ADNKronos Salute
Ed. del 04.05.2012
n.d.
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ROMA - La Asl Roma C vince la sua battaglia contro l'Agenzia delle entrate. La Commissione Tributaria Provinciale di Roma ha accolto i primi tre ricorsi presentati dal legale a cui si è rivolta l'azienda sanitaria, per chiedere l'annullamento delle cartelle esattoriali per il mancato pagamento della tassa di concessione governativa relativa ad utenze telefoniche aziendali. Cartelle piuttosto 'pesanti', visto che l'importo totale supera il centinaio di migliaia di euro.
La vittoria della Asl capitolina, che ha visto accogliere i tre ricorsi dopo la prima udienza, "è un risultato importante e rappresenta un precedente. Si tratta - sottolinea l'avvocato Gaetano Longobardi, dello Studio legale Longobardi, all'Adnkronos Salute - della prima pronuncia favorevole in materia, in Italia, riferita a un'azienda sanitaria locale". I precedenti, 2 provvedimenti emessi da Commissioni tributarie di dimensioni più piccole rispetto a quella di Roma, si riferivano infatti a Enti Locali e/o Comuni, spiega il legale.
«Siamo riusciti a ottenere - prosegue - l'equiparazione dell'azienda sanitaria a un'amministrazione dello Stato, che come gli enti pubblici, è esente per legge dal pagamento di una simile tassa». Non solo. «Secondo la Convenzione Consip stipulata fra la Asl e il gestore telefonico - spiega ancora Longobardi - è quest'ultimo che deve farsi carico degli oneri tributari per le spese contrattuali, come la tassa di concessione governativa». Sulla base di queste motivazioni la Commissione tributaria capitolina ha accolto, disponendone preventivamente la riunione, i primi tre ricorsi. E la Asl Roma C non dovrà pagare nulla all'Agenzia delle entrate, che comunque potrebbe presentare ricorso a sua volta in secondo grado.
Altri ricorsi, circa una decina, da parte della stessa Asl Roma C contro altre cartelle esattoriali sulla stessa materia sono ancora pendenti.
Intanto, prosegue Longobardi, «abbiamo ottenuto un risultato rilevante che costituisce un precedente unico in ambito di sprechi della sanità. Ed è emblematico dell'atteggiamento tenuto dall'Agenzia delle entrate, che troppo spesso, arroccata su posizioni burocratiche con una condotta che potrebbe essere superata dal buon senso, costringe un'amministrazione pubblica in questo caso, ma anche numerosi cittadini secondo gli ultimi fatti di cronaca, a difendersi per far valere le proprie ragioni. E per non incorrere in procedure esecutive, che potrebbero avere effetti devastanti per intere famiglie e per le aziende», sottolinea.
La vittoria della Asl capitolina, che ha visto accogliere i tre ricorsi dopo la prima udienza, "è un risultato importante e rappresenta un precedente. Si tratta - sottolinea l'avvocato Gaetano Longobardi, dello Studio legale Longobardi, all'Adnkronos Salute - della prima pronuncia favorevole in materia, in Italia, riferita a un'azienda sanitaria locale". I precedenti, 2 provvedimenti emessi da Commissioni tributarie di dimensioni più piccole rispetto a quella di Roma, si riferivano infatti a Enti Locali e/o Comuni, spiega il legale.
«Siamo riusciti a ottenere - prosegue - l'equiparazione dell'azienda sanitaria a un'amministrazione dello Stato, che come gli enti pubblici, è esente per legge dal pagamento di una simile tassa». Non solo. «Secondo la Convenzione Consip stipulata fra la Asl e il gestore telefonico - spiega ancora Longobardi - è quest'ultimo che deve farsi carico degli oneri tributari per le spese contrattuali, come la tassa di concessione governativa». Sulla base di queste motivazioni la Commissione tributaria capitolina ha accolto, disponendone preventivamente la riunione, i primi tre ricorsi. E la Asl Roma C non dovrà pagare nulla all'Agenzia delle entrate, che comunque potrebbe presentare ricorso a sua volta in secondo grado.
Altri ricorsi, circa una decina, da parte della stessa Asl Roma C contro altre cartelle esattoriali sulla stessa materia sono ancora pendenti.
Intanto, prosegue Longobardi, «abbiamo ottenuto un risultato rilevante che costituisce un precedente unico in ambito di sprechi della sanità. Ed è emblematico dell'atteggiamento tenuto dall'Agenzia delle entrate, che troppo spesso, arroccata su posizioni burocratiche con una condotta che potrebbe essere superata dal buon senso, costringe un'amministrazione pubblica in questo caso, ma anche numerosi cittadini secondo gli ultimi fatti di cronaca, a difendersi per far valere le proprie ragioni. E per non incorrere in procedure esecutive, che potrebbero avere effetti devastanti per intere famiglie e per le aziende», sottolinea.
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