Giornale di Sicilia
Ed. del 20.10.2011 - pag. 5
Delia Parrinello
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L'ospedale ha sospeso dal servizio, l'ortopedico Roberto Matracia, infermieri, tecnici e impiegati amministrativi.
Dai 4 maggio ai 2 giugno scorsi, l'ortopedico, tecnici, infermieri e impiegati si sarebbero «favoriti» timbrando i cartellini di chi era assente. Matracia: «Cose non vere».
PALERMO - I tempi sono certi, fra il 4 maggio e il 2 giugno di quest’anno: sono i 29 giorni in cui dieci dipendenti degli Ospedali riuniti Villa Sofia Cervello si sono favoriti a vicenda falsificando le presenze e timbrando i cartellini l’uno dell’altro. Un medico ortopedico, infermieri. Tecnici di Ortopedia e di Radiologia, collaboratori amministrativi: sei donne e quattro uomini indagati per truffa aggravata dalla Procura di Palermo che ne ha chiesto la sospensione dal servizio. Il gip Marina Petruzzella li interrogherà il 24 ottobre e deciderà se accogliere la richiesta di sospensione della Procura. Ma intanto arriva lo stop immediato dell’ azienda, e il direttore generale di Villa Sofia Cervello sospende con effetto immediato i dieci dipendenti dal pubblico servizio. Fra gli indagati ci sarebbe anche Roberto Matracia, medico ortopedico di Villa Sofia e Cto e medico sociale del Palermo calcio.
Da indagini e controlli interni è emerso che il personale falsificava l’orario di entrata e uscita chiedendo a colleghi compiacenti di timbrare il proprio badge. Le indagini sono state coordinate dai Nas Palermo al comando del capitano Francesco Cieraci in collaborazione con i vertici della stessa azienda ospedaliera. «Profondamente dispiaciuto e indignato» si dichiara il direttore Salvatore Di Rosa, «ho constatato quanto malcostume sia diffuso proprio tra coloro che dovrebbero essere al servizio dei cittadini ed esempio di etica del lavoro: serva da monito, l’amministrazione sarà inflessibile».
E arrivano le prime difese dell’indagato più noto che esprime «piena fiducia nel lavoro della magistratura. Non so cosa dire - dichiara alle agenzie Roberto Matracia -saranno state voci di persone che hanno raccontato cose non vere, non voglio aggiungere altro, sono sorpreso».
Gli indagati sono il medico ortopedico, un tecnico di Ortopedia, uno di radiologia e un coadiutore amministrativo. E sei dipendenti donne: un’infermiera dell’ambulatorio di Ortopedia e un tecnico di Ortopedia, un’infermiera del Cto, una coadiutrice amministrativa a tempo determinato e due coadiutrici amministrative.
Per tutti un capo d’imputazione che sembra una commedia all’italiana, la scena di movimento di Totò e Peppino: «Con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, con artifizi e raggiri consistiti nell’avere reciprocamente e reiteratamente provveduto alla timbratura negli orologi segna tempo dei tesserini dei colleghi mentre costoro non erano ancora giunti al lavoro o quando lo avevano già abbandonato, hanno indotto in errore l’azienda ospedaliera e si sono procurati reciprocamente un ingiusto profitto che è consistito nella frazione di retribuzione percepita per una attività lavorativa in realtà non prestata per intero», sostengono i magistrati della Procura. Truffa aggravata, «con l’aggravante di aver commesso il fatto in violazione dei doveri inerenti un pubblico servizio».
Da indagini e controlli interni è emerso che il personale falsificava l’orario di entrata e uscita chiedendo a colleghi compiacenti di timbrare il proprio badge. Le indagini sono state coordinate dai Nas Palermo al comando del capitano Francesco Cieraci in collaborazione con i vertici della stessa azienda ospedaliera. «Profondamente dispiaciuto e indignato» si dichiara il direttore Salvatore Di Rosa, «ho constatato quanto malcostume sia diffuso proprio tra coloro che dovrebbero essere al servizio dei cittadini ed esempio di etica del lavoro: serva da monito, l’amministrazione sarà inflessibile».
E arrivano le prime difese dell’indagato più noto che esprime «piena fiducia nel lavoro della magistratura. Non so cosa dire - dichiara alle agenzie Roberto Matracia -saranno state voci di persone che hanno raccontato cose non vere, non voglio aggiungere altro, sono sorpreso».
Gli indagati sono il medico ortopedico, un tecnico di Ortopedia, uno di radiologia e un coadiutore amministrativo. E sei dipendenti donne: un’infermiera dell’ambulatorio di Ortopedia e un tecnico di Ortopedia, un’infermiera del Cto, una coadiutrice amministrativa a tempo determinato e due coadiutrici amministrative.
Per tutti un capo d’imputazione che sembra una commedia all’italiana, la scena di movimento di Totò e Peppino: «Con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, con artifizi e raggiri consistiti nell’avere reciprocamente e reiteratamente provveduto alla timbratura negli orologi segna tempo dei tesserini dei colleghi mentre costoro non erano ancora giunti al lavoro o quando lo avevano già abbandonato, hanno indotto in errore l’azienda ospedaliera e si sono procurati reciprocamente un ingiusto profitto che è consistito nella frazione di retribuzione percepita per una attività lavorativa in realtà non prestata per intero», sostengono i magistrati della Procura. Truffa aggravata, «con l’aggravante di aver commesso il fatto in violazione dei doveri inerenti un pubblico servizio».
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