La Sicilia
Ed. del 10.02.2012 - pag. 8
Andrea Lodato
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Ma Federfarma insiste: «Il sistema è al limite e fischia il collasso»
CATANIA - Se è una vera liberalizzazione ancora non s’è capito bene, per la verità, e se ha scontentato tutti, farmacisti e parafarmacisti, non è detto che per questo sia una vera riforma, una di quelle che non doveva accontentare qualcuno, ma fare gli interessi della società e dei cittadini. Comunque sia il mondo dei farmaci in Italia si sta preparando a gestire il provvedimento adottato dal governo Monti, che ha deciso l’aumento del numero delle farmacie nel paese. Quattromila in tutto, seguendo nuovi parametri, un quorum aggiornato, una dislocazione differente sul territorio. Anche in Sicilia, naturalmente, l’organizzazione sindacale che racchiude la categoria dei farmacisti è al lavoro. Ha analizzato il contenuto della legge voluta dal governo dei tecnici, ed ha cominciato a studiare le conseguenze e la portata dell’attuazione sul territorio dell’Isola.
Manco a dirlo non è che i farmacisti siano convinti di questa manovra, tutt’altro. Ma hanno incassato il provvedimento, pur protestando, e ora dovranno passare alla fase dell’applicazione. Il portavoce siciliano di Federfarma, Rocco Vizzini. continua a seguire tra Palermo e Roma l’evolversi della vicenda ed oggi spiega: «Dal prospetto sulla situazione attuale delle farmacie in Sicilia mi sembra esca un quadro abbastanza chiaro sulla effettiva dislocazione del servizio, che per quanto ci riguarda è sempre stata finalizzata a coprire per quanto possibile l’intero territorio, dai grandi centri, ai paesi, per arrivare alle aree più decentrate con le farmacie cosiddette rurali. Vale la pena fare anche presente che l’organizzazione dei turni diurni e notturni prevede che 24 ore su 24 il servizio sia espletato in qualsiasi comune, isole comprese».
L’apertura di nuove farmacie come previsto dal decreto. secondo però parametri ancora tutti da verificare secondo Federfarma. potrebbe portare in totale in Sicilia 277 farmacie in più con probabilmente 500 addetti in più tra farmacisti e non. Un buon risultato, come auspicava il governo e gli stessi farmacisti che sponsorizzavano una crescita delle parafarmacie. per far crescere l’occupazione?
«Credo che purtroppo - dice invece Vizzini - tale presunto aumento sarà ampiamente compensato in senso negativo dalla diminuzione della forza lavoro esistente. visto che le leggi dell’economia dicono che le riforme liberalizzatrici, in assenza di sviluppo del settore. portano impoverimento e licenziamenti».
In Sicilia. quindi. si dovrebbe passare dalle attuali 1406 farmacie a 1683. Le persone impiegate come collaboratori da 5625 a 6125, se non ci sarà un calo delle vendite e, quindi, una crisi nel sistema già esistente. Ma oggi stiamo parlando ancora di calcoli che dovranno passare da altre valutazioni e altri parametri.
«Questo primo calcolo - dice il portavoce Federfarma - è stato fatto solo sui numeri provinciali, ma la realtà delle cose potrà essere vista e confermata solo analizzando la situazione comune per comune. Va comunque tenuto presente che a tale dato vanno aggiunte le eventuali farmacie aperte in deroga negli aeroporti. aree di servizio, stazioni e centri commerciali oltre i 10.000 metri quadri, che ovviamente potrebbero ulteriormente abbassare il quorum».
Per il momento ci fermiamo per la Sicilia. dunque. a questo dato in evoluzione. Da Roma, dal governo, le pressioni erano forti per arrivare ad una vera e propria moltiplicazione delle farmacie. Ma su questo la risposta di Federfarma è stata molto sostenuta e la categoria resta ferma sulle valutazioni cariche di allarme. E dopo avere strappato, s’è detto. un mezzo successo limitando in parte i danni con questa prima parte di liberalizzazione votata e quella stralciata, i farmacisti non abbassano la guardia e annunciano che la battaglia non è finita. Una battaglia che si sposterà adesso in Parlamento.
«Continuiamo a ritenere che una apertura indiscriminata porterebbe solo ad uno scadimento del servizio, visto che ci sarebbe come immediata prima ricaduta un abbassamento del livello occupazionale nelle farmacie esistenti. Crediamo pure che molte forze politiche si siano rese conto che il settore, e le stesse modifiche apportate dal decreto, meritino approfondimenti e correzioni in sede di conversione in legge. Per esempio se si liberalizzano totalmente gli orari c’è il rischio che di notte non si sappia quale farmacia è effettivamente aperta. Tra l’altro non si capisce, dato che bisogna "crescere", dice Monti, come tutta l’Italia, come mai solo alle farmacie non si permetta di seguire questo processo di sviluppo e crescita, anzi si penalizzano togliendo servizi, risorse e farmaci essenziali che vengono distribuiti nelle ASP solo in determinati giorni e per poche ore. Se c’è sviluppo deve esserci per tutti. se no tutto si riduce ad una manovra punitiva affaristico- ideologica contro presuntissimi privilegiati (molti dei quali a fine mese portano a casa per miracolo uno stipendio non di più e che vanno in pensione a 65 anni con 600 euro di pensione) e un impoverimento del settore in attesa che grossi gruppi finanziari vi mettano le mani sopra».
Manco a dirlo non è che i farmacisti siano convinti di questa manovra, tutt’altro. Ma hanno incassato il provvedimento, pur protestando, e ora dovranno passare alla fase dell’applicazione. Il portavoce siciliano di Federfarma, Rocco Vizzini. continua a seguire tra Palermo e Roma l’evolversi della vicenda ed oggi spiega: «Dal prospetto sulla situazione attuale delle farmacie in Sicilia mi sembra esca un quadro abbastanza chiaro sulla effettiva dislocazione del servizio, che per quanto ci riguarda è sempre stata finalizzata a coprire per quanto possibile l’intero territorio, dai grandi centri, ai paesi, per arrivare alle aree più decentrate con le farmacie cosiddette rurali. Vale la pena fare anche presente che l’organizzazione dei turni diurni e notturni prevede che 24 ore su 24 il servizio sia espletato in qualsiasi comune, isole comprese».
L’apertura di nuove farmacie come previsto dal decreto. secondo però parametri ancora tutti da verificare secondo Federfarma. potrebbe portare in totale in Sicilia 277 farmacie in più con probabilmente 500 addetti in più tra farmacisti e non. Un buon risultato, come auspicava il governo e gli stessi farmacisti che sponsorizzavano una crescita delle parafarmacie. per far crescere l’occupazione?
«Credo che purtroppo - dice invece Vizzini - tale presunto aumento sarà ampiamente compensato in senso negativo dalla diminuzione della forza lavoro esistente. visto che le leggi dell’economia dicono che le riforme liberalizzatrici, in assenza di sviluppo del settore. portano impoverimento e licenziamenti».
In Sicilia. quindi. si dovrebbe passare dalle attuali 1406 farmacie a 1683. Le persone impiegate come collaboratori da 5625 a 6125, se non ci sarà un calo delle vendite e, quindi, una crisi nel sistema già esistente. Ma oggi stiamo parlando ancora di calcoli che dovranno passare da altre valutazioni e altri parametri.
«Questo primo calcolo - dice il portavoce Federfarma - è stato fatto solo sui numeri provinciali, ma la realtà delle cose potrà essere vista e confermata solo analizzando la situazione comune per comune. Va comunque tenuto presente che a tale dato vanno aggiunte le eventuali farmacie aperte in deroga negli aeroporti. aree di servizio, stazioni e centri commerciali oltre i 10.000 metri quadri, che ovviamente potrebbero ulteriormente abbassare il quorum».
Per il momento ci fermiamo per la Sicilia. dunque. a questo dato in evoluzione. Da Roma, dal governo, le pressioni erano forti per arrivare ad una vera e propria moltiplicazione delle farmacie. Ma su questo la risposta di Federfarma è stata molto sostenuta e la categoria resta ferma sulle valutazioni cariche di allarme. E dopo avere strappato, s’è detto. un mezzo successo limitando in parte i danni con questa prima parte di liberalizzazione votata e quella stralciata, i farmacisti non abbassano la guardia e annunciano che la battaglia non è finita. Una battaglia che si sposterà adesso in Parlamento.
«Continuiamo a ritenere che una apertura indiscriminata porterebbe solo ad uno scadimento del servizio, visto che ci sarebbe come immediata prima ricaduta un abbassamento del livello occupazionale nelle farmacie esistenti. Crediamo pure che molte forze politiche si siano rese conto che il settore, e le stesse modifiche apportate dal decreto, meritino approfondimenti e correzioni in sede di conversione in legge. Per esempio se si liberalizzano totalmente gli orari c’è il rischio che di notte non si sappia quale farmacia è effettivamente aperta. Tra l’altro non si capisce, dato che bisogna "crescere", dice Monti, come tutta l’Italia, come mai solo alle farmacie non si permetta di seguire questo processo di sviluppo e crescita, anzi si penalizzano togliendo servizi, risorse e farmaci essenziali che vengono distribuiti nelle ASP solo in determinati giorni e per poche ore. Se c’è sviluppo deve esserci per tutti. se no tutto si riduce ad una manovra punitiva affaristico- ideologica contro presuntissimi privilegiati (molti dei quali a fine mese portano a casa per miracolo uno stipendio non di più e che vanno in pensione a 65 anni con 600 euro di pensione) e un impoverimento del settore in attesa che grossi gruppi finanziari vi mettano le mani sopra».
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