Sole 24Ore
Ed. del 06.07.2012 - pag. 10
Roberto Turno
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I risparmi arriveranno dalle imprese del farmaco e da tagli alla spesa per beni e servizi: 600 milioni le risorse recuperate nel 2012
Vince la linea Balduzzi, ma le Regioni dovranno riorganizzare la rete tagliando 20mila posti
ROMA - Niente taglio d’imperio dei piccoli ospedali sotto i 120 posti letto, ma “semplice” raccomandazione alle Regioni di riorganizzare la rete ospedaliera e comunque intanto di avviare una riduzione di almeno 20mila posti letto. Dopo un lungo braccio di ferro il Governo ha scelto la linea “morbida” sul capitolo sanitario anche socialmente più spinoso che s’è trovato sul tavolo ieri sera, boicottato anzitutto dal ministro della Salute, Renato Balduzzi.
Mini ospedali quasi salvi, ma tagli confermati alla spesa di asl e ospedali che subirà una potatura di 1 miliardo quest’armo, poi di altri 2 sia nel 2013 e nel 2014. Cinque miliardi in tutto in due anni e mezzo. Col risultato di perdere di qui al 2014 13 miliardi, sommando gli 8 miliardi già decisi con la manovra di Tremonti dell’estate scorsa. Una scelta che ha scatenato le dure proteste delle Regioni che hanno minacciato di rompere i rapporti col Governo.
Il mancato intervento sui piccoli ospedali - che avrebbe dovuto comportare risparmi per 200 milioni dal 2013 ora compensati dall’abbassamento del tetto sui dispositivi medici - è stato aggirato per il momento con l’invito ai governatori, si vedrà quanto perentorio ed entro quanto tempo, a mettere mano comunque alla rete ospedaliera eliminando doppioni, presidi sotto utilizzati, forse anche reparti (e naturalmente strutture) poco produttivi.
Come dire che gli ospedaletti rischieranno comunque, tanto più in vista del prossimo «Patto per la salute». E anche perché intanto dovrà scattare il dimagrimento dei posti letto di almeno 20mila unità: lo standard nazionale scende a 3,7 ogni mille abitanti, con lo 0,7 da dedicare a riabilitazione e lungodegenza.
Se i piccoli ospedali si salvano, restano invece in pieno nel mirino della spending review industrie farmaceutiche, farmacie, beni e servizi, case di cura. I risparmi arriveranno da loro. Il tetto della spesa farmaceutica territoriale scende quest’anno dal 13,3 al 13,1%. Ma dal 2013 scenderà ancora all’11,5%, esclusi i costi a carico dei cittadini sui “prezzi di rimborso”: l’eventuale deficit sarà interamente a carico della filiera del farmaco. Aumenterà invece sempre dal 2013 il tetto della farmaceutica ospedaliera che registra uno sfondamento di oltre 1,2 miliardi l’anno: salirà dal 2,4 al 3,2% e le industrie farmaceutiche saranno chiamate a un pay back pari al 50% dello sfondamento, in aumento rispetto al 35% previsto dalla manovra ddl’anno scorso. Ancora una stangata è prevista per le industrie farmaceutiche e per le famacie: le industrie dovranno praticare da luglio a dicembre di quest’armo uno “sconto” in favore del Ssn pari al 6,5%, rispetto all’1,83 attuale. Raddoppia invece dall’1,83 a1 3,65% lo “sconto” a carico delle farmacie, che se lo troveranno sul groppone in modo permanente.
Ecco poi il delicato capitolo del taglio alla spesa per beni e servizi, per la quale si prevede quest’anno un risparmio di 600 milioni che salirebbero a 1,2 miliardi dal 2013. Sui contratti in vigore per appalti di servizi e forniture di beni e servizi (farmaci esclusi) di asl e ospedali, scatterà poi una riduzione al 4,8% per tutta la durata dei contratti. Se poi emergeranno «differenze significative dei prezzi unitari» (superiori al 20% dei prezzi di riferimento) le asl dovranno proporre una rinegoziazione dei contratti per spuntare listini più favorevoli: nel caso entro 30 giorni i fornitori non accettino l’accordo, gli enti sanitari avranno il diritto di recedere dal contralto senza alcun onere. Per i dispositivi medici, come detto, viene invece ridotto il tetto annuo di spesa dal 5,2 al 5%. Altro colpo d’accetta riguarda case di cura accreditate e assistenza specialistica: la spesa dovrà essere ridotta dell’1% nel 2012 e del 2% dal 2013, sulla base dei consuntivi 2011. Infine una sorpresa amara anche per il personale sanitario, col rafforzamento delle misure di contenimento dei costi (riduzione dell’1,4% rispetto al 2004) che coinvolgerà anche i medici convenzionati.
Mini ospedali quasi salvi, ma tagli confermati alla spesa di asl e ospedali che subirà una potatura di 1 miliardo quest’armo, poi di altri 2 sia nel 2013 e nel 2014. Cinque miliardi in tutto in due anni e mezzo. Col risultato di perdere di qui al 2014 13 miliardi, sommando gli 8 miliardi già decisi con la manovra di Tremonti dell’estate scorsa. Una scelta che ha scatenato le dure proteste delle Regioni che hanno minacciato di rompere i rapporti col Governo.
Il mancato intervento sui piccoli ospedali - che avrebbe dovuto comportare risparmi per 200 milioni dal 2013 ora compensati dall’abbassamento del tetto sui dispositivi medici - è stato aggirato per il momento con l’invito ai governatori, si vedrà quanto perentorio ed entro quanto tempo, a mettere mano comunque alla rete ospedaliera eliminando doppioni, presidi sotto utilizzati, forse anche reparti (e naturalmente strutture) poco produttivi.
Come dire che gli ospedaletti rischieranno comunque, tanto più in vista del prossimo «Patto per la salute». E anche perché intanto dovrà scattare il dimagrimento dei posti letto di almeno 20mila unità: lo standard nazionale scende a 3,7 ogni mille abitanti, con lo 0,7 da dedicare a riabilitazione e lungodegenza.
Se i piccoli ospedali si salvano, restano invece in pieno nel mirino della spending review industrie farmaceutiche, farmacie, beni e servizi, case di cura. I risparmi arriveranno da loro. Il tetto della spesa farmaceutica territoriale scende quest’anno dal 13,3 al 13,1%. Ma dal 2013 scenderà ancora all’11,5%, esclusi i costi a carico dei cittadini sui “prezzi di rimborso”: l’eventuale deficit sarà interamente a carico della filiera del farmaco. Aumenterà invece sempre dal 2013 il tetto della farmaceutica ospedaliera che registra uno sfondamento di oltre 1,2 miliardi l’anno: salirà dal 2,4 al 3,2% e le industrie farmaceutiche saranno chiamate a un pay back pari al 50% dello sfondamento, in aumento rispetto al 35% previsto dalla manovra ddl’anno scorso. Ancora una stangata è prevista per le industrie farmaceutiche e per le famacie: le industrie dovranno praticare da luglio a dicembre di quest’armo uno “sconto” in favore del Ssn pari al 6,5%, rispetto all’1,83 attuale. Raddoppia invece dall’1,83 a1 3,65% lo “sconto” a carico delle farmacie, che se lo troveranno sul groppone in modo permanente.
Ecco poi il delicato capitolo del taglio alla spesa per beni e servizi, per la quale si prevede quest’anno un risparmio di 600 milioni che salirebbero a 1,2 miliardi dal 2013. Sui contratti in vigore per appalti di servizi e forniture di beni e servizi (farmaci esclusi) di asl e ospedali, scatterà poi una riduzione al 4,8% per tutta la durata dei contratti. Se poi emergeranno «differenze significative dei prezzi unitari» (superiori al 20% dei prezzi di riferimento) le asl dovranno proporre una rinegoziazione dei contratti per spuntare listini più favorevoli: nel caso entro 30 giorni i fornitori non accettino l’accordo, gli enti sanitari avranno il diritto di recedere dal contralto senza alcun onere. Per i dispositivi medici, come detto, viene invece ridotto il tetto annuo di spesa dal 5,2 al 5%. Altro colpo d’accetta riguarda case di cura accreditate e assistenza specialistica: la spesa dovrà essere ridotta dell’1% nel 2012 e del 2% dal 2013, sulla base dei consuntivi 2011. Infine una sorpresa amara anche per il personale sanitario, col rafforzamento delle misure di contenimento dei costi (riduzione dell’1,4% rispetto al 2004) che coinvolgerà anche i medici convenzionati.
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