La Sicilia
Ed. del 09.09.2011 - pag. 23
Manuela Correra
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Più difficili i viaggi della speranza
La Lombardia decide di tagliare i rimborsi per i trattamenti effettuati nelle strutture sanitarie a pazienti provenienti da altre Regioni italiane, ed è subito polemica. La decisione è contenuta in una delibera del 28 luglio scorso: un provvedimento «iniquo» e «discriminate», affermano medici e Tribunale dei diritti del malato (Tdm), e critiche giungono anche dall’Istituto europeo di oncologia.
In Lombardia arrivano ogni anno per curarsi quasi 150mila pazienti da altre Regioni. Ma i ritardi nel pagare i rimborsi per le prestazioni, soprattutto per alcune Regioni del Sud, hanno portato il Pirellone a rivedere le tariffe per i pazienti extra-regione, uniformandole alle tariffe nazionali. Tradotto, significa che per gli ospedali lombardi curare un paziente della loro stessa Regione sarà economicamente più conveniente che il curarne uno all’esterno.
«I pazienti provenienti da altre Regioni - si legge nel documento, come riporta il Corriere della sera - (a decorrere da quelli dimessi a luglio) saranno finanziati al valore concordato, per il 2011, a livello nazionale della tariffa unica convenzionale». E si stima che il cambiamento ridurrà di 20 milioni di euro gli incassi per gli ospedali lombardi. Infatti, alcune prestazioni in Lombardia sono pagate di più che in altre Regioni; queste tariffe rimarranno valide per i cittadini lombardi, ma per i cittadini extra-Regione, stabilisce appunto la delibera del Pirellone dello scorso 28 luglio, le tariffe saranno quelle stabilite a livello nazionale, che sono più basse. In definitiva, un ospedale guadagnerà di più a curare un lombardo che un non lombardo.
Una decisione duramente criticata dal Tribunale dei diritti del malato Cittadinanzattiva: la delibera è «iniqua» e rappresenta un «ostacolo all’accesso alle cure per tutti i cittadini», commenta la coordinatrice nazionale Francesca Moccia. In teoria, sottolinea, «uniformare i tariffari sarebbe giusto, ma che la Regione Lombardia lo faccia solo per i pazienti extra-regione è discriminate ed è anche una distorsione del federalismo in sanità. Il nuovo meccanismo farà sì che soprattutto le strutture convenzionate avranno meno interesse a ricoverare pazienti extra-regione e questo creerà un ostacolo in più all’accesso alle cure, in primo luogo per i pazienti che provengono dalle regioni del Sud».
Critico anche il segretario della FpCgil Medici, Massimo Cozza: «Si rischia - afferma - di creare una discriminazione tra i cittadini sulla base della residenza e provenienza regionale. Al contrario, le istituzioni pubbliche dovrebbero garantire uguale trattamento a tutti i cittadini. Questo provvedimento - prosegue Cozza - «rischia di diventare anche un “ricatto morale” nei confronti del medico, dal momento che il meccanismo previsto presuppone che l’ospedale guadagni di più o di meno a seconda della regione di residenza del paziente».
La delibera è «estremamente penalizzante per le nostre strutture», commenta inoltre Stefano Michelini, direttore generale dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo): «Comprendiamo il difficile momento che il Paese sta attraversando», spiega, ma «riteniamo altresì che vada salvaguardato il diritto dei pazienti italiani di farsi assistere nelle strutture che reputano più idonee per i loro bisogni di cura. Confidiamo pertanto che vengano trovate soluzioni - conclude - che permettano ad istituti attrattivi come lo Ieo e il Ccm, e gli altri presenti in Lombardia, di poter continuare ad assistere tutti i pazienti senza distinzione di provenienza».
In Lombardia arrivano ogni anno per curarsi quasi 150mila pazienti da altre Regioni. Ma i ritardi nel pagare i rimborsi per le prestazioni, soprattutto per alcune Regioni del Sud, hanno portato il Pirellone a rivedere le tariffe per i pazienti extra-regione, uniformandole alle tariffe nazionali. Tradotto, significa che per gli ospedali lombardi curare un paziente della loro stessa Regione sarà economicamente più conveniente che il curarne uno all’esterno.
«I pazienti provenienti da altre Regioni - si legge nel documento, come riporta il Corriere della sera - (a decorrere da quelli dimessi a luglio) saranno finanziati al valore concordato, per il 2011, a livello nazionale della tariffa unica convenzionale». E si stima che il cambiamento ridurrà di 20 milioni di euro gli incassi per gli ospedali lombardi. Infatti, alcune prestazioni in Lombardia sono pagate di più che in altre Regioni; queste tariffe rimarranno valide per i cittadini lombardi, ma per i cittadini extra-Regione, stabilisce appunto la delibera del Pirellone dello scorso 28 luglio, le tariffe saranno quelle stabilite a livello nazionale, che sono più basse. In definitiva, un ospedale guadagnerà di più a curare un lombardo che un non lombardo.
Una decisione duramente criticata dal Tribunale dei diritti del malato Cittadinanzattiva: la delibera è «iniqua» e rappresenta un «ostacolo all’accesso alle cure per tutti i cittadini», commenta la coordinatrice nazionale Francesca Moccia. In teoria, sottolinea, «uniformare i tariffari sarebbe giusto, ma che la Regione Lombardia lo faccia solo per i pazienti extra-regione è discriminate ed è anche una distorsione del federalismo in sanità. Il nuovo meccanismo farà sì che soprattutto le strutture convenzionate avranno meno interesse a ricoverare pazienti extra-regione e questo creerà un ostacolo in più all’accesso alle cure, in primo luogo per i pazienti che provengono dalle regioni del Sud».
Critico anche il segretario della FpCgil Medici, Massimo Cozza: «Si rischia - afferma - di creare una discriminazione tra i cittadini sulla base della residenza e provenienza regionale. Al contrario, le istituzioni pubbliche dovrebbero garantire uguale trattamento a tutti i cittadini. Questo provvedimento - prosegue Cozza - «rischia di diventare anche un “ricatto morale” nei confronti del medico, dal momento che il meccanismo previsto presuppone che l’ospedale guadagni di più o di meno a seconda della regione di residenza del paziente».
La delibera è «estremamente penalizzante per le nostre strutture», commenta inoltre Stefano Michelini, direttore generale dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo): «Comprendiamo il difficile momento che il Paese sta attraversando», spiega, ma «riteniamo altresì che vada salvaguardato il diritto dei pazienti italiani di farsi assistere nelle strutture che reputano più idonee per i loro bisogni di cura. Confidiamo pertanto che vengano trovate soluzioni - conclude - che permettano ad istituti attrattivi come lo Ieo e il Ccm, e gli altri presenti in Lombardia, di poter continuare ad assistere tutti i pazienti senza distinzione di provenienza».
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