La Sicilia
Ed. del 19.11.2011 - Catania - pag. 39
n.d.
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Assistenza psichiatrica. Allarmante il quadro della situazione denunciato dalla Cgil: «I pazienti costretti a rivolgersi alle cliniche private»
1 centri diurni esistono solo sulla carta per la psichiatria e non funzionano del tutto per il settore delle dipendenze.
CATANIA - In Sicilia sono 180 i posti letto in meno in psichiatria, neuropsichiatria infantile e tossicodipendenza. A Catania in particolare il “buco” è di 47 unità. E’ questo il quadro allarmante del comparto Salute mentale illustrato stamattina dalla Cgil di Catania.
Anche la Camera del lavoro etnea ha infatti aderito alla “Giornata di mobilitazione: Oltre la crisi per un servizio sanitario nazionale pubblico, universale e di qualità” che ieri si è celebrata in tutta Italia. Nella sede della Camera del lavoro sono stati presentati i dati sulla carenza di organici e posti letto del comparto salute mentale a Catania e provincia, e relativi raffronti con il contesto siciliano. Ad illustrarli c’erano il segretario generale della Fp Cgil Gaetano Agliozzo, il coordinatore provinciale della Cgil medici Asp 3 Renato Scifo, il segretario confederale Luisa Albanella, il segretario generale Spi Nicoletta Gatto e il segretario Fp Salvatore Cubito.
Il segno negativo degli organici si aggira attorno a un -30%, dato piuttosto coerente in tutte le province siciliane; a Catania sono addirittura 529 gli operatori in meno previsti dalla stessa Asp. Le conseguenze? L’inadeguatezza nel settore della semiresidenzialità: i centri diurni esistono solo sulla carta per la psichiatria, e non esistono del tutto per il settore delle dipendenze e la neuropsichiatria infantile. A Catania mancano le strutture (solo due le eccezioni: i distretti di Paternò e Caltagirone) adeguate, nonché i laboratori e le attrezzature specifiche per la riabilitazione. Un esempio fra tutti: i terapisti della riabilitazione sono in media soltanto 1 ogni 150.000 abitanti. Per quanto riguarda l’assistenza ambulatoriale, l’unica che ancora garantisca una certa diffusione e capillarità dell’intervento, è evidente la diminuzione degli interventi multidisciplinari, delle psicoterapie e dell’assistenza domiciliare. Non è un caso se a Catania aumentano il numero di utenti che si rivolgono ai servizi e se crollano gli interventi multidisciplinari e le psicoterapie.
In difficoltà anche il settore riabilitativo residenziale e per l’integrazione socio sanitaria, a Catania risultano bloccati i nuovi ricoveri in comunità alloggio, mentre non esistono gruppi appartamento, né esistono speciali protocolli, ad esclusione dell’esperienza di Acireale.
«Non è vero che gli organici si sono assottigliati per motivi economici - tiene a precisare il segretario della Funzione pubblica Gaetano Agliozzo - per ogni mancato servizio dell’ospedale pubblico, corrisponde il ricorso da parte dei pazienti alle cliniche private, alle quali la Regione elargisce sostanziosi rimborsi. Segno che la volontà politica non ha ancora trovato una vera dimensione democratica». Anche le famiglie degli anziani pagano un prezzo troppo alto quando si ritrovano un malato di Alzheimer in casa. Non esistono strutture pubbliche in grado di accudirlo o di ricoverarlo e tutto viene rimandato alla disponibilità economica della famiglia, costretta a ricorrere a costose badanti h 24 o al ricovero in case di cura.
Altro dato inquietante: da gennaio a settembre del 2011 a Catania, nel solo contesto dell’ospedale Garibaldi, sono stati ben 21 I trattamento sanitari obbligatori svoltisi fuori provincia, di cui 7 sono stati effettuati fuori dalla regione. Spiega Scifo: «La Cgil non chiede posti di lavoro in più ma il rispetto degli organici stabiliti dallo stesso assessorato regionale in base ai fabbisogni del territorio. Invece egli ultimi anni abbiamo assistito ad un’emorragia di posti di lavoro e ad un non adeguamento agli standard nazionali».
Anche la Camera del lavoro etnea ha infatti aderito alla “Giornata di mobilitazione: Oltre la crisi per un servizio sanitario nazionale pubblico, universale e di qualità” che ieri si è celebrata in tutta Italia. Nella sede della Camera del lavoro sono stati presentati i dati sulla carenza di organici e posti letto del comparto salute mentale a Catania e provincia, e relativi raffronti con il contesto siciliano. Ad illustrarli c’erano il segretario generale della Fp Cgil Gaetano Agliozzo, il coordinatore provinciale della Cgil medici Asp 3 Renato Scifo, il segretario confederale Luisa Albanella, il segretario generale Spi Nicoletta Gatto e il segretario Fp Salvatore Cubito.
Il segno negativo degli organici si aggira attorno a un -30%, dato piuttosto coerente in tutte le province siciliane; a Catania sono addirittura 529 gli operatori in meno previsti dalla stessa Asp. Le conseguenze? L’inadeguatezza nel settore della semiresidenzialità: i centri diurni esistono solo sulla carta per la psichiatria, e non esistono del tutto per il settore delle dipendenze e la neuropsichiatria infantile. A Catania mancano le strutture (solo due le eccezioni: i distretti di Paternò e Caltagirone) adeguate, nonché i laboratori e le attrezzature specifiche per la riabilitazione. Un esempio fra tutti: i terapisti della riabilitazione sono in media soltanto 1 ogni 150.000 abitanti. Per quanto riguarda l’assistenza ambulatoriale, l’unica che ancora garantisca una certa diffusione e capillarità dell’intervento, è evidente la diminuzione degli interventi multidisciplinari, delle psicoterapie e dell’assistenza domiciliare. Non è un caso se a Catania aumentano il numero di utenti che si rivolgono ai servizi e se crollano gli interventi multidisciplinari e le psicoterapie.
In difficoltà anche il settore riabilitativo residenziale e per l’integrazione socio sanitaria, a Catania risultano bloccati i nuovi ricoveri in comunità alloggio, mentre non esistono gruppi appartamento, né esistono speciali protocolli, ad esclusione dell’esperienza di Acireale.
«Non è vero che gli organici si sono assottigliati per motivi economici - tiene a precisare il segretario della Funzione pubblica Gaetano Agliozzo - per ogni mancato servizio dell’ospedale pubblico, corrisponde il ricorso da parte dei pazienti alle cliniche private, alle quali la Regione elargisce sostanziosi rimborsi. Segno che la volontà politica non ha ancora trovato una vera dimensione democratica». Anche le famiglie degli anziani pagano un prezzo troppo alto quando si ritrovano un malato di Alzheimer in casa. Non esistono strutture pubbliche in grado di accudirlo o di ricoverarlo e tutto viene rimandato alla disponibilità economica della famiglia, costretta a ricorrere a costose badanti h 24 o al ricovero in case di cura.
Altro dato inquietante: da gennaio a settembre del 2011 a Catania, nel solo contesto dell’ospedale Garibaldi, sono stati ben 21 I trattamento sanitari obbligatori svoltisi fuori provincia, di cui 7 sono stati effettuati fuori dalla regione. Spiega Scifo: «La Cgil non chiede posti di lavoro in più ma il rispetto degli organici stabiliti dallo stesso assessorato regionale in base ai fabbisogni del territorio. Invece egli ultimi anni abbiamo assistito ad un’emorragia di posti di lavoro e ad un non adeguamento agli standard nazionali».
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