Sole 24Ore
Ed. del 13.05.2012 - pag. 6
Roberto Turno
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Il ministro Balduzzi propone che i cittadini paghino le prestazioni sanitarie fino a un tetto definito in base al reddito - Dall'operazione attesi 2 miliardi nel 2014
Nel Patto per la salute anche una tassa di 3 centesimi su ogni bottiglietta di bibita gasata o zuccherata, per un incasso annuo di 250 milioni
ROMA - Addio ai ticket, largo alla franchigia dal 2 al 4 per mille (o anche più) sui redditi lordi familiari per tutte le prestazioni sanitarie, anche spazzando via le esenzioni per patologia. E poi una tassa da 3 centesimi su ogni bottiglietta (da 33 cl) di bibite zuccherate e gassate per un incasso annuo di 250 milioni, ma nessuna tax food. Non sarà solo la spending review a tagliare le unghie agli sprechi della spesa pubblica per la salute.
Ad annunciare le misure in cantiere col prossimo «Patto» per la salute, è stato ieri in prima persona il ministro Renato Balduzzi. Misure tutte ancora da verificare con Governo e Regioni. Anche perché, ad esempio, sulla rivoluzione per i ticket sia i governatori che il ministero dell’Economia non sarebbero esattamente in sintonia con Balduzzi. Mentre l’eventuale tassa sulle bibite, nonostante lo stop del ministro a quella sul cosiddetto “cibo spazzatura”, ha subito scatenato la protesta di produttori e commercianti.
La rivoluzione della compartecipazione degli italiani alla spesa sanitaria, i ticket appunto, sarà socialmente delicata da gestire, oltreché di non facilissima applicazione. In ballo, tra l’altro, ci sono ben 2 miliardi in più da incassare dal 2014. E Balduzzi promette di andare avanti: la franchigia al posto dei ticket. «Siamo pronti a formalizzare una proposta compiuta», ha detto ieri. Aggiungendo che la franchigia risolverebbe il rebus «delle esenzioni non legate al reddito» e risponderebbe a «criteri di trasparenza, equità e tendenziale omogeneità».
L’idea, secondo una proposta teorica fatta dai tecnici dell’Agenas, sarebbe di stabilire un contributo massimo (la franchigia, appunto), un tetto insomma fino al quale si pagherebbero interamente le prestazioni sanitarie. Dopo di che, superata la quota, tutte le spese sarebbero a carico dello Stato.
Nell’ipotesi di una franchigia fino al 3 per mille del reddito lordo annuo, si pagherebbero 30 euro con 10mila euro di reddito, 120 fino a 40mila, 300 con 100mila euro di reddito. Ma sul tappeto c’è anche l’idea di renderla più marcatamente progressiva.
Cancellata invece dall’orizzonte la tassa su merendine e sul “cibo spazzatura” («una leggenda metropolitana: bastano accordi coi produttori per diminuire ad esempio i grassi saturi nei cibi», ha tagliato corto Balduzzi), il ministro ha rilanciato un prelievo di scopo sulle bevande zuccherate e gassate. «Un’ipotesi che si sta concretizzando: con un aumento di appena 3 centesimi per ogni bottiglietta da 33 centilitri potremmo disporre di 250 milioni su base annua». Da destinare a interventi sanitari mirati (nuove strutture) e a campagne per corretti stili di vita. «Una tassa iniqua e pericolosa», ha subito replicato Federalimentare.
Intanto Balduzzi è nel pieno del ciclone della spending review. Che alla sanità potrebbe chiedere già quest’anno almeno 2 miliardi di risparmi sugli acquisti di beni e servizi. Fin dalle prossime settimane sarà pronta una codificazione dei prezzi medi di riferimento per migliaia di prodotti che valgono 7 miliardi di spesa.
«Chi se ne discosterà, pagherà dazio», giura Balduzzi. Che l’altro ieri ha dovuto subire lo stop dell’Economia al riparto da 108 miliardi del fondo sanitario 2012. Ieri la Stato-Regioni è stata convocata in via straordinaria per il 22 maggio e all’ordine del giorno c’è proprio la partita dei fondi 2012: a quel punto si capirà se lo stop era la prima avvisaglia di tagli in arrivo dall’Economia ai fondi per la salute. Anche bypassando Balduzzi. E le Regioni.
Ad annunciare le misure in cantiere col prossimo «Patto» per la salute, è stato ieri in prima persona il ministro Renato Balduzzi. Misure tutte ancora da verificare con Governo e Regioni. Anche perché, ad esempio, sulla rivoluzione per i ticket sia i governatori che il ministero dell’Economia non sarebbero esattamente in sintonia con Balduzzi. Mentre l’eventuale tassa sulle bibite, nonostante lo stop del ministro a quella sul cosiddetto “cibo spazzatura”, ha subito scatenato la protesta di produttori e commercianti.
La rivoluzione della compartecipazione degli italiani alla spesa sanitaria, i ticket appunto, sarà socialmente delicata da gestire, oltreché di non facilissima applicazione. In ballo, tra l’altro, ci sono ben 2 miliardi in più da incassare dal 2014. E Balduzzi promette di andare avanti: la franchigia al posto dei ticket. «Siamo pronti a formalizzare una proposta compiuta», ha detto ieri. Aggiungendo che la franchigia risolverebbe il rebus «delle esenzioni non legate al reddito» e risponderebbe a «criteri di trasparenza, equità e tendenziale omogeneità».
L’idea, secondo una proposta teorica fatta dai tecnici dell’Agenas, sarebbe di stabilire un contributo massimo (la franchigia, appunto), un tetto insomma fino al quale si pagherebbero interamente le prestazioni sanitarie. Dopo di che, superata la quota, tutte le spese sarebbero a carico dello Stato.
Nell’ipotesi di una franchigia fino al 3 per mille del reddito lordo annuo, si pagherebbero 30 euro con 10mila euro di reddito, 120 fino a 40mila, 300 con 100mila euro di reddito. Ma sul tappeto c’è anche l’idea di renderla più marcatamente progressiva.
Cancellata invece dall’orizzonte la tassa su merendine e sul “cibo spazzatura” («una leggenda metropolitana: bastano accordi coi produttori per diminuire ad esempio i grassi saturi nei cibi», ha tagliato corto Balduzzi), il ministro ha rilanciato un prelievo di scopo sulle bevande zuccherate e gassate. «Un’ipotesi che si sta concretizzando: con un aumento di appena 3 centesimi per ogni bottiglietta da 33 centilitri potremmo disporre di 250 milioni su base annua». Da destinare a interventi sanitari mirati (nuove strutture) e a campagne per corretti stili di vita. «Una tassa iniqua e pericolosa», ha subito replicato Federalimentare.
Intanto Balduzzi è nel pieno del ciclone della spending review. Che alla sanità potrebbe chiedere già quest’anno almeno 2 miliardi di risparmi sugli acquisti di beni e servizi. Fin dalle prossime settimane sarà pronta una codificazione dei prezzi medi di riferimento per migliaia di prodotti che valgono 7 miliardi di spesa.
«Chi se ne discosterà, pagherà dazio», giura Balduzzi. Che l’altro ieri ha dovuto subire lo stop dell’Economia al riparto da 108 miliardi del fondo sanitario 2012. Ieri la Stato-Regioni è stata convocata in via straordinaria per il 22 maggio e all’ordine del giorno c’è proprio la partita dei fondi 2012: a quel punto si capirà se lo stop era la prima avvisaglia di tagli in arrivo dall’Economia ai fondi per la salute. Anche bypassando Balduzzi. E le Regioni.
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