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INTERVISTA a Maria Lucina Titone, direttore della clinica Malattie infettive dell'Università di Palermo.
«Si ammaleranno tante persone, rischia chi ha patologie croniche».
PALERMO. L'influenza stagionale, negli scorsi anni, ha fatto più vittime della nuova influenza, perché il virus della «A» è dieci volte meno aggressivo dell'altro. A dirlo, ieri, anche il viceministro della Salute Ferruccio Fazio.
Ma allora chi rischia veramente?
«Occorre distinguere fra il rischio di contagio e il rischio di complicazioni e aggravamenti - spiega la professoressa Lucina Titone, direttore della dinica Malattie infettive al policlinico dell'Università di Palermo-. Una volta contratta, la nuova influenza genera gli stessi problemi di una stagionale: può attivare gravi polmoniti e amplificare patologie croniche già presenti, come cardiopatie, diabete, bronchiti, insufficienze renali. Con la nuova, in più, si espongono a rischio anche le donne in gravidanza e le persone obese. Ma non di mentichiamo che in passato, con la stagionale, i morti sono stati molti di più».
Perché, dunque, tutta questa paura?
«Non c'è un allarme di influenza mortale, ma si ammaleranno tantissime persone, specie nel prossimo mese e mezzo. Si tratta di una pandemia: la nuova influenza è solo più contagiosa, perché il virus è nuovo rispetto a quello della stagionale e dunque non abbiamo ancora anticorpi, come accade per la comune influenza, il cui virus si modifica di poco da un anno all'altro. Tra l'altro il virus A/H1N1 è già circolato 30-40 anni fa: per questo è più facile che a infettarsi siano i giovani, rispetto agli over 65, perché i primi non hanno un ricordo immunitario di questo virus. È chiaro che però gli ultrasessantenni, se meno esposti al contagio, una volta contratto il virus sono più a rischio complicazioni».
È possibile distinguere le due influenze dai sintomi?
«No, perché si manifestano allo stesso modo. L'unico esame valido è quello del muco faringeo, ma è un testo costoso e non vale la pena di sottoporvisi al primo starnuto. D'altronde basta comportarsi come per la tradizionale influenza e il medico curante può dare tutte le indicazioni: dall'antipiretico ai giorni di riposo a casa. Solo nei casi di patologie gravi già in corso quando ci si sente particolarmente male e non si guarisce nei tempi previsti è opportuno rivolgersi agli ospedali, altrimenti non è il caso di correre in pronto soccorso».
C'è un modo per tutelarsi davvero?
«È importante che ci si muova insieme e in maniera coordinata, perché la nuova influenza non può essere eliminata, ma possiamo contenerla. Il vaccino è uno strumento fondamentale, ma si può tranquillamente rispettare la scala di priorità disposta dalle autorità sanitarie. Da qualche giorno anche a Palermo è iniziata la prima fase di vaccinazione. È bene tutelare prima le persone a rischio e i soggetti che operano nell'ambito della sicurezza: il rischio più grave è che si ammalino in tanti contemporaneamente fermando le attività sociali, economiche o riducendo la presenza delle forze dell'Ordine in servizio».
Ma allora chi rischia veramente?
«Occorre distinguere fra il rischio di contagio e il rischio di complicazioni e aggravamenti - spiega la professoressa Lucina Titone, direttore della dinica Malattie infettive al policlinico dell'Università di Palermo-. Una volta contratta, la nuova influenza genera gli stessi problemi di una stagionale: può attivare gravi polmoniti e amplificare patologie croniche già presenti, come cardiopatie, diabete, bronchiti, insufficienze renali. Con la nuova, in più, si espongono a rischio anche le donne in gravidanza e le persone obese. Ma non di mentichiamo che in passato, con la stagionale, i morti sono stati molti di più».
Perché, dunque, tutta questa paura?
«Non c'è un allarme di influenza mortale, ma si ammaleranno tantissime persone, specie nel prossimo mese e mezzo. Si tratta di una pandemia: la nuova influenza è solo più contagiosa, perché il virus è nuovo rispetto a quello della stagionale e dunque non abbiamo ancora anticorpi, come accade per la comune influenza, il cui virus si modifica di poco da un anno all'altro. Tra l'altro il virus A/H1N1 è già circolato 30-40 anni fa: per questo è più facile che a infettarsi siano i giovani, rispetto agli over 65, perché i primi non hanno un ricordo immunitario di questo virus. È chiaro che però gli ultrasessantenni, se meno esposti al contagio, una volta contratto il virus sono più a rischio complicazioni».
È possibile distinguere le due influenze dai sintomi?
«No, perché si manifestano allo stesso modo. L'unico esame valido è quello del muco faringeo, ma è un testo costoso e non vale la pena di sottoporvisi al primo starnuto. D'altronde basta comportarsi come per la tradizionale influenza e il medico curante può dare tutte le indicazioni: dall'antipiretico ai giorni di riposo a casa. Solo nei casi di patologie gravi già in corso quando ci si sente particolarmente male e non si guarisce nei tempi previsti è opportuno rivolgersi agli ospedali, altrimenti non è il caso di correre in pronto soccorso».
C'è un modo per tutelarsi davvero?
«È importante che ci si muova insieme e in maniera coordinata, perché la nuova influenza non può essere eliminata, ma possiamo contenerla. Il vaccino è uno strumento fondamentale, ma si può tranquillamente rispettare la scala di priorità disposta dalle autorità sanitarie. Da qualche giorno anche a Palermo è iniziata la prima fase di vaccinazione. È bene tutelare prima le persone a rischio e i soggetti che operano nell'ambito della sicurezza: il rischio più grave è che si ammalino in tanti contemporaneamente fermando le attività sociali, economiche o riducendo la presenza delle forze dell'Ordine in servizio».
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