L’emergenza cambia volto: via libera all’Obi nei presìdi
Nel complesso 22 posti letto per l’osservazione breve intensiva
Si parte da un dato illuminante: il 5% dei pazienti che accedono al pronto soccorso ha bisogno di osservazione, di questi il 70% in media viene dimesso, mentre il restante 30% ricoverato al termine dell’osservazione. Puntando a un obiettivo su tutti: ridurre le degenze inappropriate evitando però dimissioni inopportune dal Ps.Così la Regione Basilicata prova a riorganizzare l’assistenza in emergenza sul territorio attraverso l’attivazione dell’Osservazione breve intensiva (Obi) negli ospedali sedi di Dea e Psa (Dgr n. 1893 del 28 dicembre scorso). Lo strumento: l’approvazione di specifiche linee di indirizzo regionali, su proposta dell’assessore alla Salute, Antonio Potenza. «Con l’Obi si intende migliorare l’assistenza ai pazienti - chiarisce Potenza - evitando il rischio di dimissioni e/o ricoveri inappropriati, in quanto si offre una modalità assistenziale alternativa al ricovero tradizionale, garantendo all’utenza prestazioni qualitativamente ottimali».I criteri per l’avvio. Nel complesso 22 posti letto distribuiti sull’intero territorio (un posto di Obi ogni 6mila accessi al Ps): 8 pl all’Ao San Carlo di Potenza, 6 pl all’ospedale Madonna delle Grazie di Matera e 2 pl per ciascuno dei presìdi di Melfi, Villa d’Agri, Lagonegro e Policoro.Le linee di indirizzo, messe a punto da un gruppo di lavoro ad hoc costituito dai responsabili di Dea o Ps e dai referenti Sdo delle 5 aziende sanitarie regionali, indicano innanzitutto i casi per i quali si prevede l’accesso ed escludono l’ammissione, si legge nel documento, «per pazienti con parametri vitali instabili, con malattie gravi o da contenzionare, con volontà autolesive, con istinti suicidi o sanguinamenti in atto». L’ingresso in Obi, che non deve superare le 30 ore, dovrà servire a effettuare diagnosi attraverso esami seriali, a verificare l’effetto o la reazione alla somministrazione di determinate terapie o a disporre dei referti di esami che consentano di chiarire il reale stato di salute del paziente.L’identikit dell’Obi. Dagli spazi (se possibile attigui al Ps o alla Medicina d’urgenza) al personale proporzionale al numero di posti operanti). Dalla dotazione hi-tech (gli stessi già previsti per Dea e Psa) all’organizzazione dell’attività medica e infermieristica (che deve essere registrata e consultabile con il relativo diario clinico del paziente). Il documento definisce così gli standard strutturali e organizzativi dell’Obi, ma fissa anche le tariffe: 280 euro per ogni accesso se garantito ai residenti, mentre per tutti gli altri si applicano le tariffe del nomenclatore tariffario unico regionale.Spetterà poi alle singole strutture predisporre dei report. Che indichino la quota di pazienti inseriti in Obi rispetto agli accessi al Ps, la percentuale di dimessi al termine dell’osservazione sul totale dei pazienti osservati e il numero di reingressi per la stessa patologia, entro 3 giorni, dei soggetti già dimessi da Obi. L’obiettivo è chiaro: verificare il grado di adesione alle linee di indirizzo regionali.Per introdurre dei correttivi là dove il documento sia stato disatteso.
16.02.2008http://www.medpress.it/rass_stampa/rstampa.php?id=640
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