontando.
È adesso tuttavia, con il numero di casi che cresce in tutta Italia e, cartina di tornasole, le classi scolastiche decimate, che si accende la polemica sui ritardi da parte di alcune regioni che ancora non hanno efficacemente avviato la vaccinazione.
«Io avevo detto al ministro, in tempi non sospetti, che di fronte ad una pandemia anche l'uniformità gestionale doveva essere garantita dal Governo. Ma nelle sedi istituzionali, il mio assist al Governo a centralizzare la gestione della pandemia non era stato recepito. Io in Toscana la mia parte l'ho fatta e il sistema funziona». L'assessore toscano alla salute e coordinatore degli assessorati regionali alla sanità, Enrico Rossi, ha replicato così al viceministro il quale, parlando del ritardo nell'arrivo dei vaccini, ha detto che ciò «dipende dalla strutturazione regionale della nostra sanità». Per Rossi «per contrastare in maniera efficace la diffusione del virus A accanto al federalismo serve un efficiente centralismo. Anzi, in questo caso il federalismo può essere un'aggravante pericolosa. Le regioni sono tutte disponibili a collaborare».
Il viceministro alla Salute Ferruccio Fazio ha sottolineato ancora una volta «il carattere leggero di questa influenza, che sino ad oggi ha fatto undici morti su 400 mila casi stimati, mentre lo scorso anno la stagionale ha fatto 8 mila morti su 4 milioni di casi». La mortalità dell'influenza A/H1N1, ha aggiunto Fazio è stata pari allo 0,03 per mille, contro il 2 per mille di quella stagionale. Una differenza notevole e rassicurante, che vede il virus pandemico uccidere decine di volte meno di quello stagionale. Ma Fazio, per prudenza, ritiene sia per il momento ragionevole un rapporto di uno a dieci fra la mortalità per influenza A e quella dovuta alla patologia stagionale.
In questo momento gli italiani comunque sono a letto oltre che per l'influenza A, anche per almeno altri 10 virus para-influenzali. Alcuni, come l'H1N1, aggrediscono le vie respiratorie, altri l'apparato digerente, afferma Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di igiene dell'università del Sacro Cuore di Roma.
Ma il 61,4%. degli italiani non ha paura dell'influenza A, come emerge dall'indagine periodica del Monitor Biomedico del Censis, non sono intimoriti dai rischi della pandemia soprattutto gli uomini (68,1 %), i laureati (74,4%), i residenti del Nord-Ovest (66%) e del Nord-Est (74,5%). Ad avere meno paura sono, inoltre, gli abitanti dei centri urbani più piccoli - fino a 10mila abitanti (61,9%) e tra 10mila e 30mila abitanti (64,4%) . e gli italiani più giovani (più del 65%).
ROMA. «Il virus dell'influenza A è dieci volte meno aggressivo dell'influenza stagionale», forse anche molto di meno, decine di volte meno mortale. Ma, dice il viceministro alla salute Ferruccio Fazio, per ora i dati, seppur rassicuranti, sono insufficienti e bisognerà aspettare le prossime settimane quando l'influenza A-H1N1 raggiungerà il suo picco per capire realmente cosa il mondo sta affrontando.
È adesso tuttavia, con il numero di casi che cresce in tutta Italia e, cartina di tornasole, le classi scolastiche decimate, che si accende la polemica sui ritardi da parte di alcune regioni che ancora non hanno efficacemente avviato la vaccinazione.
«Io avevo detto al ministro, in tempi non sospetti, che di fronte ad una pandemia anche l'uniformità gestionale doveva essere garantita dal Governo. Ma nelle sedi istituzionali, il mio assist al Governo a centralizzare la gestione della pandemia non era stato recepito. Io in Toscana la mia parte l'ho fatta e il sistema funziona». L'assessore toscano alla salute e coordinatore degli assessorati regionali alla sanità, Enrico Rossi, ha replicato così al viceministro il quale, parlando del ritardo nell'arrivo dei vaccini, ha detto che ciò «dipende dalla strutturazione regionale della nostra sanità». Per Rossi «per contrastare in maniera efficace la diffusione del virus A accanto al federalismo serve un efficiente centralismo. Anzi, in questo caso il federalismo può essere un'aggravante pericolosa. Le regioni sono tutte disponibili a collaborare».
Il viceministro alla Salute Ferruccio Fazio ha sottolineato ancora una volta «il carattere leggero di questa influenza, che sino ad oggi ha fatto undici morti su 400 mila casi stimati, mentre lo scorso anno la stagionale ha fatto 8 mila morti su 4 milioni di casi». La mortalità dell'influenza A/H1N1, ha aggiunto Fazio è stata pari allo 0,03 per mille, contro il 2 per mille di quella stagionale. Una differenza notevole e rassicurante, che vede il virus pandemico uccidere decine di volte meno di quello stagionale. Ma Fazio, per prudenza, ritiene sia per il momento ragionevole un rapporto di uno a dieci fra la mortalità per influenza A e quella dovuta alla patologia stagionale.
In questo momento gli italiani comunque sono a letto oltre che per l'influenza A, anche per almeno altri 10 virus para-influenzali. Alcuni, come l'H1N1, aggrediscono le vie respiratorie, altri l'apparato digerente, afferma Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di igiene dell'università del Sacro Cuore di Roma.
Ma il 61,4%. degli italiani non ha paura dell'influenza A, come emerge dall'indagine periodica del Monitor Biomedico del Censis, non sono intimoriti dai rischi della pandemia soprattutto gli uomini (68,1 %), i laureati (74,4%), i residenti del Nord-Ovest (66%) e del Nord-Est (74,5%). Ad avere meno paura sono, inoltre, gli abitanti dei centri urbani più piccoli - fino a 10mila abitanti (61,9%) e tra 10mila e 30mila abitanti (64,4%) . e gli italiani più giovani (più del 65%).
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