CRONACA
03/08/2011 - SANITA', DRAMMA IN COLLINA
Ieri mattina nella casa di riposo
San Vincenzo. Bloccato
per un’ora, la vittima
aveva 82 anni
MARCO ACCOSSATO
TORINO
Settanta minuti. Per oltre un’ora Ermanno Barbero, 82 anni, è rimasto legato a una bombola di ossigeno, intrappolato nell’ascensore della casa di riposo San Vincenzo, sulla collina sopra viale Thovez. Colto probabilmente da infarto è stato soccorso all’alba dal 118 che lo ha caricato in barella per portarlo d’urgenza in ospedale. Ma l’ascensore su cui è entrata la barella si è bloccato, e per oltre un’ora non è stato possibile muoverlo di un centimetro, né verso l’alto, né verso il basso. E quando, alla fine, i vigili del fuoco sono riusciti a liberare l’anziano dalla trappola, per Ermanno Barbero non c’era più nulla da fare. Inutile tentare di rianimarlo: è morto prima di raggiungere l’ambulanza di Soccorso Avanzato giunta dal Cto.
L’inchiesta è aperta. Mancavano pochi minuti alle 5, quando è scattato l’allarme. Sarà l’autopsia, stamattina, a dire se Barbero è morto a causa dell’ascensore bloccato, o se le sue condizioni fossero talmente disperate che non sarebbe sopravvissuto ai soccorsi. Di certo, quell’incidente non doveva comunque capitare: i carabinieri di Barriera Piacenza hanno sequestrato le cartelle cliniche dell’uomo e messo sotto sequestro anche l’ascensore guasto. I militari del maresciallo Alessandro Sunseri hanno ascoltato i parenti del pensionato morto, l’amministratore della casa di riposo San Vincenzo, Paolo Garoglio, e nel pomeriggio sono tornati con i vigili del fuoco nella struttura sulla collina per una nuova ispezione disposta dal procuratore Raffaele Guariniello.
«Non sappiamo spiegarci come sia potuto accadere - dice Garoglio -: l’impianto era sottoposto regolarmente a manutenzione. L’unica cosa che posso garantire è che i soccorsi sono stati tempestivi, che non abbiamo perso un istante, e che l’uomo non è mai rimasto senza ossigeno». I parenti dell’anziano morto preferiscono per ora non dichiarare nulla, ma avrebbero riferito ai carabinieri che non era la prima volta che quell’ascensore si bloccava.
E’ stata un’infermiera a rendersi conto, a notte fonda, che Barbero, nella sua stanza al secondo piano, respirava a fatica. «La prassi - spiega l’amministratore della San Vincenzo - è di telefonare al 118 e avvertire contemporaneamente i familiari». Quando il figlio dell’anziano è arrivato nella casa di riposo, Barbero era ancora chiuso in ascensore insieme all’equipaggio dell’ambulanza e a una responsabile della casa di riposo che aveva accompagnato i soccorritori nella stanza dell’uomo.
Non risultano black-out, nel momento in cui l’ascensore s’è fermato. «C’era solo qualche problema con le linee telefoniche; infatti abbiamo faticato un po’ a comunicare con i soccorsi», ricorda il titolare della struttura da 110 letti convenzionati col Servizio sanitario, finita già nel mirino della procura per diversi casi di legionellosi.
I punti su cui fare chiarezza sono più d’uno, su questa tragedia. Compreso il fatto che «il meccanismo che consente di aprire le porte quando l’ascensore si blocca non ha funzionato finché la cabina non è stata fatta scendere a mano dai vigili del fuoco». Esaurita la piccola bombola in dotazione al 118, si è utilizzata un’altra bombola più grande, portata in fretta sul pianerottolo davanti all’ascensore, facendo calare un tubo fino alla cabina.
L’inchiesta è aperta. Mancavano pochi minuti alle 5, quando è scattato l’allarme. Sarà l’autopsia, stamattina, a dire se Barbero è morto a causa dell’ascensore bloccato, o se le sue condizioni fossero talmente disperate che non sarebbe sopravvissuto ai soccorsi. Di certo, quell’incidente non doveva comunque capitare: i carabinieri di Barriera Piacenza hanno sequestrato le cartelle cliniche dell’uomo e messo sotto sequestro anche l’ascensore guasto. I militari del maresciallo Alessandro Sunseri hanno ascoltato i parenti del pensionato morto, l’amministratore della casa di riposo San Vincenzo, Paolo Garoglio, e nel pomeriggio sono tornati con i vigili del fuoco nella struttura sulla collina per una nuova ispezione disposta dal procuratore Raffaele Guariniello.
«Non sappiamo spiegarci come sia potuto accadere - dice Garoglio -: l’impianto era sottoposto regolarmente a manutenzione. L’unica cosa che posso garantire è che i soccorsi sono stati tempestivi, che non abbiamo perso un istante, e che l’uomo non è mai rimasto senza ossigeno». I parenti dell’anziano morto preferiscono per ora non dichiarare nulla, ma avrebbero riferito ai carabinieri che non era la prima volta che quell’ascensore si bloccava.
E’ stata un’infermiera a rendersi conto, a notte fonda, che Barbero, nella sua stanza al secondo piano, respirava a fatica. «La prassi - spiega l’amministratore della San Vincenzo - è di telefonare al 118 e avvertire contemporaneamente i familiari». Quando il figlio dell’anziano è arrivato nella casa di riposo, Barbero era ancora chiuso in ascensore insieme all’equipaggio dell’ambulanza e a una responsabile della casa di riposo che aveva accompagnato i soccorritori nella stanza dell’uomo.
Non risultano black-out, nel momento in cui l’ascensore s’è fermato. «C’era solo qualche problema con le linee telefoniche; infatti abbiamo faticato un po’ a comunicare con i soccorsi», ricorda il titolare della struttura da 110 letti convenzionati col Servizio sanitario, finita già nel mirino della procura per diversi casi di legionellosi.
I punti su cui fare chiarezza sono più d’uno, su questa tragedia. Compreso il fatto che «il meccanismo che consente di aprire le porte quando l’ascensore si blocca non ha funzionato finché la cabina non è stata fatta scendere a mano dai vigili del fuoco». Esaurita la piccola bombola in dotazione al 118, si è utilizzata un’altra bombola più grande, portata in fretta sul pianerottolo davanti all’ascensore, facendo calare un tubo fino alla cabina.
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