Giornale di Sicilia
Ed. del 25.10.2011 - Palermo - pag. 16
Adele Lapertosa
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La Commissione parlamentare fornisce i dati, ma la Regione non li conferma
In due anni e mezzo di attività della commissione sono stati 470 i casi di malasanità segnalati a livello nazionale: primeggiano Calabria, Sicilia e Lazio.
ROMA - I casi di malasanità sono stati talmente tanti che in questa triste classifica la Sicilia è seconda solo alla Calabria. La commissione parlamentare d’inchiesta sugli Errori sanitari, presieduta da Leoluca Orlando, mette sul tavolo i dati e fa scoppiare un altro caso. Perché la Regione non li conferma e finisce con un botta e risposto tutto a sinistra fra Orlando e l’assessore Massimo Russo.
In due anni e mezzo di attività della commissione, cioè 29 mesi, sono stati 470 i casi di malasanità segnalati a livello nazionale, di cui 329 conclusisi con la morte del paziente. Un bilancio in nero, dove a primeggiare sono Calabria, Sicilia e Lazio, che insieme totalizzano oltre la metà dei casi.
Complessivamente da fine aprile 2009 al 30 settembre 2011 i presunti errori sanitari sono stati 326 (di cui 223 terminati con il decesso del paziente) e 144 le altre criticità (di cui 106 con morti). Più della metà, cioè 239, spettano a Lazio (51 casi e 35 morti), Calabria (97 e 78) e Sicilia (91 e 66), la cui media complessiva è di 3,6 casi al giorno.
La maglia per la regione più virtuosa spetta invece al Trentino con un solo caso, seguito da Sardegna e Molise (2), Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Marche (3) e Umbria (4).
Secondo Orlando, merito della commissione è l’aver fatto nascere e crescere «la consapevolezza che la tutela della salute è un diritto peri cittadini e un dovere per gli operatori sanitari, da noi invitati a rivendicare l’esigenza di essere posti nelle condizioni di operare sempre meglio». Troppo spesso casi di malpractices «potrebbero essere evitati - rileva Orlando - se gli operatori denunciassero spontaneamente anomalie e disfunzioni. È indispensabile superare il clima di preoccupazioni e paure tra i professionisti della sanità ed evitare esempi controproducenti di difesa corporativa, per un corretto funzionamento del sistema».
Ma Russo non ci sta e contesta i dati: «Spieghi, Orlando, da quali fonti li ha attinti e con quale metodologia li ha verificati. Spieghi se ha semplicemente tenuto conto delle denunce dei cittadini, che hanno trovato spazio sui giomali, o se ha seguito il protocollo nazionale sugli “eventi sentinella”». Per Russo «Orlando dovrebbe anche spiegare quali casi da lui citati hanno poi trovato riscontro nell’azione della magistratura per l’esistenza di rilievi penali, quali conseguenze hanno avuto sul piano amministrativo e disciplinare. Spieghi, infine, cosa ha fatto in concreto la sua commissione per accertare la fondatezza dei presunti casi di malasanità e renda noto quali iniziative di sua competenza sono state poste in essere per contrastare cause e responsabilità di eventuali errori sanitari nelle strutture pubbliche e private».
Per l’assessore «ancora una volta Orlando dà un’informazione istituzionalmente non corretta che rischia di alzare polveroni mediatici, ledendo il principio della lealtà istituzionale».
In due anni e mezzo di attività della commissione, cioè 29 mesi, sono stati 470 i casi di malasanità segnalati a livello nazionale, di cui 329 conclusisi con la morte del paziente. Un bilancio in nero, dove a primeggiare sono Calabria, Sicilia e Lazio, che insieme totalizzano oltre la metà dei casi.
Complessivamente da fine aprile 2009 al 30 settembre 2011 i presunti errori sanitari sono stati 326 (di cui 223 terminati con il decesso del paziente) e 144 le altre criticità (di cui 106 con morti). Più della metà, cioè 239, spettano a Lazio (51 casi e 35 morti), Calabria (97 e 78) e Sicilia (91 e 66), la cui media complessiva è di 3,6 casi al giorno.
La maglia per la regione più virtuosa spetta invece al Trentino con un solo caso, seguito da Sardegna e Molise (2), Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Marche (3) e Umbria (4).
Secondo Orlando, merito della commissione è l’aver fatto nascere e crescere «la consapevolezza che la tutela della salute è un diritto peri cittadini e un dovere per gli operatori sanitari, da noi invitati a rivendicare l’esigenza di essere posti nelle condizioni di operare sempre meglio». Troppo spesso casi di malpractices «potrebbero essere evitati - rileva Orlando - se gli operatori denunciassero spontaneamente anomalie e disfunzioni. È indispensabile superare il clima di preoccupazioni e paure tra i professionisti della sanità ed evitare esempi controproducenti di difesa corporativa, per un corretto funzionamento del sistema».
Ma Russo non ci sta e contesta i dati: «Spieghi, Orlando, da quali fonti li ha attinti e con quale metodologia li ha verificati. Spieghi se ha semplicemente tenuto conto delle denunce dei cittadini, che hanno trovato spazio sui giomali, o se ha seguito il protocollo nazionale sugli “eventi sentinella”». Per Russo «Orlando dovrebbe anche spiegare quali casi da lui citati hanno poi trovato riscontro nell’azione della magistratura per l’esistenza di rilievi penali, quali conseguenze hanno avuto sul piano amministrativo e disciplinare. Spieghi, infine, cosa ha fatto in concreto la sua commissione per accertare la fondatezza dei presunti casi di malasanità e renda noto quali iniziative di sua competenza sono state poste in essere per contrastare cause e responsabilità di eventuali errori sanitari nelle strutture pubbliche e private».
Per l’assessore «ancora una volta Orlando dà un’informazione istituzionalmente non corretta che rischia di alzare polveroni mediatici, ledendo il principio della lealtà istituzionale».
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