Centonove
Ed. del 27.04.2012 - pag. 17
Michele Schinella
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Il Tar di Palermo dichiara illegittimi i bandi. E annulla le procedure
«Bisognava dare priorità alla mobilità da altre regioni», spiegano i magistrati amministrativi. Dito puntato verso il tribunale di Catania. Che aveva delegato lo materia al Giudice del lavoro.
MESSINA – Per i vincitori dei concorsi sarebbe una beffa. Per l’assessorato regionale alla Sanità guidato dal magistrato Massimo Russo é già una mezza disfatta. Sono stati assunti e lavorano negli ospedali della Sicilia orientale avendo vinto concorsi che si sono tenuti solo perché il Tribunale amministrativo di Catania si è dichiarato incompetente a giudicare sulla legittimità dei bandi e ha devoluto l’intera materia al giudice del Lavoro. Ma adesso tremano. Il 20 aprile del 2012 il Tribunale amministrativo di Palermo, pronunciandosi nel merito su analoghi concorsi banditi per coprire posti negli ospedali della Sicilia occidentale e già bloccati in via cautelare, ha dichiarato illegittimi i bandi per gli stessi motivi per cui sono stati impugnati gli omologhi della Sicilia orientale ed ha annullato le procedure. Non solo. Ha spiegato il perché sulla questione è competente il giudice amministrativo e non il giudice del Lavoro. Se il Consiglio di Giustizia amministrativa, la cui decisione è attesa per i prossimi giorni, dovesse accogliere il ricorso contro la decisione del Tribunale amministrativo di Catania e dovesse pensarla come i giudici amministrativi palermitani tutti coloro che da mesi prestano servizio dovranno fare armi e bagattelle e vedranno così svanire il sogno di un lavoro inseguito per anni.
TEMA DECIDENDUM. I motivi dell’annullamento dei bandi? Elementari. «La legge prevede che prima di bandire i concorsi per coprire dei posti di lavoro nell’ambito della pubblica amministrazione bisogna dare priorità alla mobilità consentendo a chi fosse interessato a spostarsi da altre regioni. Questa possibilità chi ha preparato i bandi non l’ha prevista». Non è che alla mobilità non si fosse proprio pensato e non fosse stato riservato alcun posto. Dopo le trattative con le organizzazioni sindacali infatti l’assessorato decise di riservare alla mobilità il 50% dei posti messi a concorso.
BOCCIATURE. I giudici palermitani non solo bocciano chi ha elaborato i bandi dei concorsi (il dirigente generale a Palermo era Maurizio Guizzardi) ma anche i colleghi catanesi che si erano comportati come Ponzio Pilato. «Esiste la giurisdizione del giudice amministrativo. La controversia investe gli effetti del provvedimento di indizione di un nuovo concorso, sicché la contestazione concerne l’esercizio del potere dell’Amministrazione, a cui corrisponde una situazione di interesse legittimo, la cui tutela spetta al giudice amministrativo. La contraria statuizione resa dalla sezione staccata di Catania di questo Tar, ad avviso del Collegio tralascia di considerare che la scelta fra le modalità di copertura dei posti vacanti (indizione del concorso, o procedura di mobilità) non attiene alla "gestione dei rapporti di lavoro assunte con la capacità e i poteri del privato datore di lavoro", di competenza del giudice del Lavoro».
MILLE IN ATTESA. I posti messi in palio con i concorsi che la sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa potrebbe spazzare via sono 400. Coloro che hanno presentato la domanda per poter coprire i posti per mobilità sono oltre mille. Nel contratto degli assunti nella Sicilia orientale avvenuta dopo la pronuncia cautelare del Tar di Palermo è stata inserita una postilla: «II contratto di lavoro è efficace fatti salvi gli effetti delle sentenze dei giudici sulla validità del concorso» .Alberto Barbera, illegale del Foro di Barcellona Pozzo di Gotto che ha patrocinato con successo i ricorrenti e aspetta la decisione del Cga spiega: «E’ ovvio che sei giudici d’appello dovessero pensarla come il Tardi Palermo la perdita di lavoro dei vincitori sarebbe automatica. Sulla competenza dei giudici amministrativi non credo ci siano dubbi. Nel giudizio al Tar di Catania neanche la controparte aveva eccepito il difetto di giurisdizione».
FALLIMENTI. II varo dei concorsi era stato presentato in una conferenza stampa dal presidente Raffaele Lombardo e dall’assessore Russo, a fine anno, prima ancora che le piante organiche delle 21 aziende sanitarie e provinciali di Sicilia fossero deliberate. Entrambi accusati di fare clientelismo e sperpero (la Sicilia è impegnata nel piano di rientro), finirono al centro di una bufera a cui diedero fiato i telegiornali nazionali. Massimo Russo era stato costretto a difendersi anche dalle accuse della Cgil: «E’ troppa alta la quota riservata alla mobilità», sostennero i sindacalisti rossi, bocciati ora, al pari dell’ex magistrato dai giudici amministrativi. Renato Costa, segretario regionale della Cgil Medici, però, rilancia: «La legge che impone la mobilità è sbagliata ma andava rispettata, quello che è successo, però, dimostra che l’assessore ha sbagliato a non dare priorità come hanno fatto altre regioni alla stabilizzazione dei precari, prima di bandire i concorsi».
TEMA DECIDENDUM. I motivi dell’annullamento dei bandi? Elementari. «La legge prevede che prima di bandire i concorsi per coprire dei posti di lavoro nell’ambito della pubblica amministrazione bisogna dare priorità alla mobilità consentendo a chi fosse interessato a spostarsi da altre regioni. Questa possibilità chi ha preparato i bandi non l’ha prevista». Non è che alla mobilità non si fosse proprio pensato e non fosse stato riservato alcun posto. Dopo le trattative con le organizzazioni sindacali infatti l’assessorato decise di riservare alla mobilità il 50% dei posti messi a concorso.
BOCCIATURE. I giudici palermitani non solo bocciano chi ha elaborato i bandi dei concorsi (il dirigente generale a Palermo era Maurizio Guizzardi) ma anche i colleghi catanesi che si erano comportati come Ponzio Pilato. «Esiste la giurisdizione del giudice amministrativo. La controversia investe gli effetti del provvedimento di indizione di un nuovo concorso, sicché la contestazione concerne l’esercizio del potere dell’Amministrazione, a cui corrisponde una situazione di interesse legittimo, la cui tutela spetta al giudice amministrativo. La contraria statuizione resa dalla sezione staccata di Catania di questo Tar, ad avviso del Collegio tralascia di considerare che la scelta fra le modalità di copertura dei posti vacanti (indizione del concorso, o procedura di mobilità) non attiene alla "gestione dei rapporti di lavoro assunte con la capacità e i poteri del privato datore di lavoro", di competenza del giudice del Lavoro».
MILLE IN ATTESA. I posti messi in palio con i concorsi che la sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa potrebbe spazzare via sono 400. Coloro che hanno presentato la domanda per poter coprire i posti per mobilità sono oltre mille. Nel contratto degli assunti nella Sicilia orientale avvenuta dopo la pronuncia cautelare del Tar di Palermo è stata inserita una postilla: «II contratto di lavoro è efficace fatti salvi gli effetti delle sentenze dei giudici sulla validità del concorso» .Alberto Barbera, illegale del Foro di Barcellona Pozzo di Gotto che ha patrocinato con successo i ricorrenti e aspetta la decisione del Cga spiega: «E’ ovvio che sei giudici d’appello dovessero pensarla come il Tardi Palermo la perdita di lavoro dei vincitori sarebbe automatica. Sulla competenza dei giudici amministrativi non credo ci siano dubbi. Nel giudizio al Tar di Catania neanche la controparte aveva eccepito il difetto di giurisdizione».
FALLIMENTI. II varo dei concorsi era stato presentato in una conferenza stampa dal presidente Raffaele Lombardo e dall’assessore Russo, a fine anno, prima ancora che le piante organiche delle 21 aziende sanitarie e provinciali di Sicilia fossero deliberate. Entrambi accusati di fare clientelismo e sperpero (la Sicilia è impegnata nel piano di rientro), finirono al centro di una bufera a cui diedero fiato i telegiornali nazionali. Massimo Russo era stato costretto a difendersi anche dalle accuse della Cgil: «E’ troppa alta la quota riservata alla mobilità», sostennero i sindacalisti rossi, bocciati ora, al pari dell’ex magistrato dai giudici amministrativi. Renato Costa, segretario regionale della Cgil Medici, però, rilancia: «La legge che impone la mobilità è sbagliata ma andava rispettata, quello che è successo, però, dimostra che l’assessore ha sbagliato a non dare priorità come hanno fatto altre regioni alla stabilizzazione dei precari, prima di bandire i concorsi».
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