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INFLUENZA A. NEI PRONTO SOCCORSO SARANNO AVVIATI PERCORSI DIVERSI PER I CONTAGIATI RISPETTO ALLE EMERGENZE
Équipe specializzate e unità di crisi: la Sicilia si prepara ma niente allarmismi
Il Dipartimento delle attività sanitarie contesta le stime sui decessi: nell'Isola saranno al massimo venti
A giorni, sono previsti incontri con i medici di famiglia e i pediatri per un'azione capillare. Saranno coinvolti i dipartimenti di prevenzione e i servizi
delle aziende sanitarie.
PALERMO. Ci troviamo in un momento in cui sulla influenza A/H1N1 ognuno dice la sua, creando quella confusione che, in una situazione delicata come questa, non fa bene ad alcuno. Due giorni fa, la stima di 12 mila decessi in Italia, lanciata a Praga da virologi italiani, mentre, nella stessa occasione, il presidente della Società italiana di Medicina Generale parlava di un'influenza A di moderata gravità, anche se più diffusiva della stagionale. Chi ha ragione? Il ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, più cautamente, stima in Italia una mortalità di circa 200 soggetti, anni luce lontana dalle 12 mila. «Sono solo numeri, stime, la verità è che al momento non sappiamo come evolveranno le cose. Ci troviamo di fronte ad un virus nuovo, inaspettato. Personalmente, non credo che sarà un'influenza particolarmente cattiva o, almeno, più pericolosa di quella stagionale che ogni anno provoca nel paese circa 5.000 decessi correlati», osserva il professore Francesco Vitale, ordinario di igiene e medicina preventiva all'università di Palermo.
«Seguendo le stime del ministero, in Sicilia ci attendiamo circa 20 decessi legati alla nuova influenza, ma restano stime. L'augurio e che se ne verifichino il meno possibile», sottolinea la dottoressa Antonella Bullara, direttore generale del Dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell'assessorato Sanità della Regione Siciliana.
Intanto, oggi o domani, un gruppo di ispettori dell'assessorato e del ministero si recherà a
Messina per avere maggiori dettagli sul primo caso di morte nell'Isola (il secondo in Italia su
8.133 casi). In Sicilia, ci si sta muovendo bene per parare l'epidemia influenzale A. È stato attivato il Comitato pandemico regionale che funge anche da unità di crisi per mettere a punto le strategie regionali. In questa settimana partiranno delle direttive per le aziende ospedaliere, destinate alla creazione di organismi aziendali e interaziendali, come unità di crisi interne, per
fronteggiare l'emergenza nelle strutture sanitarie. Direttive ad hoc anche per i pronto sossorso.
«Ci aspettiamo un afflusso maggiore del solito. In questi giorni saranno date delle direttive
per l'attivazione di percorsi diversi rispetto alle emergenze, come traumi, infarti», spiega la
dottoressa Bullara. «Ogni azienda - dice il professore Vitale - dovrà preparare un gruppo interno e prevedere anche una riconversione dei posti letto per i ricoveri necessari. È importante che i cittadini seguano le indicazioni del loro medico di famiglia, senza fare di testa propria, come assumere farmaci o recarsi, senza prima consultarlo, al pronto soccorso». A giorni, sono previsti
incontri provinciali con i medici di famiglia e i pediatri per un'azione uniforme e capillare. Saranno coinvolti i dipartimenti di prevenzione e i servizi di educazione alla salute delle aziende
sanitarie.
Diverse domande dei nostri lettori riguardano il perché dalla vaccinazione vengano esclusi i soggetti con più di 65 anni, peraltro una categoria molto fragile. E il vaccino, almeno nella prima fase, non è acquistabile in farmacia. «Gli over 65 saranno vaccinati contro l'influenza stagionale. L'analisi dei dati emersi in questi mesi in varie nazioni - spiega Antonella Bullara - indica come più esposte al contagio del virus A/H1N1, siano le fasce di popolazione non anziana».
Interviene il professore Vitale. «C'è anche il problema della disponibilità delle dosi di vaccino: la produzione, almeno al momento, non riesce a coprire la forte richiesta che proviene da tutto il mondo. Esiste anche la possibilità che gli anziani siano già entrati in contatto con un virus A, non uguale, ma simile, acquisendo una certa immunità. Ne sono circolati diversi prima del 1957». La corretta parola d'ordine è smetterla con l'allarmismo. «Non siamo più nel 1918-'19 - dice Vitale - quando la spagnola fece milioni di vittime nel mondo. Allora furono molti i fattori agevolanti: la fame, la denutrizione, la povertà e non c'erano i vaccini».
delle aziende sanitarie.
PALERMO. Ci troviamo in un momento in cui sulla influenza A/H1N1 ognuno dice la sua, creando quella confusione che, in una situazione delicata come questa, non fa bene ad alcuno. Due giorni fa, la stima di 12 mila decessi in Italia, lanciata a Praga da virologi italiani, mentre, nella stessa occasione, il presidente della Società italiana di Medicina Generale parlava di un'influenza A di moderata gravità, anche se più diffusiva della stagionale. Chi ha ragione? Il ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, più cautamente, stima in Italia una mortalità di circa 200 soggetti, anni luce lontana dalle 12 mila. «Sono solo numeri, stime, la verità è che al momento non sappiamo come evolveranno le cose. Ci troviamo di fronte ad un virus nuovo, inaspettato. Personalmente, non credo che sarà un'influenza particolarmente cattiva o, almeno, più pericolosa di quella stagionale che ogni anno provoca nel paese circa 5.000 decessi correlati», osserva il professore Francesco Vitale, ordinario di igiene e medicina preventiva all'università di Palermo.
«Seguendo le stime del ministero, in Sicilia ci attendiamo circa 20 decessi legati alla nuova influenza, ma restano stime. L'augurio e che se ne verifichino il meno possibile», sottolinea la dottoressa Antonella Bullara, direttore generale del Dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell'assessorato Sanità della Regione Siciliana.
Intanto, oggi o domani, un gruppo di ispettori dell'assessorato e del ministero si recherà a
Messina per avere maggiori dettagli sul primo caso di morte nell'Isola (il secondo in Italia su
8.133 casi). In Sicilia, ci si sta muovendo bene per parare l'epidemia influenzale A. È stato attivato il Comitato pandemico regionale che funge anche da unità di crisi per mettere a punto le strategie regionali. In questa settimana partiranno delle direttive per le aziende ospedaliere, destinate alla creazione di organismi aziendali e interaziendali, come unità di crisi interne, per
fronteggiare l'emergenza nelle strutture sanitarie. Direttive ad hoc anche per i pronto sossorso.
«Ci aspettiamo un afflusso maggiore del solito. In questi giorni saranno date delle direttive
per l'attivazione di percorsi diversi rispetto alle emergenze, come traumi, infarti», spiega la
dottoressa Bullara. «Ogni azienda - dice il professore Vitale - dovrà preparare un gruppo interno e prevedere anche una riconversione dei posti letto per i ricoveri necessari. È importante che i cittadini seguano le indicazioni del loro medico di famiglia, senza fare di testa propria, come assumere farmaci o recarsi, senza prima consultarlo, al pronto soccorso». A giorni, sono previsti
incontri provinciali con i medici di famiglia e i pediatri per un'azione uniforme e capillare. Saranno coinvolti i dipartimenti di prevenzione e i servizi di educazione alla salute delle aziende
sanitarie.
Diverse domande dei nostri lettori riguardano il perché dalla vaccinazione vengano esclusi i soggetti con più di 65 anni, peraltro una categoria molto fragile. E il vaccino, almeno nella prima fase, non è acquistabile in farmacia. «Gli over 65 saranno vaccinati contro l'influenza stagionale. L'analisi dei dati emersi in questi mesi in varie nazioni - spiega Antonella Bullara - indica come più esposte al contagio del virus A/H1N1, siano le fasce di popolazione non anziana».
Interviene il professore Vitale. «C'è anche il problema della disponibilità delle dosi di vaccino: la produzione, almeno al momento, non riesce a coprire la forte richiesta che proviene da tutto il mondo. Esiste anche la possibilità che gli anziani siano già entrati in contatto con un virus A, non uguale, ma simile, acquisendo una certa immunità. Ne sono circolati diversi prima del 1957». La corretta parola d'ordine è smetterla con l'allarmismo. «Non siamo più nel 1918-'19 - dice Vitale - quando la spagnola fece milioni di vittime nel mondo. Allora furono molti i fattori agevolanti: la fame, la denutrizione, la povertà e non c'erano i vaccini».
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