Emergenza per i circa 6 mila dipendenti delle 30 aziende in via di accorpamento o liquidazione. Un piano, quello messo a punto dal vecchio governo Lombardo, che prevede di scendere da 30 a 12 società e che adesso la giunta Crocetta è costretta a rivedere in tutta fretta per via di una legge nazionale che rivoluziona il settore
di GIACINTO PIPITONE
PALERMO. L’ultimo campanello d’allarme ha suonato qualche giorno fa, quando Sviluppo Italia Sicilia ha risposto «no, grazie» alla nota con cui l’assessorato all’Economia invitava ad assumere subito 15 dipendenti del Ciem, società partecipata in liquidazione. E così quel personale, per dirla con le parole del presidente della commissione Bilancio dell’Ars Nino Dina «resta in attesa di collocamento». Cioè al Ciem senza incarichi.
Mentre Sviluppo Italia Sicilia, guidata da Cleo Li Calzi, si tiene stretti i suoi 82 dipendenti pur mettendo a verbale i timori «per l’incerto quadro che oggi registra il settore delle partecipate e l’assenza di una programmazione di lungo raggio che assicuri continuità alle commesse della Regione».
È il prologo di un’emergenza che sta per scattare coinvolgendo tutti i circa 6 mila dipendenti delle 30 società partecipate che la Regione sta accorpando o liquidando. Un piano, quello messo a punto dal vecchio governo Lombardo, che prevede di scendere da 30 a 12 società e che adesso la giunta Crocetta è costretta a rivedere in tutta fretta per via di una legge nazionale che rivoluziona il settore. «L’articolo 4 della legge 135/2012 - spiega Dina - impone entro fine anno la liquidazione di quasi tutte le partecipate. Anche le 12 che il vecchio governo prevedeva di tenere in vita sono per lo più spacciate perchè la norma permette di salvare solo quelle che ricavano almeno il 10% del volume d’affari da commesse private. Per tutte le altre, o si trova un socio privato o si chiude o si chiede una improbabile deroga all’Antitrust».
Dina ha convocato nei giorni scorsi in commissione Bilancio all’Ars tutti i vertici delle attuali partecipate e ha preparato una relazione da cui si evince che «a parte Irfis, Riscossione Sicilia e Sicilia&Servizi, nessuna delle attuali società della Regione ha i requisiti per salvarsi». Per questo motivo Dina ha convocato per mercoledì il governo in commissione: «Se pensiamo che la Sas, nata dalla fusione di Multiservizi e Beni culturali spa, ha 2 mila dipendenti, è facile capire l’emergenza che sta per scoppiare». In realtà la società con più personale è la Seus, che gestisce il 118: «Lì lavorano oltre tremila persone - prosegue Dina - e malgrado sia facile prevedere che possano essere assorbite da Asp e ospedali che sono i committenti del servizio, vorremmo capire come avverrà il salvataggio di queste persone».
L’urgenza è data dal fatto che, prosegue Dina, «se il governo decidesse di tentare la ricerca di un socio privato e dunque di aprire le società al mercato, dovrebbe attivare le procedure entro giugno. Altrimenti entro fine anno va ugualmente messa la società in liquidazione». Lo spirito della legge è quello di aprire i servizi pubblici al mercato, abbassando di conseguenza i costi per il settore pubblico: «I dubbi nascono proprio da questo principio - conclude Dina -. Visto che la Sas ha un costo del lavoro che difficilmente può essere accettato da un privato, ci chiediamo cosa sta progettando il governo».
L’assessore all’Economia, Luca Bianchi, porterà mercoledì in commissione un disegno di legge già approvato dalla giunta che ridisegna la geografia delle partecipate riducendole dalle 12 che stanno per nascere per effetto degli accorpamenti in corso fino a 6. Irfis, Riscossione Sicilia e Sicilia&Servizi resteranno autonome. Tutte le altre verranno accorpate in aree tematiche: la stessa Sas, spiegano dall’assessorato, malgrado sia appena nata verrà inglobata insieme a tutte le altre che si occupano di servizi pubblici (pulizie negli assessorati e negli ospedali, sorveglianza nei beni culturali). In assessorato si dicono certi che così verranno rispettati i paletti della legge nazionale, grazie anche a nuovi compiti che verranno garantiti a queste società. Bianchi illustrerà in commissione anche il piano che riguarda il personale: «La giunta - fa sapere l’assessore - ha già garantito che i livelli occupazionali non verranno ridotti. E questo grazie anche a delibere già in vigore che impediscono, per esempio, che personale delle partecipate guadagni più di un pari grado della Regione. Inoltre abbiamo imposto un taglio del 20% per i compensi dei dirigenti».
Di tutto ciò si inizierà a ragionare da oggi, perchè inizia il cammino all’Ars della Finanziaria in un clima di grande tensione. I 141 ex precari di Multiservizi che non sono stati assorbiti dalla Sas hanno annunciato nuove proteste dopo l’occupazione della sede della società, la scorsa settimana. Oggi e mercoledì scenderanno in strada invece i precari degli enti locali, 18.500 persone che per effetto di un’altra norma nazionale rischiano di non vedere rinnovato il loro contratto dopo luglio.