Giornale di Sicilia
Ed. del 15.04.2012 - pag. 5
Giacinto Pipitone
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La decisione in attesa del parere dell'Avvocatura dello Stato sulle nuove norme. Esercenti divisi.
Oggi, in virtù di norme regionali, i farmacisti aprono dal lunedì al venerdì per otto ore al giorno (normalmente dalle 8,30 alle 13 e dalle 16 alle 19,30).
PALERMO - «La norma statale non fa venir meno le vigenti disposizioni regionali in ordine a turni, giorni festivi di chiusura, riposi settimanali e ferie»: sono le righe centrali di una circolare dell’assessore alla Sanità, Massimo Russo, che ha congelato in Sicilia la liberalizzazione degli orari delle farmacie introdotta a livello nazionale.
Un provvedimento che ha spaccato gli stessi farmacisti e che ha acceso l’ennesimo scontro politico sulla gestione della sanità. Ma, soprattutto, in attesa che arrivi la definitiva pronunzia dell’Avvocatura dello Stato sull’applicabilità in Sicilia della legge Monti, i farmacisti stanno interpretando in maniera diversa il groviglio di norme. E cosi la liberalizzazione è in atto a macchia di leopardo.
Vicenda complessa, quella degli orari delle farmacie. Oggi, in virtù di norme regionali, i farmacisti aprono dal lunedì al venerdì per otto ore al giorno (normalmente dalle 8,30 alle 13 c dalle 16 alle 19,30). Sono obbligatori il turno di riposo al sabato e la chiusura domenicale. Anche le ferie vanno concordate fra Ordine e Asp.
Nel «Cresci Italia» Monti ha invece previsto che «non è impedita l’apertura in orari diversi da quelli obbligatori». Per i più ciò vale come un rompete le righe. Ma il settore si è spaccato. E Russo ha deciso di chiedere all’Avvocatura dello Stato se e come applicare la riforma in Sicilia. Per Russo l’interpretazione corretta è questa: «permane l’obbligatorietà degli orari già previsti, ferma restando la possibilità di aprire in orari aggiuntivi». Tutto il resto non si tocca e resta regolato - per ora - dalla legge regionale. Nella circolare l’assessore annuncia che in ogni caso «l’introdotta liberalizzazione oltre gli orari obbligatori necessita di una ulteriore regolamentazione di dettaglio da parte della Regione per garantire uniformità nell’espletamento del servizio». Per Russo «bisogna anche garantire la corretta e puntuale informazione ai cittadini degli orari di apertura delle farmacie sul territorio».
Sull’interpretazione delle norme, i farmacisti sono spaccati. Per Nino D’Alessandro, presidente dell’Ordine di Palermo, la circolare di Russo è corretta: «La legge Monti non cita espressamente i turni e le ferie, dunque rimanda alle leggi regionali. E se queste ultime valgono, allora è chiaro i farmacisti non possono alzarsi un mattino e decidere se aprire il sabato e la domenica o se prolungare l’orario di lavoro. Al più potrebbero essere elastici nei giorni settimanali. Una regolamentazione è necessaria». Tuttavia lo stesso presidente dell’Ordine ammette che «è in atto un Far West. Mi lascia perplesso la decisione di alcuni colleghi che si sentono già liberi di aprire senza dare comunicazione a nessuno». La spaccatura è fotografata da Marina Lo Casto, presidente palermitana e vice presidente regionale di Federfarma (sindacato di categoria): «Giusto per fare un esempio, a Trapani l’Ordine ha interpretato la circolare in modo diverso è ha diramato una nota in cui dà libertà di apertura. Anche a Palermo c’è già chi apre liberamente. E a mio avviso fa bene. Di fronte a una norma innovativa che vale in tutta Italia, qui non si può restare agganciati a una legge regionale del ‘78. I paletti vanno intesi come limite minimo da garantire, andare oltre è un vantaggio per il cittadino. E infatti normalmente sono i cittadini che ci chiedono di aprire più a lungo e più spesso».
Un provvedimento che ha spaccato gli stessi farmacisti e che ha acceso l’ennesimo scontro politico sulla gestione della sanità. Ma, soprattutto, in attesa che arrivi la definitiva pronunzia dell’Avvocatura dello Stato sull’applicabilità in Sicilia della legge Monti, i farmacisti stanno interpretando in maniera diversa il groviglio di norme. E cosi la liberalizzazione è in atto a macchia di leopardo.
Vicenda complessa, quella degli orari delle farmacie. Oggi, in virtù di norme regionali, i farmacisti aprono dal lunedì al venerdì per otto ore al giorno (normalmente dalle 8,30 alle 13 c dalle 16 alle 19,30). Sono obbligatori il turno di riposo al sabato e la chiusura domenicale. Anche le ferie vanno concordate fra Ordine e Asp.
Nel «Cresci Italia» Monti ha invece previsto che «non è impedita l’apertura in orari diversi da quelli obbligatori». Per i più ciò vale come un rompete le righe. Ma il settore si è spaccato. E Russo ha deciso di chiedere all’Avvocatura dello Stato se e come applicare la riforma in Sicilia. Per Russo l’interpretazione corretta è questa: «permane l’obbligatorietà degli orari già previsti, ferma restando la possibilità di aprire in orari aggiuntivi». Tutto il resto non si tocca e resta regolato - per ora - dalla legge regionale. Nella circolare l’assessore annuncia che in ogni caso «l’introdotta liberalizzazione oltre gli orari obbligatori necessita di una ulteriore regolamentazione di dettaglio da parte della Regione per garantire uniformità nell’espletamento del servizio». Per Russo «bisogna anche garantire la corretta e puntuale informazione ai cittadini degli orari di apertura delle farmacie sul territorio».
Sull’interpretazione delle norme, i farmacisti sono spaccati. Per Nino D’Alessandro, presidente dell’Ordine di Palermo, la circolare di Russo è corretta: «La legge Monti non cita espressamente i turni e le ferie, dunque rimanda alle leggi regionali. E se queste ultime valgono, allora è chiaro i farmacisti non possono alzarsi un mattino e decidere se aprire il sabato e la domenica o se prolungare l’orario di lavoro. Al più potrebbero essere elastici nei giorni settimanali. Una regolamentazione è necessaria». Tuttavia lo stesso presidente dell’Ordine ammette che «è in atto un Far West. Mi lascia perplesso la decisione di alcuni colleghi che si sentono già liberi di aprire senza dare comunicazione a nessuno». La spaccatura è fotografata da Marina Lo Casto, presidente palermitana e vice presidente regionale di Federfarma (sindacato di categoria): «Giusto per fare un esempio, a Trapani l’Ordine ha interpretato la circolare in modo diverso è ha diramato una nota in cui dà libertà di apertura. Anche a Palermo c’è già chi apre liberamente. E a mio avviso fa bene. Di fronte a una norma innovativa che vale in tutta Italia, qui non si può restare agganciati a una legge regionale del ‘78. I paletti vanno intesi come limite minimo da garantire, andare oltre è un vantaggio per il cittadino. E infatti normalmente sono i cittadini che ci chiedono di aprire più a lungo e più spesso».
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