Giornale di Sicilia
Ed. del 08.09.2011 - pag. 6
Filippo Passantino
Articolo letto 33 volte
Restano senza vertici le Aziende di Catania, Messina e Agrigento. Arrivano i commissari
Giuseppe Calaciura e Salvatore Giuffrida hanno presentato le dimissioni. Salvatore Olivieri dichiarato invece decaduto. Si salva il manager di Siracusa: «Deficit non è attribulbne a lui».
PALERMO - Le aspettative del presidente della Regione, Raffaele Lombardo, sono state confermate. I manager delle Asp di Catania e Messina, Giuseppe Calaciura e Salvatore Giuffrida, hanno presentato le dimissioni per aver sforato il budget previsto per il 2010. Per il terzo al centro del procedimento amministrativo dell’assessorato alla Salute, cioè il dirigente generale dell’Asp di Agrigento, Salvatore Olivieri, invece, si è reso necessario il provvedimento che ne decreta la decadenza immediata. Nei prossimi giorni sarà sottoscritto dal governatore. Una misura imposta dalla legge 5 del 2009, che sancisce lo stop all’incarico in caso di mancato raggiungimento dell’equilibrio economico di bilancio in relazione alle risorse negoziate. Alloro posto entro la prossima settimana dovrebbero essere nominati tre commissari straordinari.
Intanto, la legge prevede che il timone passerà al direttore amministrativo o sanitario, su delega del direttore generale, oppure, in mancanza di delega, al direttore più anziano per età.
L ‘unica indiscrezione tra coloro che potrebbero subentrare riguarda l’Asp di Catania. Il nome che circola è quello del direttore generale del Cannizzaro, Francesco Poli.
L’assessore alla Sanità, Massimo Russo, ha ritenuto, invece, di non proporre la decadenza del manager dell’Asp di Siracusa, Franco Maniscalco, il cui disavanzo rispetto al budget concordato «è attribuibile a eventi giudicati non riconducibili alla sua responsabilità». Le richieste di Russo giungono dopo le verifiche, portate avanti dal dipartimento della “Pianificazione strategica”, che ha analizzato i bilanci delle aziende e ha chiesto chiarimenti alle quattro Asp che non erano in regola con il budget concordato.
Al termine delle verifiche, il consuntivo dell’Asp di Agrigento presenta una perdita di 7 milioni di euro contro i 10,8 esposti in un primo momento. Ammonta a 18,4 milioni, invece, quella dell’Asp di Catania. Cifra legata per oltre 5 milioni alle spese relative alle cure effettuate fuori dal territorio dell’azienda e per 13 a un debito non inserito in bilancio dal ‘98 col Comune per prestazioni socio sanitarie. Lo “scostamento” dell’Asp di Messina è di 18,3 milioni di euro rispetto al risultato negoziato.
A Siracusa, infine, la perdita registrata equivale a 2.7 milioni. Ma l’azienda ha motivato il deficit con due precisi eventi: il primo riguarda i problemi nel processo di riorganizzazione funzionale del presidio ospedaliero di Avola - Noto (costato oltre 2 milioni in più) e il secondo, invece, le difficoltà nell’apertura del nuovo ospedale di Lentini (con un surplus di 236 mila euro).
In sede d’istruttoria è emersa anche «un’erronea imputazione dei dati di mobilità per le prestazioni sanitarie dei residenti di Lampedusa e Linosa, erroneamente imputati all’Asp di Agrigento, e del comune di Capizzi (Messina)». Costi che graveranno, invece, sulle Asp di Palermo ed Enna. Così il dipartimento sta verificando gli effetti sui bilanci delle due aziende e ha già avviato le procedure di contradditorio con i rispettivi manager.
Intanto, la legge prevede che il timone passerà al direttore amministrativo o sanitario, su delega del direttore generale, oppure, in mancanza di delega, al direttore più anziano per età.
L ‘unica indiscrezione tra coloro che potrebbero subentrare riguarda l’Asp di Catania. Il nome che circola è quello del direttore generale del Cannizzaro, Francesco Poli.
L’assessore alla Sanità, Massimo Russo, ha ritenuto, invece, di non proporre la decadenza del manager dell’Asp di Siracusa, Franco Maniscalco, il cui disavanzo rispetto al budget concordato «è attribuibile a eventi giudicati non riconducibili alla sua responsabilità». Le richieste di Russo giungono dopo le verifiche, portate avanti dal dipartimento della “Pianificazione strategica”, che ha analizzato i bilanci delle aziende e ha chiesto chiarimenti alle quattro Asp che non erano in regola con il budget concordato.
Al termine delle verifiche, il consuntivo dell’Asp di Agrigento presenta una perdita di 7 milioni di euro contro i 10,8 esposti in un primo momento. Ammonta a 18,4 milioni, invece, quella dell’Asp di Catania. Cifra legata per oltre 5 milioni alle spese relative alle cure effettuate fuori dal territorio dell’azienda e per 13 a un debito non inserito in bilancio dal ‘98 col Comune per prestazioni socio sanitarie. Lo “scostamento” dell’Asp di Messina è di 18,3 milioni di euro rispetto al risultato negoziato.
A Siracusa, infine, la perdita registrata equivale a 2.7 milioni. Ma l’azienda ha motivato il deficit con due precisi eventi: il primo riguarda i problemi nel processo di riorganizzazione funzionale del presidio ospedaliero di Avola - Noto (costato oltre 2 milioni in più) e il secondo, invece, le difficoltà nell’apertura del nuovo ospedale di Lentini (con un surplus di 236 mila euro).
In sede d’istruttoria è emersa anche «un’erronea imputazione dei dati di mobilità per le prestazioni sanitarie dei residenti di Lampedusa e Linosa, erroneamente imputati all’Asp di Agrigento, e del comune di Capizzi (Messina)». Costi che graveranno, invece, sulle Asp di Palermo ed Enna. Così il dipartimento sta verificando gli effetti sui bilanci delle due aziende e ha già avviato le procedure di contradditorio con i rispettivi manager.
Nessun commento:
Posta un commento
imposta qui i tuoi commenti