Giornale di Sicilia
Ed. del 03.03.2012 - pag. 7
Rive
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L'anziana morta con i sintomi del morbo di Creutzfeldt
PALERMO - «Bisogna aspettare le opportune verifiche e i risultati degli esami per avere conferma che si tratti del cosiddetto morbo della mucca pazza». L’assessore regionale alla Salute, Massimo Russo, non ha voluto creare allarmismi sul caso della donna palermitana di 72 anni morta giovedì mattina al Policlinico di Palermo per un sospetto caso di sindrome di Creulzfeldt-Jakob, il cosiddetto morbo della «mucca pazza». Nel frattempo la struttura sanitaria ha avviato le procedure per accertare la presenza della malattia inviando i campioni a centri specializzati di Roma e Ragusa. «Non sembrano esserci i presupposti che si traiti effettivamente di un nuovo caso» ha detto l’assessore. Ma i sospetti ci sono, a causa dei sintomi che hanno causato una «veloce e acuta forma di demenza nella paziente», ha spiegato il direttore sanitario Claudio Scaglione. È bene specificare che si tratterebbe del terzo caso sospetto da un anno a questa parte e non negli ultimi tre mesi, ma questo cambia ben poco la sostanza dei fatti.
Perché il morbo, hanno spiegato i medici, non si contagia come un normale virus per cui «pazienti dell’ospedale, familiari e personale medico non hanno nulla da temere». A questi livelli, insomma, le statistiche contano ben poco. La paura resta invece legata alla possibilità di contrarre la malattia mangiando carni infette, ma ieri la Coldiretti siciliana ha ribadito che le carni italiane sono sicurissime» . Il presidente regionale Alessandro Chiarelli ha spiegato che «gli animali vengono tracciati sin dalla nascita e gli stessi mangimi sono controllati molto frequentemente. Oggi quando si parla di sicurezza alimentare - ha aggiunto Chiarelli - bisogna tener presente che la normativa sulle carni è un vero e proprio modello da seguire».
Perché il morbo, hanno spiegato i medici, non si contagia come un normale virus per cui «pazienti dell’ospedale, familiari e personale medico non hanno nulla da temere». A questi livelli, insomma, le statistiche contano ben poco. La paura resta invece legata alla possibilità di contrarre la malattia mangiando carni infette, ma ieri la Coldiretti siciliana ha ribadito che le carni italiane sono sicurissime» . Il presidente regionale Alessandro Chiarelli ha spiegato che «gli animali vengono tracciati sin dalla nascita e gli stessi mangimi sono controllati molto frequentemente. Oggi quando si parla di sicurezza alimentare - ha aggiunto Chiarelli - bisogna tener presente che la normativa sulle carni è un vero e proprio modello da seguire».
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