La Repubblica
Ed. del 29.11.2011 - Palermo - pag. VIII
Michela Giuffrida
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Catania, due muoiono nel giro di poche ore. L'altro salvato in extremis
CATANIA - Un dolore acuto al petto, la vista che si annebbia,le gambe che non reggono più. È successo a Guido Garofalo, il più piccolo di dieci fratelli, morto d’infarto domenica sull’Etna. Appena qualche minuto dopo, proprio mentre stava soccorrendo il fratello, lo stesso dolore fortissimo ha colpito Alberto, più grande di otto anni, che a sua volta si è accasciato a terra. Anche il suo cuore si è fermato senza più ripartire, nonostante i soccorsi, arrivati con un’ambulanza e poi con l’elicottero del 118 atterrato ai margini della pineta dei Monti Rossi dove i due stavano pranzando all’aperto con amici e parenti. Tragedia nella tragedia, disperazione aggiunta al dolore di una famiglia tanto numerosa, sette sorelle e tre fratelli, quanto unita. Ma l’incredibile è accaduto ancora qualche ora dopo.
Quando, all’ospedale Garibaldi di Catania dove erano stati trasportati i corpi di Guido e Alberto, è arrivato il terzo dei Garofalo, Salvatore, 57 anni. Una volta entrato all’obitorio, di fronte ai fratelli senza vita. Salvatore non ha retto. È svenuto, crollato ai piedi delle bare, mentre fra gli altri familiari è stato il panico.
Immediatamente Salvatore è stato soccorso e trasportato nel reparto di Cardiologia dell’ospedale. Non un semplice malore il suo, ma un’ischemia cardiaca, anticamera. se le cure non fossero state tempestive, di un probabile micidiale infarto. Una vicenda senza precedenti, dicono i medici. Sia quelli che assistono Salvatore Garofalo, come Thekla Maurhoff, dirigente del Garibaldi, che parla di «patologia familiare da studiare con attenzione», sia quelli che ogni giorno studiano casi estremi, come il primario di Cardiologia del Ferrarotto , Corrado Tamburino, che descrive scientificamente l’incredibile “effetto a catena” della vicenda. «È chiaro che è determinante il substrato patologico familiare - dice Tamburino - e che nel secondo caso è facilmente ipotizzabile una sindrome di Tako-Tsubo, che la gente chiama crepacuore, e che si è sovrapposta a una probabile malattia coronarica su base genetica. In questi casi l’aumento dell’adrenalina e della pressione arteriosa fanno emergere una angina pectoris o una sindrome coronarica acuta che solo per fortuna, nel terzo caso, non ha portato alla morte. E una sindrome rara - conclude il primario – che riguarda soprattutto le donne che hanno avuto un lutto in famiglia, ma vedere tre fratelli maschi colpiti nella stessa circostanza non ha precedenti».
Non è ancora stata avvertita della tragedia una delle sorelle Garofalo, cardiopatica, che vive a Roma e che probabilmente non assisterà ai funerali che si terranno nella chiesa del quartiere catanese di Santa Maria Goretti, dove abitavano Guido e Alberto.
Quando, all’ospedale Garibaldi di Catania dove erano stati trasportati i corpi di Guido e Alberto, è arrivato il terzo dei Garofalo, Salvatore, 57 anni. Una volta entrato all’obitorio, di fronte ai fratelli senza vita. Salvatore non ha retto. È svenuto, crollato ai piedi delle bare, mentre fra gli altri familiari è stato il panico.
Immediatamente Salvatore è stato soccorso e trasportato nel reparto di Cardiologia dell’ospedale. Non un semplice malore il suo, ma un’ischemia cardiaca, anticamera. se le cure non fossero state tempestive, di un probabile micidiale infarto. Una vicenda senza precedenti, dicono i medici. Sia quelli che assistono Salvatore Garofalo, come Thekla Maurhoff, dirigente del Garibaldi, che parla di «patologia familiare da studiare con attenzione», sia quelli che ogni giorno studiano casi estremi, come il primario di Cardiologia del Ferrarotto , Corrado Tamburino, che descrive scientificamente l’incredibile “effetto a catena” della vicenda. «È chiaro che è determinante il substrato patologico familiare - dice Tamburino - e che nel secondo caso è facilmente ipotizzabile una sindrome di Tako-Tsubo, che la gente chiama crepacuore, e che si è sovrapposta a una probabile malattia coronarica su base genetica. In questi casi l’aumento dell’adrenalina e della pressione arteriosa fanno emergere una angina pectoris o una sindrome coronarica acuta che solo per fortuna, nel terzo caso, non ha portato alla morte. E una sindrome rara - conclude il primario – che riguarda soprattutto le donne che hanno avuto un lutto in famiglia, ma vedere tre fratelli maschi colpiti nella stessa circostanza non ha precedenti».
Non è ancora stata avvertita della tragedia una delle sorelle Garofalo, cardiopatica, che vive a Roma e che probabilmente non assisterà ai funerali che si terranno nella chiesa del quartiere catanese di Santa Maria Goretti, dove abitavano Guido e Alberto.
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