|
Il dossier. L'ex manager targato Lombardo fa registrare il peggiore risultato di bilancio. Iacolino "virtuoso"
La Corte dei conti dà le pagelle. Ausl di Catania al top della spesa
"Segnali positivi, ma il costo del personale è cresciuto"
Quindici le strutture che hanno chiuso il 2008 in attivo. La spina del servizio 118
L'AZIENDA sanitaria più spendacciona? Quella di Catania, retta fino al 31 agosto scorso da Antonio Scavone, manager di provata fede lombardiana. La più virtuosa sarebbe invece quella di Palermo, gestita fino a un mese fa da Salvatore Iacolino, direttore generale vicino ad Angelino Alfano.
Le pagelle delle Ausl siciliane, stilate sulla base dei risultati d'esercizio del 2008 presentati ieri all'Ars dalla Corte dei conti, assegnano un punto ai «lealisti» del Pdl nella partita che si gioca all'interno del centrodestra. Ma è una lettura alla quale si oppone per primo Scavone, che ricorda come il deficit dell'azienda da lui guidata, pur elevato, si sia ridotto negli ultimi anni: «Nel 2005, quando mi insediai, trovai un buco di 210 milioni di euro. Da quel momento ci sono stati costanti miglioramenti. E l'anno scorso avremmo comunque chiuso con un utile, se non ci fosse stata una riduzione dei trasferimenti dalla Regione».
Le cifre, in ogni caso, sono da ieri negli scaffali della commissione Bilancio, e confermano l'allarme lanciato dall'assessore alla Sanità Massimo Russo, prima della riforma del settore varata dall'Ars e della sostituzione di tutti i manager: le trenta aziende dell'Isola - compresi i policlinici e l'istituto per neurolesi Bonino Pulejo - hanno perso complessivamente 331 milioni di euro nel 2008. Il peggiore risultato, dopo Catania, l'ha ottenuto l'azienda sanitaria di Messina, che era diretta da Salvatore Fumari, uomo vicino al sottosegretario forzista Rocco Crimi e oggi esperto del sindaco Giuseppe Buzzanca: il deficit registrato l'anno scorso è stato di 62 milioni di euro. Negativa anche la performance dell'ex manager del Civico di Palermo, Francesco Licata di Baucina, che ha chiuso il bilancio della sua azienda con 36milioni e mezzo di deficit. Poi Villa Sofia (meno 25 milioni) e la piccola Ausl di Enna, che ha accumulato un debito di oltre 15 milioni di euro.
Quindici le aziende che hanno chiuso in attivo, ma solo tre di esse per cifre significative (oltre il milione). Fra queste, al primo posto l'Ausl di Palermo, il cui manager Iacolino (ora eurodeputato del Pdl) ha ottenuto un risultato d'esercizio positivo per tre milioni.
L'azienda palermitana aveva ottenuto dalla Regione un budget di circa un miliardo e trecento milioni, circa 200 milioni in più di quanto assegnato a Catania. Positivi anche i dati di bilancio degli ospedali Sant'Antonio di Trapani e Umberto I di Siracusa.
La presidente della Corte dei conti, Rita Arrigoni, coglie «segnali positivi» nell'azione del governo regionale nel campo della Sanità, puntando però il dito su alcuni problemi insoluti. La Corte fa notare che nel 2008 il costo per il personale è aumentato: «E la previsione di una evoluzione in controtendenza appare poco realistica». Per la magistratura contabile più facili appaiono gli obiettivi di contenimento della spesa legati «alla rimodulazione dell'offerta ospedaliera pubblica e privata». La Corte, in proposito, mette in evidenza i primi risultati nella diminuzione dei posti letto (il 12,1 per cento in meno rispetto al 2006) e del taglio dei ricoveri inappropriati. Ma una spina rimane il servizio 118: «La spesa ha visto trend di crescita esponenziali. Occorre avviare al più presto l'annunciato ridimensionamento delle ambulanze e la razionale utilizzazione degli autisti soccorritori assunti massicciamente negli ultimi anni».
L'AZIENDA sanitaria più spendacciona? Quella di Catania, retta fino al 31 agosto scorso da Antonio Scavone, manager di provata fede lombardiana. La più virtuosa sarebbe invece quella di Palermo, gestita fino a un mese fa da Salvatore Iacolino, direttore generale vicino ad Angelino Alfano.
Le pagelle delle Ausl siciliane, stilate sulla base dei risultati d'esercizio del 2008 presentati ieri all'Ars dalla Corte dei conti, assegnano un punto ai «lealisti» del Pdl nella partita che si gioca all'interno del centrodestra. Ma è una lettura alla quale si oppone per primo Scavone, che ricorda come il deficit dell'azienda da lui guidata, pur elevato, si sia ridotto negli ultimi anni: «Nel 2005, quando mi insediai, trovai un buco di 210 milioni di euro. Da quel momento ci sono stati costanti miglioramenti. E l'anno scorso avremmo comunque chiuso con un utile, se non ci fosse stata una riduzione dei trasferimenti dalla Regione».
Le cifre, in ogni caso, sono da ieri negli scaffali della commissione Bilancio, e confermano l'allarme lanciato dall'assessore alla Sanità Massimo Russo, prima della riforma del settore varata dall'Ars e della sostituzione di tutti i manager: le trenta aziende dell'Isola - compresi i policlinici e l'istituto per neurolesi Bonino Pulejo - hanno perso complessivamente 331 milioni di euro nel 2008. Il peggiore risultato, dopo Catania, l'ha ottenuto l'azienda sanitaria di Messina, che era diretta da Salvatore Fumari, uomo vicino al sottosegretario forzista Rocco Crimi e oggi esperto del sindaco Giuseppe Buzzanca: il deficit registrato l'anno scorso è stato di 62 milioni di euro. Negativa anche la performance dell'ex manager del Civico di Palermo, Francesco Licata di Baucina, che ha chiuso il bilancio della sua azienda con 36milioni e mezzo di deficit. Poi Villa Sofia (meno 25 milioni) e la piccola Ausl di Enna, che ha accumulato un debito di oltre 15 milioni di euro.
Quindici le aziende che hanno chiuso in attivo, ma solo tre di esse per cifre significative (oltre il milione). Fra queste, al primo posto l'Ausl di Palermo, il cui manager Iacolino (ora eurodeputato del Pdl) ha ottenuto un risultato d'esercizio positivo per tre milioni.
L'azienda palermitana aveva ottenuto dalla Regione un budget di circa un miliardo e trecento milioni, circa 200 milioni in più di quanto assegnato a Catania. Positivi anche i dati di bilancio degli ospedali Sant'Antonio di Trapani e Umberto I di Siracusa.
La presidente della Corte dei conti, Rita Arrigoni, coglie «segnali positivi» nell'azione del governo regionale nel campo della Sanità, puntando però il dito su alcuni problemi insoluti. La Corte fa notare che nel 2008 il costo per il personale è aumentato: «E la previsione di una evoluzione in controtendenza appare poco realistica». Per la magistratura contabile più facili appaiono gli obiettivi di contenimento della spesa legati «alla rimodulazione dell'offerta ospedaliera pubblica e privata». La Corte, in proposito, mette in evidenza i primi risultati nella diminuzione dei posti letto (il 12,1 per cento in meno rispetto al 2006) e del taglio dei ricoveri inappropriati. Ma una spina rimane il servizio 118: «La spesa ha visto trend di crescita esponenziali. Occorre avviare al più presto l'annunciato ridimensionamento delle ambulanze e la razionale utilizzazione degli autisti soccorritori assunti massicciamente negli ultimi anni».
Nessun commento:
Posta un commento
imposta qui i tuoi commenti