
La Repubblica - 25.03.2008
Ed. Palermo (VII)Martha M. Mancini e Sara Scarafia
Camici bianchi costretti a fronteggiare centinaia di emergenze la notte e nei giorni festivi. E per le visite domiciliari meglio rivolgersi al 118.
Nella trincea dell'assistenza manca l'essenziale
Li chiamano "presidi di continuità assistenziale", perché dovrebbero sostituire i medicidi base durante la notte e nei giorni di festa. Di fatto sono strutture che accolgono centinaia di pazienti, ma che poco possono fare per loro. Un esempio? Nelle guardie mediche non c'è una sterilizzatrice e dunque, anche solo per togliere i punti da una ferita, bisogna utilizzare un kit usa e getta. In alcune non ci sono nemmeno le stampelle per appendere le flebo, mentre gli armadietti della medicine sono quasi sempre semivuoti.Dal presidio di via Massimo D'Azeglio, nel cuore della zona residenziale della città, a quello di piazzetta Aragonesi, a metà strada tra il mercato del Capo e il Teatro Massimo, i problemi sono sempre gli stessi: medici rassegnati a scontrarsi con un'atavica carenza di mezzi.Un fine settimana in una guardia medica è un continuo squillare di telefoni, con la gente che si accalca davanti ai cancelli per una visita, o, molto più spesso, per una ricetta. Poi c'è chi chiama e chiede una visita domiciliare: ma se il medico non ha una macchina, aspettare l'autista che arrivi dall'autoparco può significare fare attendere il paziente anche due ore. Tant'è che in molti, dopo aver telefonato per chiedere una visita, richiamano per rinunciare.In piazzetta Aragonesi l'attività dei medici, due per ogni turno che si dividono le zone di competenza (Tribunali-Castellamare e Politeama-Monte di Pietà), se ne stanno in una stanzetta dalle pareti bianche. Oltre alle due scrivanie, c'è un armadietto a vetri per le medicine, mezzo vuoto, e due lettini. In uno si stendono i pazienti per le visite, in un altro dormono a turno i medici che lavorano dalle 20 alle 8 durante i giorni feriali e 24 ore su 24 durante il fine settimana. Poi, nient'altro.Né una gruccia per le flebo, né una sterilizzatrice. Ferri? Nemmeno l'ombra. Il bagno è all'aria aperta e per raggiungerlo bisogna uscire dalla stanza e attraversare una sorta di balcone. Tra i pazienti ci sono tanti anziani, ma soprattutto immigrati che lavorano la notte nei locali del centro storico.«Vengono spesso con il colpo della strega per aver sollevato pesi troppo grandi o con le artriti provocate dal continuo lavare piatti e bicchieri - dicono i medici - quasi sempre, visto che pochi hanno un permesso di soggiorno, e che noi possiamo fare molto poco, li indirizziamo al poliambulatorio di Emergency». Moltissimi indigenti, poi, bussano per chiedere medicine. «Ma ne abbiamo così poche che è impossibile poterle regalare». I medici si sentono impotenti. «Con quello che abbiamo a disposizione, non possiamo fare niente», dicono.Nel presidio di via Massinio D'Azeglio, che nei fine settimana brulica di gente perchè serve ben otto quartieri, da via Libertà all'Arenella, lo scenario è lo stesso.La spartana sala d'attesa non consente a tutte le persone di sedersi e aspettare il turno e in molti si accalcano sulla porta. Qui, poco sembra funzionare davvero. L'unico bagno messo a disposizione del personale e del pubblico non ha sapone ed è carente delle più elementari norme igieniche. Nelle porte non ci sono maniglioni antipanico e nella sala delle visite la sterilizzatrice è considerata solo un soprammobile visto che non ha mai funzionato.«Se non fosse per i campioni di garze e disinfettante che sempre più spesso ci vengono offerti dalle case farmaceutiche - dicono i medici - diventerebbe difficile, se non impossibile, anche solo garantire ai pazienti le medicazioni più urgenti».La massiccia mole di lavoro mette spesso a dura prova la calma dei medici: la maggior parte degli utenti non collabora, quasi si accanisce contro il personale di turno se non ottiene la prescrizione dei farmaci. C'è chi, nonostante la legge lo impedisca e il cartello sulla porta lo evidenzi, pretende di ottenere la ricetta medica anche senza esibire il codice fiscale o la tessera sanitaria (in caso di errata trascrizione dei codici, il medico è passibile di una multa fino a 250 euro) o chi presenta una richiesta del pronto soccorsd sprovvista di nominativo del paziente e di timbro leggibile.La gratuità del servizio spinge poi i cittadini a recarsi in via D'Azeglio anche più volte durante la stessa giornata. Del resto, il bilancio delle visite domiciliari è fallimentare come nelle altre guardie mediche. Il centralino dell'autoparco è quasi sempre occupato.Per qualunque emergenza bisogna attendere almeno un'ora prima di poter disporre dell'autista.«Purtroppo abbiamo le mani legate, siamo considerati l'ultima ruota del carro - si sfoga uno dei medici - Non ci resta che consigliare alle persone di chiamare il 118, che dovrebbe arrivare da loro entro 15 minuti dalla telefonata».
25.03.2008
Martha M. Mancini e Sara Scarafia
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