E' emergenza
Decine di dipendenti si rivolgono ai giudici per ottenere il pagamento degli straordinari. I numeri dello spreco.
PALERMO. L'ultima dura stoccata è arrivata dalla Corte dei Conti. Ma che il 118 siciliano fosse un esempio unico di spreco ed inefficenza lo avevano già attestato i funzionari del ministero della Sanità, che nel luglio scorso nell'ambito del Piano di rientro imposto alla Sicilia per ridurre il crescente deficit sanitario, avevano ordinato drastici tagli, il funzionario del ministero dell'Economia, Mario Guida, e la Joint Commission, prestigioso ente di accreditamento, che aveva rilevato la lontanza del servizio dagli standard di efficenza richiesti.Un servizio dai numeri (e dai costi) faraonici: 260 ambulanze (oltre a 5 elicotteri) e i 3100 autisti soccorritori (cui aggiungere 300 amministrativi), che in base ad una convenzione con la Regione da 130 milioni l'anno, fornisce la Sise, società della Croce rossa italiana, e centinaia di medici ed infermieri, già dipendenti dalle aziende sanitarie, che prestano il loro seivizio grazie ad incentivi a peso d'oro (alcuni arrivano a percepire, sottoponendosi a turni massacranti e pericolosi 10mila euro in più al mese) ma che più che rispondere alle esigenze di soccorso appare funzionale agli interessi della Sise e di tutti gli operatori impiegati. Un carrozzone che nel 2006 è arrivato a costare nel totale 230milioni di euro. Il doppio di quanto spende il Piemonte, regione paragonabile alla Sicilia. «Costi - sottolinea la Corte - che vengono scaricati sulle casse regionali in base a dei semplici giustificativi di spesa presentati dalla Sise e al di fuori di paletti idonei a controllarli in via preventiva e di un sistema efficente di controlli, deteminando una situazione ormai insostenibile di aumento esponenziale della spesa». Che solo 2 anni prima, nel 2004, non raggiungeva i 100 milioni. Le linee guida di cui la regione si era dotata nel 2001, prevedevano 150 ambulanze: tutte con medico a bordo. Sono diventate quasi il doppio: la maggior parte operano senza personale sanitario: "una novità nel panorama nazionale", chiosa la Corte. Gli aumenti più consistenti sono awenuti alla vigilia delle ultime tornate elettorali: le politiche nazionali del 2005 e le regionali della primavera 2006. «Senza che risultino - scrive la Corte - esplicitate le esigenze di potenziare il servizio». La lievitazione dei mezzi, che la Sise noleggia senza gara pubblica e importa - denuncia il giudice contabile - maggiori oneri di quanti ne importerebbe l'acquisto», ha determinato l'aumento degli autisti (12 per ambulanza). Tutti assunti, per aumentarne il numero, part time. «Personale assunto a tempo indeterminato da parte della Sise, ente equiparato al pubblico, senza selezione pubblica», aveva denunciato Mario Guida.Tesi condivisa dalla Corte che ha ribadito «la mancata osservanza di procedure trasparenti e partecipative soprattutto nel reclutamento degli amministrativi».Nonostante i rilievi di Guida e il piano di rientro, che prevedeva il taglio di 30 ambulanze e di 360 autisti da assorbire negli ospedali, la Sise ha assunto altri 200 dipendenti a tempo indeterminato.Dapprima come verificatori (dell'attività degli autisti). E poi dopo un corso di operatore volontario, ma senza alcuna procedura selettiva, come autisti soccorritori. «Solo chi supera un corso per operatore di urgenza emergenza può salire sulle ambulanze. Non capisco perché non abbiano passato il personale in servizio full time» polemizza Michele Salomone, segretario regionale Fials. La relazione della Corte è stata pubblicata mentre decine di autisti soccorritori si accingono, a rivolgersi ai giudici civili. Reclamano il pagamento dello straordinario che la Sise non paga da 2 anni. Un fardello di almeno 6 milioni di euro, che i lavoratori addebitano a ragioni strutturali e la Sise ad un'alta incidenza di assenze per malattia. «La verità sta in mezzo. Una parte dipende dalla cattiva organizzazione del servizio da parte della Sise, che non ha tenuto conto del diritto alle ferie, ma l'incidenza della malattia è un pò anomala e favorita da una demotivante gestione del personale», spiega Arturo Priolo, segretario Sanità della Cgil.
16.02.2008 http://www.medpress.it/rass_stampa/rstampa.php?id=643
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