Italia Oggi
Ed. del 18.04.2012 - pag. 37
Benedetta Pacelli
Articolo letto 58 volte
Tavolo ministero della salute-regioni per ridisegnare i profili professionali
Verso una nuova definizione delle competenze
Arriva l’infermiere cucito a misura di medico. Con più competenze e maggiore autonomia. Ad aprirgli la strada è il tavolo Ministero della Salute-Regioni che sta lavorando alla ridefinizione dei profili delle professioni sanitarie per individuare quelle più strategiche per il Servizio sanitario nazionale ed intervenire su competenze e specializzazione degli addetti ai lavori. Insomma, dopo che oltre un anno fa l’ordine dei medici di Bologna aveva dichiarato guerra alla delibera della regione Toscana del «See and treat», un modello angloamericano di riorganizzazione sanitaria che abilitava gli infermieri a fare diagnosi per piccoli casi, ci pensa ora il ministero della salute, d’intesa con gli assessorati regionali della sanità, a stilare un nuovo documento per ridefinire le future competenze degli infermieri.
Il testo, inviato a tutti i rappresentanti delle professioni mediche e non (compresi biologi, chimici, psicologi, chimici e veterinari) e a quelli dell’area sanitaria chiamati a trasmettere i rispettivi pareri al ministero della salute entro il prossimo 23 aprile, punta «all’implementazione delle competenze della professione infermieristica» e, nello stesso tempo, a ridisegnare «il nuovo rapporto medico-chirurgo». n tutto, si legge nella relazione tecnica di accompagnamento, parte da alcuni principi generali: l’aumento dell’età media della popolazione, associata all’evoluzione scientifica e tecnologica, richiedono cambiamenti assistenziali, organizzativi e formativi. E quindi anche di rivedere ruoli e competenze di tutti i professionisti del settore.
Il tavolo Ministero-Regioni, dunque, ha scelto «come prima emergenza quella di adeguare le competenze della professione infermieristica», puntando in questa prima fase, in particolare, a ridefinire cinque aree: cure primarie, critica e dell’emergenza urgenza, chirurgica, pediatrica, salute mentale e dipendenze. Per raggiungere questi obiettivi, si legge ancora nella relazione, sarà necessario anche rivedere il percorso formativo degli infermieri. A partire da quello universitario, «dove ridefinire i piani di studio della laurea triennale e magistrale, nonché dei master condivisi in accordo tra ministeri e regioni per rispondere alle necessità di sviluppo della professione». Ma si dovrà puntare anche sulla formazione regionale attivando «una formazione modulare che risponda alla professionalizzazione degli infermieri in conformità agli obiettivi posti in programmazione».
Immediata la reazione delle categorie che vedono in questa nuova definizione dell’infermiere un’azione mirata a erodere competenze altrui e in particolare l’Associazione medici dirigenti, Anaao Assomed, che considera le competenze elencate nel documento «prerogative strettamente connesse alla diagnosi e cura proprie solo dell’atto medico». Secondo Angelo Mastrillo, esperto dell’Osservatorio professioni sanitarie del Miur, invece, «progettare un canale formativo regionale, alternativo e parallelo, a quello universitario con i master rischia di generare un inutile conflitto istituzionale su una materia già pienamente regolamentata».
Il testo, inviato a tutti i rappresentanti delle professioni mediche e non (compresi biologi, chimici, psicologi, chimici e veterinari) e a quelli dell’area sanitaria chiamati a trasmettere i rispettivi pareri al ministero della salute entro il prossimo 23 aprile, punta «all’implementazione delle competenze della professione infermieristica» e, nello stesso tempo, a ridisegnare «il nuovo rapporto medico-chirurgo». n tutto, si legge nella relazione tecnica di accompagnamento, parte da alcuni principi generali: l’aumento dell’età media della popolazione, associata all’evoluzione scientifica e tecnologica, richiedono cambiamenti assistenziali, organizzativi e formativi. E quindi anche di rivedere ruoli e competenze di tutti i professionisti del settore.
Il tavolo Ministero-Regioni, dunque, ha scelto «come prima emergenza quella di adeguare le competenze della professione infermieristica», puntando in questa prima fase, in particolare, a ridefinire cinque aree: cure primarie, critica e dell’emergenza urgenza, chirurgica, pediatrica, salute mentale e dipendenze. Per raggiungere questi obiettivi, si legge ancora nella relazione, sarà necessario anche rivedere il percorso formativo degli infermieri. A partire da quello universitario, «dove ridefinire i piani di studio della laurea triennale e magistrale, nonché dei master condivisi in accordo tra ministeri e regioni per rispondere alle necessità di sviluppo della professione». Ma si dovrà puntare anche sulla formazione regionale attivando «una formazione modulare che risponda alla professionalizzazione degli infermieri in conformità agli obiettivi posti in programmazione».
Immediata la reazione delle categorie che vedono in questa nuova definizione dell’infermiere un’azione mirata a erodere competenze altrui e in particolare l’Associazione medici dirigenti, Anaao Assomed, che considera le competenze elencate nel documento «prerogative strettamente connesse alla diagnosi e cura proprie solo dell’atto medico». Secondo Angelo Mastrillo, esperto dell’Osservatorio professioni sanitarie del Miur, invece, «progettare un canale formativo regionale, alternativo e parallelo, a quello universitario con i master rischia di generare un inutile conflitto istituzionale su una materia già pienamente regolamentata».
Nessun commento:
Posta un commento
imposta qui i tuoi commenti