![]() | ![]() |

La Sicilia
Ed. del 28.09.2011 - pag. 4
Giovanni Ciancimino
Articolo letto 23 volte
Ha detto sì l'opposizione, astenuti l'Udc e tre deputati Pd. Mpa, Fii e Pd escono dall'aula. A Palazzo dei Normanni battaglia procedurale e politica
L'opposizione attacca: «La maggioranza ormai s'è disciolta»
PALERMO - L’Ars ha approvato la mozione di censura nei confronti dell’assessore alla Salute, Massimo Russò. La votazione è avvenuta per alzata e seduta, che non richiede verifica del numero legale: hanno detto sì i deputati di opposizione, si sono astenuti quelli dell’Udc e del Pd rimasti in Aula. Erano usciti la maggioranza dei parlamentari del Pd, il gruppo del Mpa ed i rappreentanti di Fli.
Ma come si è pervenuti al voto? Punto di partenza: la scorsa settimana il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, i capigruppo del Pd, Antonello Cracolici, e del Mpa, Francesco Musotto, hanno subito puntualizzato il senso politico della censura d Russo e che in effetti, se fosse stata approvata, si sarebbe trattato di sfiducia al governo. Ed avendo constatato che i malpancisti nei confronti dell’assessore Russo, d scrutinio segreto, avrebbero votato a favore della mozione, onde evitare sorprese, hanno deciso di uscire dall’Aula per fare mancare il numero legale. Ma all’Aventino avevano dato altra interpretazione: per prot(~sta nei confronti del presidente dell’Ars.
Francesco Cascio, per non avere accolto la pregiudiziale del Pd secondo la quale la mozione non si poteva discutere perché suonava sfiducia al governo e quindi occorreva ben altro strumento parlamentare. Sta di fatto che l’Aventino ha provocato il rinvio della seduta. Ieri si è partiti dal punto in cui ci si era lasciati. In Aula sono imasti i deputati di opposizione, quelli dell’Udc e inizialmente cinque poi ridotti a tre del Pd (Mattarella, Faraone e Ammatura). Ma la dissidenza nel Pd è molto più ampia di quelli che hanno <\vuto il coraggio di restare in Aula: in molti è prevalsa la disciplina di partito.
Lo conferma Roberto De Benedictis, che non è l’ultimo arrivato essendo il vice di Cracolici nel gruppo Pd: «La conduzione della sanità da parte di Russo ha avuto grandi meriti, ma ha perso credibilità sul punto cruciale: tenerne fuori la politica ed il clientelismo. Sono uscito dall’Aula contro l’ipocrisia del centrodestra e per rispetto del mio gruppo, nonostante una strategia parlamentare che non ho condiviso».
Ma anche Giovanni Barbagallo il giorno precedente aveva mosso serie critiche all’assessore Russo, pur dichiarando che sarebbe uscito dall’Aula per disciplina di partito. Sulla mozione ha relazionato il primo firmatario Giuseppe Limati (Pdl): «II teorema dell’assessore Massimo Russo secondo cui chi non condivide il suo pensiero è un mafioso, un sabotatore, un traditore è inquietante. Russo non è al di sopra della legge, io devo rendere conto a 16mila elettori che mi hanno votato e non ho il privilegio di essere stato nominato come Russo». Gli ha contestato i dati sul deficit della sanità che l’assessore attribuisce al su predecessore, Roberto Lagalla, del governo Cuffaro e al vecchio management. Subito dopo l’assessore Russo ha così spiegato il motivo della sua permanenza in Aula dando significato politico alla mozione: «Rimango per rispetto del Parlamento, ma non parteciperò al dibattito perché questa mozione di censura dà giudizi politici, Allora, se il tema è politico doveva essere presentata una mozione di sfiducia. Dunque, siamo qui come spettatori e non scappiamo come stupidamente ha scritto qualche giornale».
«La mozione di censura - secondo Russo che la scorsa settimana aveva depositato una memoria all’Ars - non può riguardare un giudizio politico, In Italia in questo momento altri devono rispondere di condotte etiche, come ci ricorda la Chiesa e la Cei».
Ed ora cosa succederà? Ne parliamo in altra parte del giornale, Giocano una parte importante le furba te, le contraddizioni, le smentite di se stessi. La misura della mediocrità della classe politica è evidente. C’è confusione e smarrimento. Si fa ricorso alla dialettica per dimostrare tutto ed il contrario. In questo i politici sono bravi. Purtroppo a spese delle lingua italiana che ne è la vera vittima.
Ma come si è pervenuti al voto? Punto di partenza: la scorsa settimana il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, i capigruppo del Pd, Antonello Cracolici, e del Mpa, Francesco Musotto, hanno subito puntualizzato il senso politico della censura d Russo e che in effetti, se fosse stata approvata, si sarebbe trattato di sfiducia al governo. Ed avendo constatato che i malpancisti nei confronti dell’assessore Russo, d scrutinio segreto, avrebbero votato a favore della mozione, onde evitare sorprese, hanno deciso di uscire dall’Aula per fare mancare il numero legale. Ma all’Aventino avevano dato altra interpretazione: per prot(~sta nei confronti del presidente dell’Ars.
Francesco Cascio, per non avere accolto la pregiudiziale del Pd secondo la quale la mozione non si poteva discutere perché suonava sfiducia al governo e quindi occorreva ben altro strumento parlamentare. Sta di fatto che l’Aventino ha provocato il rinvio della seduta. Ieri si è partiti dal punto in cui ci si era lasciati. In Aula sono imasti i deputati di opposizione, quelli dell’Udc e inizialmente cinque poi ridotti a tre del Pd (Mattarella, Faraone e Ammatura). Ma la dissidenza nel Pd è molto più ampia di quelli che hanno <\vuto il coraggio di restare in Aula: in molti è prevalsa la disciplina di partito.
Lo conferma Roberto De Benedictis, che non è l’ultimo arrivato essendo il vice di Cracolici nel gruppo Pd: «La conduzione della sanità da parte di Russo ha avuto grandi meriti, ma ha perso credibilità sul punto cruciale: tenerne fuori la politica ed il clientelismo. Sono uscito dall’Aula contro l’ipocrisia del centrodestra e per rispetto del mio gruppo, nonostante una strategia parlamentare che non ho condiviso».
Ma anche Giovanni Barbagallo il giorno precedente aveva mosso serie critiche all’assessore Russo, pur dichiarando che sarebbe uscito dall’Aula per disciplina di partito. Sulla mozione ha relazionato il primo firmatario Giuseppe Limati (Pdl): «II teorema dell’assessore Massimo Russo secondo cui chi non condivide il suo pensiero è un mafioso, un sabotatore, un traditore è inquietante. Russo non è al di sopra della legge, io devo rendere conto a 16mila elettori che mi hanno votato e non ho il privilegio di essere stato nominato come Russo». Gli ha contestato i dati sul deficit della sanità che l’assessore attribuisce al su predecessore, Roberto Lagalla, del governo Cuffaro e al vecchio management. Subito dopo l’assessore Russo ha così spiegato il motivo della sua permanenza in Aula dando significato politico alla mozione: «Rimango per rispetto del Parlamento, ma non parteciperò al dibattito perché questa mozione di censura dà giudizi politici, Allora, se il tema è politico doveva essere presentata una mozione di sfiducia. Dunque, siamo qui come spettatori e non scappiamo come stupidamente ha scritto qualche giornale».
«La mozione di censura - secondo Russo che la scorsa settimana aveva depositato una memoria all’Ars - non può riguardare un giudizio politico, In Italia in questo momento altri devono rispondere di condotte etiche, come ci ricorda la Chiesa e la Cei».
Ed ora cosa succederà? Ne parliamo in altra parte del giornale, Giocano una parte importante le furba te, le contraddizioni, le smentite di se stessi. La misura della mediocrità della classe politica è evidente. C’è confusione e smarrimento. Si fa ricorso alla dialettica per dimostrare tutto ed il contrario. In questo i politici sono bravi. Purtroppo a spese delle lingua italiana che ne è la vera vittima.
Nessun commento:
Posta un commento
imposta qui i tuoi commenti